Finalmente la paradossale vicenda della svendita dei palazzi di Ca' Foscari sta cominciando ad essere presente anche sulla stampa nazionale. E' di ieri l'uscita sull'"Espresso" di un articolo, AAA Ca' Foscari svendesi, di Gianfranco Turano, che ripercorre la storia della travagliata vicenda.
Di seguito il testo dell'articolo.
Un rettore contestato dagli studenti è
già un caso raro, oggi. Un rettore contestato dagli studenti e da
116 docenti è incredibile. Ma vero. Si
chiama Carlo Carraro e fino
al termine dell'anno accademico in corso regnerà sulle sorti di Ca'
Foscari, uno degli atenei più prestigiosi d'Italia, con sedi sparse
per il centro di Venezia.
Troppo sparse, secondo Carraro. E
inutilmente belle, come le cinquecentesche Ca' Bembo nel sestiere di
Dorsoduro o Ca' Cappello sul Canal Grande non lontano da campo San
Polo o come palazzo Cosulich alle Zattere, affacciato sul canale
della Giudecca di fronte all'ex Molino Stucky, oggi hotel Hilton.
Così Carraro sta completando la
cessione dei tre palazzi in cambio di uno dal nome altrettanto
altisonante ma molto più recente. La nuova sede sarà Ca' Sagredo un
edificio del 1957 che, più prosaicamente, a Venezia conoscono come
l'ex palazzina dell'Enel,
All'inizio, doveva essere una permuta.
Tre palazzi contro uno della stessa metratura complessiva. Ma la
Soprintendenza ha osservato che un bene di valore storico-artistico
può essere permutato solo con un bene di pregio maggiore. E non è
questo il caso. Se no, può essere venduto.
E allora vendiamo, hanno detto i
manager cafoscarini modificando leggermente il primo accordo. La
parola "permuta" è diventata "cessione" ma la
sostanza resta immutata: tre palazzi di grande pregio in cambio di
uno modesto più quattro soldi. La decisione ha scatenato un autunno
caldo di proteste culminato nei tafferugli del 15 novembre con
Carraro aggredito da uno studente o forse l'inverso.
Dopo la presuma aggressione Carraro ha
ricevuto la solidarietà di un vasto campione di vip lagunari tra i
quali Luca De Michelis, figlio di Cesare ed amministratore delegato
dell'editore Marsilio, e del presidente dell' Autorità portuale,
l'ex sindaco Paolo Costa. Ha poi incassato la lettera di
contestazione dei 116 docenti, ha scansato la reprimenda della
Soprintendenza e ha spiegato che avrebbe tirato dritto senza fornire
ulteriori particolari sulla trattativa. A nulla sono valse le
contestazioni di uno schieramento politico molto ampio, che va da
Italia Nostra al consigliere comunale Pdl Marta Locatelli che ha
ipotizzato per l'ex palazzina Enel un valore massimo di 15 milioni di
curo, meno della metà del cartellino del prezzo ufficiale.
Impermeabile al dissenso (articolo a
pagina 52 [vedi Guerra tra ermellini più sotto]), il Magnifico ha invocato la legge sulla privacy per una
transazione da 35 milioni di euro che dovrebbe comportare una
procedura di evidenza pubblica, magari un 'asta al miglior prezzo.
Ma no. Venezia è una città speciale
e fa sempre eccezione, si tratti di dighe mobili, grandi navi da
crociera nel bacino di San Marco o operazioni immobiliari gestite
nello spirito dei primi anni Duemila. Il partner dello scambio -
permuta o vendita che sia - rimane quello individuato fin
dall'inizio, a luglio del 2012, e l'affare dovrà essere concluso
entro marzo di quest'anno, come impone il verbale del luglio 2013. Ad
approvare l'accordo è stato il consiglio di amministrazione di Ca'
Foscari, un organo nominato dal Rettore che può contare su manager
come Domenico Siniscalco (oggi Morgan Stanley e Assogestioni, ieri
ministro berlusconiano dell'Economia) o Andrea Valmarana, rampollo di
un'antica famiglia vicentina nobilitata dal dogi della Serenissima
nell'elenco delle "Case fatte per soldo" e oggi con
incarichi nella 21 Investimenti di Alessandro Benetton, nella Save di
Enrico Marchi e nella finanziaria Est Capital di Gianfranco Mosserto.
Dall'altra parte del tavolo, non è
del tutto chiaro chi ci sia. Formalmente, la futura sede cafoscarina
è di proprietà di Risparmio Immobiliare Uno Energia, un fondo
chiuso quotato in Borsa con quote da 80 milioni di euro e un
portafoglio di dieci immobili comprati in parte dalle dismissioni
dell'Enel in tutta Italia. I sottoscrittori del fondo sono ignoti. La
gestione del portafoglio, sotto la vigilanza di Bankitalia, è
affidata a PensPlan lnvest, una sgr controllata in maggioranza dalla
regione Trentino Alto Adige e per il resto da banche locali.
Il punto chiave per il venditore è che
il patrimonio del fondo si è formato al prezzi massimi della bolla
immobiliare, tra il 2004 e il 2007 , con un ampio ricorso ai
finanziamenti bancari.
Risparmio Uno Energia è impiombato da
quasi 100 milioni di euro di ipoteche con Unicredit e la Sparkasse
bolzanina tanto che per vendere Ca' Sagredo, il fondo si è dovuto
impegnare a trasferire l'ipoteca sulla palazzina ad altri beni di sua
propietà.
Riuscito questo spostamento, il più è
fatto. L'amministrazione di Ca' Foscari deve solo aggiungere altri
7.6 milioni di euro fra spese di ristrutturazione (4,7 milioni),
trasloco ( 1,2 milioni) e tasse varie e il gioco è fatto.
La valutazione, infatti, è blindata
su entrambi i fronti. La stima di Ca' Sagredo (33,7 milioni) porta il
timbro dell'Agenzia delle Entrate che ha anche convalidato la perizia
sui tre palazzi di Ca' Foscari (35,2 milioni) firmata dal triestino
Paolo Rosato. Il risultato finale dice che un metro quadrato in
centro a Venezia vale poco più di 5 mila euro e non importa se
l'edificio è del 1957 o di quattro secoli prima con affaccio sul
Canal Grande. Misteri dell'estimo. Altrettanto misterioso è chi, al
di fuori di Ca' Foscari, potrebbe essere interessato a un palazzone
per uffici dopo anni che istituzioni e grandi aziende si sono
spostate dal centro di Venezia in terraferma.
Se non bastasse, gli studenti e i
professori, guidati dal decano Guglielmo Cinque, da Anna
Cardinaletti, da Riccardo Zipoli, da Filippo Maria Pontani, e
sostenuti da una raccolta di migliaia di firme internazionali online,
hanno argomento che l'ex sede dell'Enel è insufficiente ad ospitare
l'accentramento dalle tre sedi in via di cessione. Il loro timore è
che l'operazione immobiliare sia un favore reso a prezzo vile dalla
cultura accademica allo tsunami turistico che, di anno in anno, sta
stravolgendo la città.
Nella casistica recente si citano le
cessioni delle sedi universitarie di Ca' Nani Mocenigo, affittata per
un breve periodo da Brad Pitt e Angelina Jolie, e di Ca' Garzoni,
presa in considerazione da Madonna, Entrambe sono vuote per lunghi
periodi in attesa di essere noleggiate dai turisti di fascia più
alta.
Russi ed emiri sono il miraggio che
tiene in piedi una città che cerca disperatamente un'alternativa al
turismo low cost. Come fanno notare in università, Ca' Foscari
stessa sta lasciando ampio spazio a mostre di pittori russi, ad
ospitate di consoli kazaki e a gradite visite di ex first lady del
Cremlino come Svetlana Medvedeva. Per non parlare di Yuri Korablin
che si è comprato il Venezia calcio e vuole costruire stadio e
casino nuovi accanto all'aeroporto di Tessera.
Il sospetto è che i tre palazzi
dell'università vengano rapidamente rivenduti dal fondo per uscire
dall'impasse con le banche creditrici e messi a disposizione di nuove
iniziative turistiche. Per evitare questa possibilità, è stato
chiesto al sindaco Giorgio Orsoni e alla sua giunta di bloccare
eventuali cambi di destinazione di uso. Ma non è detto che basti.
Quanto ai rapporti troppo cordiali con
ex sovietici ed arabi, gli avversari di Carraro accusano la lobby
della Fondazione Enrico Mattei (Eni). Il rettore per primo è un
matteiano di lungo corso. Coordinatore del progetto sullo sviluppo
sostenibile, a fine novembre è stato spodestato dalla presidenza del
comitato scientifico a favore di Michel Camdessus, ex numero uno
della Banca di Francia e del Fmi.
Siniscalco, che per i suoi rapporti
con il mondo delle banche è considerato lo stratega del consiglio di
amministrazione cafoscarino, ha diretto a lungo la Fondazione
dell'Eni e, nel suo piccolo, anche Rosato, autore della perizia sugli
immobili dell'ateneo, ha pubblicato alcuni studi sullo sviluppo
sostenibile per la Fondazione.
Per sostenere la cessione, Carraro ha
invocato la riduzione di costi che garantirebbe la sede unica all'ex
Enel e le plusvalenze patrimoniali emergenti per 25 milioni di euro.
L'effetto combinato dei due fattori salverebbe i conti
dell'università lagunare per almeno un triennio.
Ma, a guardare i bilanci depositati
sul sito cafoscarino, non sembra tirare aria di crisi sull'ateneo
veneziano. Nell'ultimo esercizio disponibile l'università vanta un
patrimonio netto di 112 milioni di euro, proventi operativi in
crescita a quota 142 milioni e un utile di esercizio di 19 milioni
contro i 14 milioni del 201l. Cifre piuttosto lontane dall'aria di
"sul ponte sventola bandiera bianca" con cui il Magnifico
Carraro giustifica i saldi immobiliari di fine mandato.
Guerra tra ermellini
«Negli ultimi due anni questa è stata un'azienda padronale, non un'università. Credo inoltre che un rettore in scadenza dovrebbe limitarsi all'ordinaria amministrazione senza trattare operazioni immobiliari di questa portata». Guglielmo Cinque, il decano di Linguistica a Ca' Foscari, è uno dei docenti veneziani più critici non solo dell'operazione di vendita dei tre palazzi dell'università ma più in generale, sui sei anni di gestione del rettore Carlo Carraro. «La situazione è incresciosa», prosegue il professor Cinque.
«Sul negoziato è stata sparsa una cortina fumogena in nome della legge sulla privacy. Io chiederò comunque l'accesso agli atti del consiglio che non si è mai confrontato con il senato accademico per ottenere il parere consultivo previsto dalla legge».
Dopo che a fine dicembre il negoziato con il fondo Risparmio Immobiliare Uno Energia è andato in immersione rapida, le fonti dei docenti cafoscarini faticano a seguire le tracce dell'operazione. La norma sulla congruità del prezzo di cessione degli immobili pubblici, entrata in vigore all'inizio del 2014, avrebbe soltanto rallentato il negoziato che, per accordo tra le parti, deve essere portato a termine entro marzo. «Carraro», conclude Cinque, «ha minacciato denunce a me e ai miei colleghi per il danno recato all'università, qualora l'affare sfumasse».