mercoledì 25 aprile 2012

Lettera ad un amico comunista sul Movimento 5 Stelle


Caro Martino,
scrivo a te perché siamo amici e perché è un po' come scrivere a me stesso: in fondo abbiamo una storia comune, soprattutto siamo stati giovani nello stesso modo.
Ieri sera sono andato a Mirano, piccola cittadina (27000 abitanti circa) dell'entroterra veneziano, a sentire il comizio di Grillo per le prossime elezioni amministrative. Secondo me c'erano migliaia di persone, ma io so di non essere buon giudice - “La Nuova Venezia”, quotidiano locale del gruppo “Repubblica”, oggi scrive “più di 3000” - comunque erano tante e considera che prima di venire a Mirano, nello stesso pomeriggio, Grillo era stato a Marcon e dopo sarebbe andato a Mira (per capirci: Anzola Emilia, Sasso Marconi e Marzabotto, come distanze relative).
Grillo ha fatto il solito divertente comizio, devo dire in modo più moderato che in altre occasioni, forse perché vuole pescare in tutti e due i bacini elettorali (a Mirano c'è un sindaco di centrodestra eletto al secondo turno per 25 voti di differenza), ma la cosa interessante non è lui, bensì i candidati del Movimento 5 Stelle, che sono persone normali, per lo più giovani, che dicono cose giuste e condivisibili, tipo che non bisogna fare una nuova via di scorrimento nel territorio perché richiamerebbe altro traffico, oppure che bisogna recuperare dal degrado la villa veneta abbandonata di proprietà del Comune o che non ci si può permettere di pagare 100000 Euro il direttore artistico della locale stagione teatrale o che saranno candidati di proposta, cioè che sosterranno in Consiglio quelle proposte dei cittadini che riterranno giuste.
Non so se tutto questo sia di destra o di sinistra, Grillo dice che l'intelligenza non è né di destra, né di sinistra, sottintendendo, mi pare, che la distinzione fra le due categorie non abbia più senso, ma io su questo dissento, perché continuo a pensare che la differenza tra destra e sinistra esista eccome, basta pensare all'attuale governo, peraltro composto da persone intelligenti, a detta di molti: è il miglior governo di destra che l'Italia repubblicana abbia conosciuto e fa “cose di destra” con anche l'appoggio della sinistra, il che mi pare molto intelligente dal loro punto di vista, un po' meno per la sinistra che lo appoggia. Ma, appunto, intelligenza e collocazione politica sono indipendenti: un provvedimento politico intelligente non è detto che sia di sinistra, cioè a favore dell'uguaglianza tra i cittadini e, viceversa, si può essere di sinistra e fare cose orrendamente stupide.
A me questi candidati hanno dato un'impressione di grande democrazia, cioè di vera partecipazione e condivisione dal basso delle proposte di cui si facevano portatori, e questo mi pare l'esatto contrario di quello che viene ripetuto continuamente a proposito del Movimento 5 Stelle, in particolare da sinistra, cioè “antipolitica”, “demagogia”, “populismo” (leggo adesso su Twitter che il presidente Napolitano a Pesaro ha rilasciato dichiarazioni sull'antipolitica che sono sembrate allusioni a Grillo. “Il Giornale” già lo dice: Napolitano contro l'antipolitica di Grillo: "Non dare fiato ai demagoghi di turno";: vedremo domani cosa diranno gli altri quotidiani). Inoltre mi sembra che siano portatori di un modello di partecipazione politica, basato sul volontariato e sul desiderio di mettersi a disposizione della comunità, che mi pare altamente condivisibile. In rete si trovano i video delle presentazioni dei candidati nelle varie città, probabilmente fra un po' si troveranno anche quelli di Mirano. Io ho guardato quelli relativi alla presentazione dei candidati di Belluno e alcune persone, soprattutto le donne, mi hanno fatto un'impressione molto positiva (e di “sinistra” per usare le antiche categorie), altri un po' meno, come è normale che sia, ma tutti mi sono sembrati un po' ingenui, il che mi sembra un grande pregio in questi tempi, così intelligenti, - direi “tecnici”- , e cinici (tra l'altro Grillo ha risvegliato anche il più intelligente di tutti, il D'Alema: le critiche di D'Alema a Grillo sono il miglior viatico al successo elettorale del suo Movimento: quasi una garanzia).
Il grande pregio di Grillo e del Movimento 5 Stelle è che ha rimesso in gioco l'idea, ingenua ma necessaria alla vita, non solo alla politica, che esista il futuro e che sia possibile progettarlo insieme partendo dal proprio Comune, dalla propria vita di cittadini di un luogo, che è l'esatto opposto di tutto quello che si sente dire da molto tempo a questa parte. Negli ultimi tempi la politica ha giocato, sia a destra, sia a sinistra, con il passato e la paura. Non c'è bisogno che porti esempi per la destra che ha fatto della paura (dei comunisti, degli immigrati, dei diversi, ecc.) il proprio cavallo di battaglia, ma è soprattutto la sinistra che non è più in grado di progettare il futuro, malgrado le “narrazioni” di Vendola (mi è simpatico e mi pare meno peggio di molti altri, però quando parla fa sentire una dimensione retorica che è l'esatto contrario di quell'ingenuità che in questo momento mi pare un valore).
Del PD dobbiamo parlare? Il PD è la paura fatta partito, tant'è vero che sembra aver ritrovato una sorta di nuovo slancio nel sostenere il governo Monti che è nato, per l'appunto, sulla rappresentazione di se stesso come l'ultima possibilità per evitare il baratro: più che paura direi terrore!
Sto semplificando molto e me ne scuso, ma sono rimasto molto colpito da una dimensione politica in cui soprattutto dei giovani decidono di progettare di nuovo il futuro collettivamente: credo che sia quello che è mancato in tutti questi anni della Seconda Repubblica, in particolare negli ultimi, e soprattutto alla sinistra che, di fatto, quando si spingeva molto in là, rivendicava il, sacrosanto, ovviamente, stato sociale come una grande conquista novecentesca da non perdere.
In conclusione spero che il Movimento 5 Stelle abbia un buon successo e che addirittura riesca ad avere qualche sindaco, non perché mi aspetti chissà quali miracoli, ma perché voglio vedere in atto quello che finora è stato solo in potenza, e che questo possa anche risvegliare la sinistra dal letargo in cui giace ormai da troppo tempo.
Perché dico queste cose proprio a te? Perché spero che quelli della tua area, che ultimamente tentava anche me, invece di lanciare anatemi, provassero a capire e si regolassero di conseguenza, magari riflettendo sul fatto che il Partito Democratico, per il quale ho votato troppo spesso anch'io e del quale SEL a me sembra una specie di corrente esterna, è ormai a fine corsa a meno che non cambi completamente natura, cosa che mi sembra, purtroppo, un po' difficile, per non dire impossibile. Credo che, al di là dei contenuti, il modello di costruzione partecipata del programma e dell'iniziativa politica che sta elaborando il Movimento 5 Stelle in questo momento, sia un punto di non ritorno dal quale una qualsiasi forza politica di sinistra dovrebbe ripartire per ricominciare, finalmente, a progettare il futuro.
Ti ringrazio per l'attenzione.

giovedì 12 aprile 2012

La politica italiana su Twitter


Ho aggiunto un "gadget" alla pagina, cioè la possibilità di vedere in tempo reale le opinioni degli utenti di Twitter su un argomento che è la Lega, (adesso è stato cambiato e legge i tweet sul Movimento 5 Stelle, perché alcuni sondaggi lo danno in grande aumento) perché in questi giorni è al centro del dibattito politico italiano. Poi ho pensato che sarebbe stato utile averne diversi su una sola pagina, di questi giochini, per vedere cosa viene detto sui vari partiti e movimenti italiani, in modo da avere un'idea di come si orientano le opinioni di chi twitta sulle diverse forze politiche.
Il risultato è qui ed è ancora sperimentale. Spero che possa essere utile.

martedì 27 marzo 2012

A proposito di #NonVotoPiù


"La camorra gestisce migliaia e migliaia di voti. Più la gente si allontana dalla politica, più sente che sono tutti uguali e tutti incapaci[,] più noi riusciamo a comprare voti.” Così si esprime Maurizio Prestieri, boss pentito di Secondigliano, intervistato da Roberto Saviano su “La Repubblica” del 10/02/2011 (L'articolo integrale si può leggere sul sito di "Repubblica": La camorra nelle urne I boss padroni del voto. Il luogo comune che i politici siano tutti uguali, tutti dediti solamente ai propri interessi e non al bene comune, è molto diffuso, ma è, appunto, un luogo comune, per giunta, come afferma Prestieri, utile proprio a chi di mestiere fa il criminale, perché gli permette con più facilità di comprare i voti che servono per mandare nei centri di decisione politica i propri uomini.
Tirarsi indietro, lasciare perdere, non votarli (chi? Tutti: sono tutti uguali!) perché “tanto non serve a niente” è del tutto inutile: le elezioni non prevedono un quorum minimo di votanti. Se, per assurdo, la maggioranza dei votanti non si recasse alle urne, se gli astenuti fossero più dei votanti, addirittura molti di più, i risultati delle elezioni sarebbero comunque pienamente validi: i cittadini non votanti non avrebbero nessuno strumento legale per rendere nulle le elezioni, semplicemente ci sarebbe un parlamento eletto da una minoranza e, come afferma Prestieri, maggiormente a rischio di infiltrazioni da parte delle organizzazioni criminali.
Ma i boss della criminalità organizzata, in genere, hanno una mentalità utilitaristica e difficilmente si darebbero da fare per comprare cose inutili. Evidentemente i voti, per loro, sono utili, risultano essere un investimento: su cosa investono?
Investono sul potere. Cioè sulla possibilità che le decisioni che vengono prese in ambito politico siano a loro favorevoli o, perlomeno, non sfavorevoli: quando eleggiamo qualcuno questo parteciperà a scelte, agevolandole o contrastandole, che ci riguardano, o, meglio, che riguardano i cittadini che hanno eletto l'organo rappresentativo di cui farà parte. Potrebbe essere il consiglio comunale, oppure provinciale, oppure un ambito più ristretto come un quartiere, oppure molto più grande, come il parlamento nazionale o quello europeo. Però quell'organo rappresentativo poi, una volta formato, decide, e decide anche per chi non l'ha votato.
Siamo proprio sicuri che sia una buona idea che tutti questi centri di decisione si creino senza il nostro intervento, seppur minimo come appoggiare un partito o un candidato? Ci sarebbe una società migliore, più giusta, più equa, se queste scelte le lasciassimo ad una minoranza, magari a quella minoranza di persone per cui la politica sono solo affari e che non solo vota, ma si adopera perché anche altri votino secondo le sue indicazioni, minoranza a cui il tuo non voto fa molto comodo?
Perché fa comodo il tuo non voto? Semplice: non costituisce un ostacolo (non voti per loro, ma non voti neanche contro di loro), rafforza la posizione di chi si astiene, e quindi fa diminuire il prezzo dei voti. Se molti non votano l'abbondanza di votanti da comprare ne fa diminuire il costo. E' una semplice legge economica: se molte persone ripetono il luogo comune che il voto non conta nulla e se queste persone aumentano, anche grazie alla persuasione reciproca che si crea quando un luogo comune viene continuamente ripetuto, il bacino delle persone disposte a vendere il proprio suffragio aumenta, perlomeno in linea teorica. Se pensi veramente che il tuo voto non serva a nulla, e la tua convinzione è rafforzata dal fatto che tutti dicono così, per quale motivo non guadagnarci, vendendolo al miglior offerente? E' un ragionamento che molti possono aver fatto spontaneamente o dietro interessato suggerimento e la sostanza economica risultante è che maggiore è il numero di non votanti, minore è il costo di acquisto di un singolo voto: è la cosiddetta legge della domanda e dell'offerta applicata a quella pratica illegale, ma purtroppo diffusa, che è il mercato dei voti. Portando la cosa al paradosso e supponendo di voler vendere il proprio voto al miglior offerente, conviene che il maggior numero di persone votino, così il proprio voto varrà di più sul mercato (illegale) del voto.
Al di là dei paradossi e delle questioni economiche, il non voto è, quando va bene, completamente inutile, altrimenti dannoso per chi lo faccia pensando in questo modo di protestare contro un sistema che ritenga sbagliato: rafforza quelli che si vorrebbero combattere, a qualsiasi schieramento appartengano, che potrebbero essere combattuti solo facendo aumentare i voti dei loro avversari: le liste elettorali si possono anche creare, non solo votare.

venerdì 24 febbraio 2012

Monti, il PD e il linguaggio della "sinistra"

Sono trascorsi i primi cento giorni del governo Monti e “L'Unità” nella sua versione on line celebra l'evento con una pagina dal titolo Monti, 100 giorni tra limiti e opportunità «Rigore difficile, ma genera crescita»

Il centro della pagina è occupato dalla copertina di una “infografica” che è la sintesi di tutta l'infografica stessa, cioè l'andamento dello spread (che questa parola possa sparire dalla memoria umana!) in relazione a provvedimenti governativi e avvenimenti internazionali. Il fu organo del fu Partito Comunista Italiano che utilizza le categorie della finanza per valutare l'andamento del governo: la totale abdicazione della politica di fronte all'economia.
Il PD, che di una parte, almeno, della tradizione comunista è erede, sostiene il miglior governo che la destra abbia prodotto in tutta la storia della Repubblica, e questo non è neanche la cosa peggiore, e se ne potrebbe pure discutere l'opportunità: la cosa peggiore è l'aver abbandonato qualsiasi possibilità di pensare al di là delle categorie dell'economia e della finanza. Il maggior partito della sinistra usa lo stesso linguaggio e le stesse categorie del neoliberismo che ha provocato il disastro, anche economico, nel quale ci troviamo: c'è qualcosa che non va, credo.

sabato 11 febbraio 2012

La Grecia, il debito e la finanza "creativa"

L'otto febbraio, sulla "Repubblica" è uscito un articolo di Stefano Rodotà (Se le banche lanciano i bond della morte), che informava sull'emissione, da parte della Deutsche Bank, di un nuovo prodotto finanziario (DB Kompass Life 3) presto definito dai commentatori "bond morte". Così Rodotà riassumeva la questione:

Si individua negli Stati Uniti un gruppo di cinquecento persone tra i 72 e gli 85 anni, si raccolgono con il loro consenso le informazioni sulle condizioni di salute, e si propone di investire sulla durata delle loro vite. Più rapidi sono i decessi, maggiore è il guadagno dell'investitore, mentre il profitto della banca cresce con la sopravvivenza delle persone appartenenti al campione.

Mi rendo conto che è piuttosto difficile credere che tutto ciò esista veramente e quindi aggiungo altri due collegamenti ad articoli sullo stesso argomento:
GERMANIA: DEUTSCHE BANK PARTITA A SCACCHI CON LA MORTE!  è un articolo di Icebergfinanza, un blog di informazione finanziaria, in cui ci sono riferimenti anche ad altre notizie in proposito, sia in articoli dello stesso sito, sia sul "Corriere della Sera" in un pezzo del 2008. 
Ne parla anche l'"Avvenire", in Il bond sulla morte, ritratto della finanza in cui, giustamente, si punta soprattutto sugli aspetti etici della vicenda.
Insomma, incredibile ma, purtroppo, vero. Immagino che si possa cinicamente dire "E' la finanza, bellezza!" e che solo gli ingenui come me possano trovare qualcosa di strano e immorale in questa nuova (ormai neanche tanto) "opportunità per gli investitori", come immagino sia stata definita da qualche consulente finanziario che l'ha voluta vendere ad un proprio cliente.  Non riesco, però,  a non provare un'intensa rabbia, pensando che, in questo momento, la Grecia sta rischiando il collasso e noi in Italia siamo chiamati a sacrifici di grande portata, per salvare un sistema economico e finanziario che usa strumenti di questo tipo.
A questo proposito consiglio di vedere un documentario, Debtocracy, che è sulla crisi greca e su come la finanza stia strangolando questo paese (ed immagino anche il nostro) e poi, magari, ripensare a chi in questo momento sta guidando il nostro paese: io non ho tutta questa straordinaria fiducia in chi è stato consulente della Goldman Sachs, forse sarò fermo a categorie ormai antiquate, ma l'ultima persona che vorrei in questo momento alla guida del governo italiano è un esponente di una versione aggiornata del neoliberismo tatcheriano.

domenica 16 ottobre 2011

Gli indignati a Roma: la responsabilità delle violenze

Quando la situazione è difficile è necessario essere chiari ed evitare l'ipocrisia: la responsabilità politica e morale delle violenze che ci sono state a Roma sabato 15 ottobre durante la manifestazione degli indignati è, in primo luogo, di questo governo e secondariamente di questa opposizione balbettante ed equivoca.
Se si trasforma la democrazia, cioè l'unico modo che abbiamo saputo realizzare per evitare i cambiamenti violenti, in un mercato indegno dove vince sempre il più ricco, poi non ci si può stupire se qualcuno decide di rispolverare concetti e pratiche che sembravano ormai appartenere al passato.
Se una generazione deve assistere alla propria espulsione dal mercato del lavoro da una crisi che è stata creata dalle grandi istituzioni finanziarie e da un'economia fuori controllo che crea una sempre maggiore distanza tra poveri e ricchi, poi non ci si può stupire se qualcuno decide di trasformare la propria disperazione in rabbia violenta.
Se dobbiamo assistere troppo spesso al triste spettacolo di cittadini morti in circostanze poco chiare mentre erano in custodia presso le forze dell'ordine o che da esse vengono malmenati in maniera ingiustificata e tutto questo poi non porta mai alla punizione dei responsabili e, soprattutto, alla fine di questa barbarie, poi non ci si può stupire se un blindato viene dato alle fiamme e su di esso venga scritto “ACAB” (All Cops Are Bastards).
Non si può pensare di esasperare, con le proprie inadempienze politiche e morali, un intero popolo e poi pensare che questo non crei conseguenze anche violente: se solo a Roma la protesta ha avuto gli esiti che si sono visti, mentre nelle altre nazioni tutto si è svolto in maniera ordinata, è perché solo in Italia c'è questa democrazia malata che non dà ai propri cittadini la speranza del cambiamento attraverso le procedure pacifiche del voto e della rappresentanza parlamentare.
Poi ci sono le responsabilità individuali, dei manifestanti che hanno usato la violenza e di chi queste violenze avrebbe dovuto contenerle e, possibilmente, fare in modo che non ci fossero. Ho seguito per tutto il pomeriggio la diretta di Sky TG24 e l'inviata per un paio d'ore, e forse più, ha parlato di una piazza San Giovanni dove i manifestanti, sia quelli pacifici, sia quelli violenti, non avevano via d'uscita. Che io sappia, ma non sono un tecnico dell'ordine pubblico, chiudere tutte le possibilità di fuga ad un massa di manifestanti è il modo migliore per provocare incidenti, per l'impossibilità di defluire delle masse coinvolte. Inoltre chi si trova costretto in tale situazione ha l'ulteriore alibi all'esercizio della violenza dato dal non avere via di scampo: mi piacerebbe che, oltre ai manifestanti responsabili delle violenze, sul banco degli imputati ci fossero anche i responsabili dell'ordine pubblico, ma Lorsignori, naturalmente, hanno fatto solo il loro dovere, cioè hanno provocato quello che avrebbero dovuto evitare.
Io detesto la violenza e vorrei che fosse sempre evitata, ma detesto anche l'ipocrisia e la patente incapacità di una classe dirigente che ha la responsabilità morale e politica di questa situazione e non fa niente per togliere le cause che l'hanno provocata, anzi sembra volerne sempre aggiungere altre.

domenica 4 settembre 2011

I referendum contro la legge elettorale


E' in corso la raccolta delle firme per due referendum abrogativi della pessima legge elettorale in vigore. E' possibile firmare presso il proprio comune di residenza o ai banchetti del comitato promotore (http://comitato.referendumelettorale.org/). A questo indirizzo è possibile vedere una mappa che dà indicazioni pratiche, come orari e sedi, in proposito: http://comitato.referendumelettorale.org/?page_id=104. Io ho firmato e consiglio di farlo anche abbastanza in fretta perché la scadenza è la fine del mese di settembre.
L'attuale legge elettorale risale al 2005 ed è la manifestazione più pura di quella che, in questo periodo, viene chiamata “casta”. L'elemento che più esprime questo caratteristica è il fatto che si vota su lista bloccata. Cosa significa? Significa che l'elettore non può indicare la propria preferenza sul candidato ma può solo votare il partito. Sulla base dei suffragi ottenuti da esso andranno in parlamento i candidati in ordine di inserimento nella lista. In pratica le segreterie dei vari partiti decidono a priori, sulla base dei sondaggi svolti a ridosso delle elezioni, chi saranno i propri parlamentari: se i dirigenti del partito Libero furto in libero stato (ogni allusione è voluta :-)), in base alla propria forza elettorale, presumono di poter eleggere 10 deputati, mettono le dieci, dodici per sicurezza, persone di loro fiducia, cioè ladri notoriamente molto destri e fedeli al capo, e hanno la certezza che quelli saranno i loro rappresentanti in Parlamento. Poi, magari, nelle successive posizioni della lista, possono aggiungere personalità assolutamente specchiate e oneste, per fare un po' di propaganda, tanto questi non saranno mai eletti.
Appare ovvio che, in questo modo, il potere delle segreterie dei partiti, tutti senza distinzione tra maggioranza e opposizione, è il massimo possibile rispetto a quello dei cittadini e anche rispetto agli stessi deputati eletti, per i quali non è più neanche necessario arrivare all'esclusione dalle liste in caso di scarsa fedeltà, basta retrocederli di alcuni posti nella futura lista elettorale e non saranno più rieletti: è il trionfo della partitocrazia.
A parte il macroscopico scippo ai danni degli elettori, questa legge ha anche altri difetti, in particolare i meccanismi di attribuzione dei premi di maggioranza che sono diversi tra camera e senato e che possono rendere difficile la formazione di una maggioranza di governo, favorendone così l'instabilità.
Il suo principale estensore, il disonorevole Calderoli, l'ha definita una “porcata” in un'intervista data a Enrico Mentana. Grazie a Berlusfan, che l'ha messo su YouTube, possiamo vedere il momento in cui esprime l'ineffabile giudizio sulle sue capacità di legislatore:

Questo è un trafiletto della Stampa di Torino che dà conto dell'episodio: CALDEROLIA «MATRIX» «La mia legge elettorale e' unaporcata».
Quello che Calderoli non dice in quell'intervista, e che invece sottolineano i commentatori, per esempio Giannini, è che la legge fu fatta soprattutto per mettere in difficoltà il futuro governo di centrosinistra che si immaginava ci sarebbe stato (e che infatti ci fu), a causa del vistoso calo di consensi che il governo Berlusconi in carica aveva all'epoca. Per questi motivi questa legge è universalmente chiamata “Porcellum”.
I referendum abrogativi riporterebbero la situazione al momento precedente l'introduzione del Porcellum, cioè alla legge Mattarella, che era stata in vigore nelle precedenti elezioni politiche, dal 1994 al 2001. Non fu una legge esente da difetti, tant'è vero che aveva anch'essa un nomignolo, “Mattarellum”, perché introduceva una quota proporzionale che venne vista all'epoca come un tradimento delle speranze di chi voleva diminuire il potere della DC, partito di Mattarella, che prosperava all'interno del sistema proporzionale.
In ogni caso la legge precedente è sicuramente meglio di quella attuale e non è escluso che, sotto la spinta dei referendum, il parlamento ne possa scrivere una migliore (sono un inguaribile ottimista!).
Se volete diminuire il potere della partitocrazia, andate a firmare, per favore.