Questo post nasce da una interazione su Twitter a proposito dei risultati elettorali e della conferenza stampa di Bersani. Di fatto è per un solo lettore, speriamo che almeno lui lo legga :-)
Se fossi stato Bersani e avessi dovuto commentare i risultati dei ballottaggi avrei detto più o meno questo, magari sorridendo e non ringhiando come ha fatto lui durante la conferenza stampa:
"Cari cittadini, come vedete dal mio
grafico, abbiamo vinto in molti comuni, conquistandone anche parecchi
che non avevamo prima. Questo ci dà una grande responsabilità
perché ci rendiamo conto che nello sfarinamento del sistema dei
partiti della seconda repubblica noi sembriamo tenere. Detto questo,
però, non possiamo nasconderci dietro ad un dito.
La vittoria politica del Movimento 5
Stelle è un dato incontestabile e ci pone un serio problema di
rinnovamento sia del nostro programma, sia dei nostri dirigenti: è
evidente che se dei ragazzi alla prima esperienza politica riescono a
vincere in una città importante come Parma e a ottenere risultati
lusinghieri praticamente in tutti i comuni in cui si sono presentati,
questo non può essere sottovalutato.
Il mio ruolo di segretario, adesso,
sarà quello di traghettare il nostro partito verso il rinnovamento
che, naturalmente avverrà anche attraverso le primarie, alle quali
ovviamente non mi presenterò per permettere ad una nuova leva di
dirigenti di emergere senza l'ostacolo che io e gli altri del gruppo
dirigente storico del Pd forse rappresentiamo. Vorrei che questo
potesse avvenire anche nel paese, nelle sezioni periferiche perché
mi rendo conto che il rapporto che abbiamo con i cittadini si sta
sfilacciando e adesso è venuto il momento di ricucirlo. So che non sarà facile, ma non siamo certo qui a pettinare le bambole."
Ecco questo mi sarebbe sembrato un ottimo inizio e avrebbe pure fatto il botto e forse avrebbe anche oscurato la vittoria di quelli che nel tuo partito continuano a chiamare "grillini".
Con
le vittorie nei comuni di Parma, Comacchio e Mira il Movimento 5
Stelle ha raggiunto un ottimo risultato, forse addirittura al di là
delle aspettative. Finalmente si potranno vedere all'opera, nel
governo dei comuni conquistati, e si riuscirà a capire se sono una
bolla di sapone oppure un reale cambiamento come molti, me compreso,
sperano.
Per
molti, sempre me compreso, risulta un po' strano l'atteggiamento di
apparente trionfo dei dirigenti del PD che parlano di “vittorie
storiche”. Ecco il testo di una notizia Ansa che riprende le dichiarazioni del sito del PD sui ballottaggi: «Il
Pd e il centrosinistra ''hanno vinto ovunque''. Lo dice il
responsabile Enti Locali Pd Davide Zoggia che parla di ''vittoria
storica a Monza, a Como, oltre a Genova, Piacenza, Alessandria,
Lucca'' pur ammettendo il vantaggio di Pizzarotti a Parma dove ''il
centrodestra, dopo 15 anni di suo malgoverno ha appoggiato'' il
grillino.” »
Il grafico di Bersani; 95 sono i comuni in cui ha vinto il PD
Oppure
Stefano Di Traglia, responsabile Comunicazione: «Il Pd e il
centrosinistra hanno vinto le elezioni amministrative 2012. Se
avessimo vinto anche Parma, le avremmo stravinte. Ora prepariamoci a
farlo in Italia, che il lavoro da fare sarà lungo e difficile».
Bersani,
sventolando un grafico a barre con fare aggressivo, afferma che la
vittoria è stata del suo partito “senza se e senza ma” e così
il quadro delle dichiarazioni di trionfo è completo.
A
parte l'interessante, e rivelatrice, spia linguistica di quel
“vincere Parma”, invece di “vincere a Parma” che rivela
un'idea di appropriazione che fa venire un po' i brividi perché
manifesta una concezione della politica molto lontana dall'idea di
essere al servizio dei cittadini, sembra che la vittoria dei
“grillini”, come dicono sprezzantemente in quegli ambienti, non
ponga nessun problema di cambiamento generale per la politica e i
partiti, e in primo luogo per il PD.
E
questo problema è, a partire dalle elezioni amministrative dell'anno
scorso a Milano e a Napoli e dai referendum sempre del 2011, quello
della democrazia interna e del peso, nullo, che hanno le istanze dei
cittadini all'interno dei partiti, PD compreso: che possibilità
avrebbero avuto, i ragazzi del Movimento 5 Stelle se, invece di fare
le loro liste, si fossero presentati nelle sedi locali del PD e
avessero detto che avevano delle idee per le prossime elezioni
amministrative? Nessuna, zero, al massimo sarebbero stati usati per
portare voti.
Se i dirigenti del PD pensano veramente di avere vinto le elezioni e che questa sia la prova che non ci sia niente da cambiare, se si chiuderanno a riccio in una deriva burocratica e politicista, tutta alleanze con altri partiti e difesa dell'esistente, allora saranno destinati al tramonto: non c'è più Berlusconi, con il suo orrore, a fare loro da paradossale stampella. Se invece vogliono rimettersi
completamente in discussione e lasciare finalmente spazio ai cittadini e ad una
nuova classe dirigente e soprattutto ad un programma che non sia
l'ennesima riproposizione del neoliberismo che è anche la base di questo governo, allora il fatto
di non aver perso le elezioni amministrative del 2012 può essere una
buona base di partenza per arrivare alla terza repubblica, che, se ci sarà, sarà la
repubblica dei cittadini, non la repubblica dei partiti.
Intanto
auguri, soprattutto ai sindaci del Movimento 5 Stelle, perché, loro, forse,
sono l'inizio del cambiamento.
In qualsiasi comune in cui c'è un ballottaggio tra un candidato del Movimento 5 Stelle e un altro, di qualsiasi altro schieramento, io non avrei dubbi e voterei per il primo. Quindi voterei per Pizzarotti a Parma, per Fabbri a Comacchio, per Giacon a Budrio, per Maniero a Mira, per Afker a Garbagnate.
Questo perché, al di là del valore dei singoli candidati e degli schieramenti che li appoggiano, ritengo che un successo ampio del movimento di Beppe Grillo in questo momento possa avere effetti positivi su tutto il sistema politico italiano, in particolare sui partiti del centrosinistra, che languono da anni senza la capacità di rinnovarsi in maniera radicale e, soprattutto, avendo perso il contatto con coloro che dovrebbero rappresentare.
No, non ho paura del fatto che il centrodestra dia, più o meno velatamente, indicazioni di voto per i candidati del Movimento 5 Stelle (contenti loro!), né del fatto che questo movimento non sembra avere una particolare attenzione ad alcuni valori che sono tipici della tradizione della sinistra e che sono così ben rappresentati, in questi giorni, dalla trasmissione di Fazio e Saviano, Quello che (non) ho, su LA7. Non perché non ritenga questi valori importanti, anzi, proprio per il motivo contrario, proprio perché li ritengo straordinariamente importanti, sono stufo di vederli utilizzati come una bandiera ideologica per avere consenso (tecnicamente questa operazione si chiamerebbe “demagogia”: esattamente quello che stigmatizzano nel M5S) da chi li afferma in teoria e in pratica li calpesta o è talmente incapace (io sono ingenuo e quindi spero che sia soprattutto incapacità) da non riuscire mai a realizzarli.
La mia speranza è che un ampio successo del movimento costringa anche il centrosinistra ad un radicale rinnovamento e che si possa giudicare l'azione dei rappresentanti del Movimento 5 Stelle dal lavoro che riusciranno a fare, più o meno bene, dove riusciranno ad amministrare e non dalle sparate, più o meno infelici, del loro “portavoce”.
scrivo a te perché siamo amici e
perché è un po' come scrivere a me stesso: in fondo abbiamo una
storia comune, soprattutto siamo stati giovani nello stesso modo.
Ieri sera sono andato a Mirano, piccola
cittadina (27000 abitanti circa) dell'entroterra veneziano, a sentire
il comizio di Grillo per le prossime elezioni amministrative. Secondo
me c'erano migliaia di persone, ma io so di non essere buon giudice
- “La Nuova Venezia”, quotidiano locale del gruppo “Repubblica”,
oggi scrive “più di 3000” - comunque erano tante e considera che
prima di venire a Mirano, nello stesso pomeriggio, Grillo era stato a
Marcon e dopo sarebbe andato a Mira (per capirci: Anzola Emilia,
Sasso Marconi e Marzabotto, come distanze relative).
Grillo ha fatto il solito divertente
comizio, devo dire in modo più moderato che in altre occasioni,
forse perché vuole pescare in tutti e due i bacini elettorali (a
Mirano c'è un sindaco di centrodestra eletto al secondo turno per 25
voti di differenza), ma la cosa interessante non è lui, bensì i
candidati del Movimento 5 Stelle, che sono persone normali, per lo
più giovani, che dicono cose giuste e condivisibili, tipo che non
bisogna fare una nuova via di scorrimento nel territorio perché
richiamerebbe altro traffico, oppure che bisogna recuperare dal
degrado la villa veneta abbandonata di proprietà del Comune o che
non ci si può permettere di pagare 100000 Euro il direttore
artistico della locale stagione teatrale o che saranno candidati di
proposta, cioè che sosterranno in Consiglio quelle proposte dei
cittadini che riterranno giuste.
Non so se tutto questo sia di destra o
di sinistra, Grillo dice che l'intelligenza non è né di destra, né
di sinistra, sottintendendo, mi pare, che la distinzione fra le due
categorie non abbia più senso, ma io su questo dissento, perché
continuo a pensare che la differenza tra destra e sinistra esista
eccome, basta pensare all'attuale governo, peraltro composto da
persone intelligenti, a detta di molti: è il miglior governo di
destra che l'Italia repubblicana abbia conosciuto e fa “cose di
destra” con anche l'appoggio della sinistra, il che mi pare molto
intelligente dal loro punto di vista, un po' meno per la sinistra che
lo appoggia. Ma, appunto, intelligenza e collocazione politica sono
indipendenti: un provvedimento politico intelligente non è detto che
sia di sinistra, cioè a favore dell'uguaglianza tra i cittadini e,
viceversa, si può essere di sinistra e fare cose orrendamente
stupide.
A me questi candidati hanno dato
un'impressione di grande democrazia, cioè di vera partecipazione e
condivisione dal basso delle proposte di cui si facevano portatori, e
questo mi pare l'esatto contrario di quello che viene ripetuto
continuamente a proposito del Movimento 5 Stelle, in particolare da
sinistra, cioè “antipolitica”, “demagogia”, “populismo”
(leggo adesso su Twitter che il presidente Napolitano a Pesaro ha
rilasciato dichiarazioni sull'antipolitica che sono sembrate
allusioni a Grillo. “Il Giornale” già lo dice: Napolitano contro l'antipolitica di Grillo: "Non dare fiato ai demagoghi di turno";: vedremo domani cosa diranno gli altri quotidiani). Inoltre mi sembra che siano portatori di un modello di
partecipazione politica, basato sul volontariato e sul desiderio di
mettersi a disposizione della comunità, che mi pare altamente
condivisibile. In rete si trovano i video delle presentazioni dei
candidati nelle varie città, probabilmente fra un po' si troveranno
anche quelli di Mirano. Io ho guardato quelli relativi alla
presentazione dei candidati di Belluno e alcune persone, soprattutto
le donne, mi hanno fatto un'impressione molto positiva (e di
“sinistra” per usare le antiche categorie), altri un po' meno,
come è normale che sia, ma tutti mi sono sembrati un po' ingenui, il
che mi sembra un grande pregio in questi tempi, così intelligenti,
- direi “tecnici”- , e cinici (tra l'altro Grillo ha risvegliato
anche il più intelligente di tutti, il D'Alema: le critiche di D'Alema a Grillo sono il miglior viatico al successo elettorale del
suo Movimento: quasi una garanzia).
Il grande pregio di Grillo e del
Movimento 5 Stelle è che ha rimesso in gioco l'idea, ingenua ma
necessaria alla vita, non solo alla politica, che esista il futuro e
che sia possibile progettarlo insieme partendo dal proprio Comune,
dalla propria vita di cittadini di un luogo, che è l'esatto opposto
di tutto quello che si sente dire da molto tempo a questa parte.
Negli ultimi tempi la politica ha giocato, sia a destra, sia a
sinistra, con il passato e la paura. Non c'è bisogno che porti
esempi per la destra che ha fatto della paura (dei comunisti, degli
immigrati, dei diversi, ecc.) il proprio cavallo di battaglia, ma è
soprattutto la sinistra che non è più in grado di progettare il
futuro, malgrado le “narrazioni” di Vendola (mi è simpatico e mi
pare meno peggio di molti altri, però quando parla fa sentire una
dimensione retorica che è l'esatto contrario di quell'ingenuità che
in questo momento mi pare un valore).
Del PD dobbiamo parlare? Il PD
è la paura fatta partito, tant'è vero che sembra aver ritrovato una
sorta di nuovo slancio nel sostenere il governo Monti che è nato,
per l'appunto, sulla rappresentazione di se stesso come l'ultima
possibilità per evitare il baratro: più che paura direi terrore!
Sto semplificando molto e me ne scuso,
ma sono rimasto molto colpito da una dimensione politica in cui
soprattutto dei giovani decidono di progettare di nuovo il futuro
collettivamente: credo che sia quello che è mancato in tutti questi
anni della Seconda Repubblica, in particolare negli ultimi, e
soprattutto alla sinistra che, di fatto, quando si spingeva molto in
là, rivendicava il, sacrosanto, ovviamente, stato sociale come una
grande conquista novecentesca da non perdere.
In conclusione spero che il Movimento 5
Stelle abbia un buon successo e che addirittura riesca ad avere
qualche sindaco, non perché mi aspetti chissà quali miracoli, ma
perché voglio vedere in atto quello che finora è stato solo in
potenza, e che questo possa anche risvegliare la sinistra dal letargo
in cui giace ormai da troppo tempo.
Perché dico queste cose proprio a te?
Perché spero che quelli della tua area, che ultimamente tentava
anche me, invece di lanciare anatemi, provassero a capire e si
regolassero di conseguenza, magari riflettendo sul fatto che il
Partito Democratico, per il quale ho votato troppo spesso anch'io e
del quale SEL a me sembra una specie di corrente esterna, è ormai a
fine corsa a meno che non cambi completamente natura, cosa che mi
sembra, purtroppo, un po' difficile, per non dire impossibile. Credo
che, al di là dei contenuti, il modello di costruzione partecipata
del programma e dell'iniziativa politica che sta elaborando il
Movimento 5 Stelle in questo momento, sia un punto di non ritorno dal
quale una qualsiasi forza politica di sinistra dovrebbe ripartire per
ricominciare, finalmente, a progettare il futuro.
Ho aggiunto un "gadget" alla pagina, cioè la possibilità di vedere in tempo reale le opinioni degli utenti di Twitter su un argomento che è la Lega, (adesso è stato cambiato e legge i tweet sul Movimento 5 Stelle, perché alcuni sondaggi lo danno in grande aumento) perché in questi giorni è al centro del dibattito politico italiano. Poi ho pensato che sarebbe stato utile averne diversi su una sola pagina, di questi giochini, per vedere cosa viene detto sui vari partiti e movimenti italiani, in modo da avere un'idea di come si orientano le opinioni di chi twitta sulle diverse forze politiche. Il risultato è qui ed è ancora sperimentale. Spero che possa essere utile.
"La
camorra gestisce migliaia e migliaia di voti. Più la gente si
allontana dalla politica, più sente che sono tutti uguali e tutti
incapaci[,] più noi riusciamo a comprare voti.” Così si esprime
Maurizio Prestieri,
boss pentito di Secondigliano, intervistato da Roberto Saviano su “La
Repubblica” del 10/02/2011 (L'articolo
integrale si può leggere sul sito di "Repubblica":
La camorra nelle urne I boss padroni del voto.
Il luogo comune che i politici siano tutti uguali, tutti dediti
solamente ai propri interessi e non al bene comune, è molto diffuso,
ma è, appunto, un luogo comune, per giunta, come afferma Prestieri,
utile proprio a chi di mestiere fa il criminale, perché gli permette
con più facilità di comprare i voti che servono per mandare nei
centri di decisione politica i propri uomini.
Tirarsi
indietro, lasciare perdere, non votarli (chi? Tutti: sono tutti
uguali!) perché “tanto non serve a niente” è del tutto inutile:
le elezioni non prevedono un quorum minimo di votanti. Se, per
assurdo, la maggioranza dei votanti non si recasse alle urne, se gli
astenuti fossero più dei votanti, addirittura molti di più, i
risultati delle elezioni sarebbero comunque pienamente validi: i
cittadini non votanti non avrebbero nessuno strumento legale per
rendere nulle le elezioni, semplicemente ci sarebbe un parlamento
eletto da una minoranza e, come afferma Prestieri, maggiormente a
rischio di infiltrazioni da parte delle organizzazioni criminali.
Ma
i boss della criminalità organizzata, in genere, hanno una mentalità
utilitaristica e difficilmente si darebbero da fare per comprare cose
inutili. Evidentemente i voti, per loro, sono utili, risultano essere
un investimento: su cosa investono?
Investono
sul potere. Cioè sulla possibilità che le decisioni che vengono
prese in ambito politico siano a loro favorevoli o, perlomeno, non
sfavorevoli: quando eleggiamo qualcuno questo parteciperà a scelte,
agevolandole o contrastandole, che ci riguardano, o, meglio, che
riguardano i cittadini che hanno eletto l'organo rappresentativo di
cui farà parte. Potrebbe essere il consiglio comunale, oppure
provinciale, oppure un ambito più ristretto come un quartiere,
oppure molto più grande, come il parlamento nazionale o quello
europeo. Però quell'organo rappresentativo poi, una volta formato, decide, e decide anche per chi non l'ha
votato.
Siamo
proprio sicuri che sia una buona idea che tutti questi centri di
decisione si creino senza il nostro intervento, seppur minimo come
appoggiare un partito o un candidato? Ci sarebbe una società
migliore, più giusta, più equa, se queste scelte le lasciassimo ad
una minoranza, magari a quella minoranza di persone per cui la
politica sono solo affari e che non solo vota, ma si adopera perché
anche altri votino secondo le sue indicazioni, minoranza a cui il tuo
non voto fa molto comodo?
Perché
fa comodo il tuo non voto? Semplice: non costituisce un ostacolo (non
voti per loro, ma non voti neanche contro di loro),
rafforza la posizione di chi si astiene, e quindi fa diminuire il
prezzo dei voti. Se molti non votano l'abbondanza di votanti da
comprare ne fa diminuire il costo. E' una semplice legge economica:
se molte persone ripetono il luogo comune che il voto non conta nulla
e se queste persone aumentano, anche grazie alla persuasione
reciproca che si crea quando un luogo comune viene continuamente
ripetuto, il bacino delle persone disposte a vendere il proprio
suffragio aumenta, perlomeno in linea teorica. Se pensi veramente che
il tuo voto non serva a nulla, e la tua convinzione è rafforzata dal
fatto che tutti dicono così, per quale motivo non guadagnarci,
vendendolo al miglior offerente? E' un ragionamento che molti possono
aver fatto spontaneamente o dietro interessato suggerimento e la
sostanza economica risultante è che maggiore è il numero di non
votanti, minore è il costo di acquisto di un singolo voto: è la
cosiddetta legge della domanda e dell'offerta applicata a quella
pratica illegale, ma purtroppo diffusa, che è il mercato dei voti.
Portando la cosa al paradosso e supponendo di voler vendere il
proprio voto al miglior offerente, conviene che il maggior numero di
persone votino, così il proprio voto varrà di più sul mercato
(illegale) del voto.
Al
di là dei paradossi e delle questioni economiche, il non voto è,
quando va bene, completamente inutile, altrimenti dannoso per chi lo
faccia pensando in questo modo di protestare contro un sistema che
ritenga sbagliato: rafforza quelli che si vorrebbero combattere, a
qualsiasi schieramento appartengano, che potrebbero essere combattuti
solo facendo aumentare i voti dei loro avversari: le liste elettorali si possono anche creare, non solo votare.
Il centro
della pagina è occupato dalla copertina di una “infografica” che
è la sintesi di tutta l'infografica stessa, cioè l'andamento dello
spread (che questa parola possa sparire dalla memoria umana!)
in relazione a provvedimenti governativi e avvenimenti
internazionali. Il fu organo del fu Partito Comunista
Italiano che utilizza le categorie della finanza per valutare
l'andamento del governo: la totale abdicazione della politica di
fronte all'economia.
Il PD, che di una parte, almeno, della
tradizione comunista è erede, sostiene il miglior governo che la
destra abbia prodotto in tutta la storia della Repubblica, e questo
non è neanche la cosa peggiore, e se ne potrebbe pure discutere
l'opportunità: la cosa peggiore è l'aver abbandonato qualsiasi
possibilità di pensare al di là delle categorie dell'economia e
della finanza. Il maggior partito della sinistra usa lo stesso
linguaggio e le stesse categorie del neoliberismo che ha provocato il
disastro, anche economico, nel quale ci troviamo: c'è qualcosa che
non va, credo.
L'otto febbraio, sulla "Repubblica" è uscito un articolo di Stefano Rodotà (Se le banche lanciano i bond della morte), che informava sull'emissione, da parte della Deutsche Bank, di un nuovo prodotto finanziario (DB Kompass Life 3) presto definito dai commentatori "bond morte". Così Rodotà riassumeva la questione:
Si individua negli Stati Uniti un gruppo di cinquecento persone tra i
72 e gli 85 anni, si raccolgono con il loro consenso le informazioni
sulle condizioni di salute, e si propone di investire sulla durata
delle loro vite. Più rapidi sono i decessi, maggiore è il guadagno
dell'investitore, mentre il profitto della banca cresce con la
sopravvivenza delle persone appartenenti al campione.
Mi rendo conto che è piuttosto difficile credere che tutto ciò esista veramente e quindi aggiungo altri due collegamenti ad articoli sullo stesso argomento:
GERMANIA: DEUTSCHE BANK PARTITA A SCACCHI CON LA MORTE!èun articolo di Icebergfinanza, un blog di informazione finanziaria, in cui ci sono riferimenti anche ad altre notizie in proposito, sia in articoli dello stesso sito, sia sul "Corriere della Sera" in un pezzo del 2008.
Insomma, incredibile ma, purtroppo, vero. Immagino che si possa cinicamente dire "E' la finanza, bellezza!" e che solo gli ingenui come me possano trovare qualcosa di strano e immorale in questa nuova (ormai neanche tanto) "opportunità per gli investitori", come immagino sia stata definita da qualche consulente finanziario che l'ha voluta vendere ad un proprio cliente. Non riesco, però, a non provare un'intensa rabbia, pensando che, in questo momento, la Grecia sta rischiando il collasso e noi in Italia siamo chiamati a sacrifici di grande portata, per salvare un sistema economico e finanziario che usa strumenti di questo tipo.
A questo proposito consiglio di vedere un documentario, Debtocracy, che è sulla crisi greca e su come la finanza stia strangolando questo paese (ed immagino anche il nostro) e poi, magari, ripensare a chi in questo momento sta guidando il nostro paese: io non ho tutta questa straordinaria fiducia in chi è stato consulente della Goldman Sachs, forse sarò fermo a categorie ormai antiquate, ma l'ultima persona che vorrei in questo momento alla guida del governo italiano è un esponente di una versione aggiornata del neoliberismo tatcheriano.