La questione della
#svendita degli #invendibili (
Per firmare la petizione clicca qui) cioè i palazzi di Ca' Foscari, non ha solo un contenuto economico, materiale e organizzativo, ma si innesta sul processo di verticalizzazione che sta attraversando tutta la società italiana: i cittadini vengono sempre più relegati ai margini delle scelte e gli organi esecutivi, come il Consiglio di amministrazione di Ca' Foscari, per esempio, tendono a decidere cercando di eliminare il più possibile il dibattito democratico che viene sentito solo come un fastidioso ostacolo. Che peccato che esistano i cittadini dissenzienti, quelli che non sono d'accordo e che si appellano a quelle cose fumose che sono i valori, la democrazia, il dibattito: tutte belle parole con le quali non si mangia e non si fanno affari.
L'ultimo colpo del Rettore Carraro è stato quello di spostare tutti gli interventi a proposito del suo grande affare, che erano prima sul suo blog pubblico e quindi visibili a tutti, nell'area riservata di Ateneo.
Il piano, veramente goffo e sgradevole, sarebbe quello di nascondere ai cittadini le moltissime voci critiche rispetto al suo operato che ci sono all'interno dell'Ateneo. La cosa è massimamente fastidiosa perché la vicenda della svendita ha già ampiamente travalicato i confini dell'Università e coinvolto i cittadini di Venezia, tanto da avere anche provocato un pronunciamento del Consiglio Comunale: come cittadino veneziano mi sento offeso da questo tentativo di sottrarre ai semplici cittadini come me, notizie e opinioni a proposito del futuro della nostra città, perché i palazzi di Ca' Foscari non sono un bene privato gestito da un Consiglio di amministrazione, perlomeno non lo sono ancora e così noi vorremmo che restassero.
Per questo motivo ho copiato tutto il dibattito che si è avuto finora e l'ho riportato qui in modo che continui ad essere pubblico.
Si prega di segnalare nei commenti eventuali omissioni ed errori, provvederò al più presto alla loro correzione.
Carlo
Carraro
17 novembre
Cari Colleghi, Gentili
Studenti,
nei giorni scorsi sono apparsi sulla stampa alcuni
articoli relativi all’operazione di completamento del Campus
Linguistico – Umanistico che abbiamo avviato circa due anni fa. Ciò
ha indotto vari colleghi a scrivermi per avere chiarimenti. Richieste
di chiarimento mi sono arrivate anche da alcuni studenti e dal
personale. Mi perdonerete quindi questo lungo messaggio che vuole
fare chiarezza e fornire alcuni dati oggettivi. Poi ciascuno valuterà
secondo le proprie visioni e sensibilità, ma almeno potrà farlo con
le informazioni corrette.
Il completamento del campus
Linguistico-Umanistico nell’area di Santa Margherita consentirà di
razionalizzare le sedi, trasferendo in una unica struttura i due
dipartimenti mancanti (i due di area umanistica sono già stati
trasferiti) e le relative biblioteche. Attualmente i due dipartimenti
di area linguistica sono in 5 sedi diverse con conseguenti disagi per
studenti, docenti e personale. Non e’ una buona università quella
con i dipartimenti spaccati in due o tre pezzi, con colleghi che
quindi interagiscono poco e non hanno tutto il materiale
bibliotecario a disposizione. Con l’acquisto della seconda parte
del palazzo ex ENEL (la prima parte del palazzo fu acquisita
dall’Ateneo alcuni anni fa) sarà possibile avere un unico plesso
universitario per l’ area umanistico-linguistica, un’unica
biblioteca a scaffale aperto, aule e studi per assegnisti e
dottorandi. Esiste anche un passaggio interno che collega questi due
edifici dal momento che in origine erano appunto un’unica struttura
occupata dagli uffici dell’ENEL.
Questa operazione è di
fatto l'ultimo e naturale atto della riunificazione delle sedi
avviata dalla precedente amministrazione universitaria, quando tutti
i dipartimenti dell'allora facoltà di lettere si sono riunificati
nel complesso di Santa Margherita. Ora completiamo l’operazione
portando nel complesso di Malcanton Marcora’ anche i Dipartimenti
di area linguistica.
E’ stata messa in discussione la
congruità del prezzo di cessione dei tre nostri immobili (Ca’
Cappello, Ca’ Bembo e Palazzo Cosulich) e del prezzo di acquisto
del palazzo ex ENEL (chiamiamolo Malcanton Marcora’ 2 per maggior
precisione). Su questo aspetto ovviamente siamo stati estremamente
cauti e abbiamo fatto molteplici verifiche. Gli edifici, sia quelli
da cedere che quello da acquistare, sono stati valutati dall’Agenzia
del Territorio che ha stabilito il più probabile prezzo di mercato e
a quelle valutazioni ci siamo attenuti. Un ente pubblico non può
fare altrimenti. I prezzi sono stati stabiliti dall’Agenzia del
Territorio tenendo conto dello stato di conservazione dei medesimi.
Va sottolineato che Malcanton Marcora’ 2 e’ praticamente pronto
ad essere usato per uffici, piccole aule, biblioteca, mentre gli
edifici dell’Ateneo richiedono costi importanti necessari per la
conservazione e per la messa a norma. Costi che, senza la vendita,
sarebbero dovuti essere sostenuti dall’Ateneo.
Sono stati
sollevati dubbi sull’ente che vende Malcanton Marcora’ 2 (e
acquista i nostri tre immobili). Si tratta di un fondo immobiliare
controllato al 65% da una società’ di proprietà della Regione
Trentino Alto Adige, che si occupa di Previdenza. Gli altri soci sono
banche o assicurazioni. Quindi investitori istituzionali con la quota
di controllo di un ente pubblico. È stata una negoziazione lunga e
difficile, durata due anni, proprio perché abbiamo cercato di
ottenere le migliori condizioni possibili per l’Ateneo.
Ho
sentito anche dire che l'operazione sarebbe stata condotta in modo
poco trasparente, ma non è così: tutti coloro che hanno
responsabilità gestionali sono sempre stati informati, dai direttori
di dipartimento, ai prorettori, al consiglio di amministrazione.
L’operazione era inserita da anni nel progetto di creazione di un
unico Campus Umanistico-Linguistico, e faceva già parte del Piano
Strategico approvato da Senato Accademico e CdA nel 2010, che infatti
recita “Obiettivo del piano è completare anche il Campus di Santa
Margherita con delle acquisizioni che permettano l’insediamento dei
Dipartimenti di lingue straniere e la creazione di una unica
biblioteca di area linguistica.”
Il progetto e’ nel piano
triennale degli investimenti autorizzato dal Ministero dell'Economia,
relativamente al rispetto dei saldi strutturali di finanza pubblica.
Le spese di funzionalizzazione sono nel piano pluriennale dei lavori
pubblici, che è disponibile in area pubblica sul sito web
dell’Ateneo e le relative risorse finanziarie sono nei bilanci
degli ultimi due anni approvati da tutti gli organi di Ateneo (Senato
Accademico e Consiglio di Amministrazione). L'intero progetto e’
sempre stato approvato dal CdA all’unanimità, col voto favorevole
anche della componente studentesca.
La Soprintendenza ha
concesso per ciascuno dei nostri palazzi l'autorizzazione alla
vendita, fissando i requisiti che l'acquirente dovrà rispettare, sia
in termini di conservazione che in termini di uso.
I verbali
delle delibere sono sempre stati messi in rete e sono visibili a
tutti. Nell’ultima settimana abbiamo temporaneamente tolto il
verbale del Cda di luglio 2013 solo perché il notaio ci aveva
chiesto delle precisazioni formali e questo richiedeva una piccola
modifica del verbale che e’ stata approvata nel Cda di venerdì
all’unanimità. Non vi è nessun legame con gli articoli sui
giornali o con le richieste di chiarimento dei colleghi.
Gli
spazi che avremo a disposizione sono più ampi e migliori di quelli
che lasciamo. Avremo maggiori spazi utili - circa 600mq in più - che
entreranno nella disponibilità di Ca' Foscari. La superficie utile
calpestabile dei palazzi che saranno ceduti e’ di 5291,08. Mentre
quella del palazzo che sara’ acquistato e’ di 5927,88. Ma si
tratta di spazi ben diversi: molto più funzionali, senza sprechi e
adatti ad una universita’ quelli di Malcanton Marcora’ 2, che
potranno quindi ospitare anche i colleghi che si trovano ora a
Palazzo Vendramin, edificio che Ca’ Foscari ha in affitto e a cui
potremo rinunciare, risparmiando 350 mila euro. E ci rimane la sede
di Ca’ Bernardo per nuove iniziative.
Anche per la
biblioteca la superficie disponibile sara’ superiore di quella oggi
disponibile. L'unificazione delle attuali biblioteche dei
dipartimenti di area linguista (oggi distribuite in 5 sedi)
consentirà di offrire un servizio moderno e più efficiente: si
passerà dalle attuali 45 ore settimanali su 5 gg a settimana delle 5
piccole biblioteche alle 116 ore su 7 giorni già erogate dalla Baum.
La nuova grande biblioteca di area linguistico-umanistica offrirà un
patrimonio librario e documentale unificato completamente a scaffale
aperto, come già in Baum, mentre al momento solo una piccola
percentuale di libri è in libera consultazione. Il vantaggio sarà
per tutta la comunità scientifica, perché l'intervento favorirà la
consultazione e lo studio interdisciplinare. Tutto il personale avrà
maggiori occasioni di incontro e condivisione perché la logica del
campus consentirà maggiori interazioni e collaborazioni.
Questa
operazione garantirà anche risparmi importanti per l’Ateneo.
Riduzione di spese di manutenzione e dei costi d’utenza delle
attuali tre sedi per un ammontare di circa 700mila euro annui,
abbattimento dei tempi di spostamento da una sede all’altra, anche
in un’ottica di sostenibilità e la conclusione del contratto di
affitto di Palazzo Vendramin. Saranno anche evitati gli importati
costi di manutenzione e di messa a norma di Ca’ Bembo, oramai
inevitabili e non rinviabili. Si tratta di un grande beneficio
economico per Ca’ Foscari, oltre che di un beneficio funzionale. Il
risparmio e’ di circa un milione all’anno di spese di
funzionamento e di circa 5 milioni complessivi di spese di
manutenzione. Tutte risorse che potranno essere destinate ad assegni
di ricerca o borse di studio.
Non va dimenticato che il
completamento del Campus Linguistico-Umanistico si inserisce in un
ampio piano di sviluppo e riorganizzazione degli spazi di Ca’
Foscari. Negli ultimi due anni ne ho parlato in varie sedi, tra cui
la recente inaugurazione dell’anno accademico. Ma soprattutto gli
interventi fanno parte del piano triennale degli investimenti che
riassumo brevemente: Ca' Foscari ha stanziato interventi per un
ammontare di oltre 100milioni di euro per lavori edilizi che l'ateneo
realizzerà fra Venezia e Mestre. Delle nuove opere fanno parte la
funzionalizzazione del nuovo Campus linguistico-umanistico di Santa
Margherita, il recupero degli spazi di Rio Nuovo trasformati in nuove
aule, la manutenzione della sede della Celestia, il raddoppio del
campus di San Giobbe.
A queste si aggiungono gli interventi
già confermati: l’adeguamento della sede di San Sebastiano, le
opere per le residenze universitarie di Ca’ Foscari a San Giobbe,
Santa Marta e Via Torino per una spesa complessiva di 78milioni di
euro e un totale di mille posti letto. Fanno parte del Piano
triennale anche la realizzazione dell’edificio “E”, a
completamento del campus di via Torino (spesa prevista: 8,5milioni di
euro) e, quando possibile, il recupero di una Tesa dell’Arsenale di
Venezia dove saranno allocate le attività didattiche e di ricerca
legate alle Scienze del Mare.
Infine, si dice che con questa
operazione Ca’ Foscari non ha a cuore il futuro della città
abbandonata ad una monocultura turistica. Ma Ca’ Foscari, anche per
la città sta lavorando e contro quella monocultura sta combattendo.
Non si possono dimenticare le tante partnership che Ca' Foscari ha
allacciato con le istituzioni per mettere a disposizione dei
cittadini un'offerta culturale completamente gratuita e di qualità,
da Art Night alla Notte dei ricercatori, dalla stagione teatrale ai
festival di cinema e letteratura, dalla musica alle mostre. O la
creazione del Distretto veneziano della Ricerca che favorisce la
crescita di una nuova economia diversa da quella centrata sul
turismo. O soprattutto il piano delle residenze universitarie, che
porterà nuovi residenti in città e rivitalizzerà aree urbane
marginalizzate dai flussi turistici. Portando cultura e allo stesso
tempo dinamismo economico. Tutti contributi, a fronte di
finanziamenti statali sempre più magri, sostenuti in gran parte con
risorse proprie, che non avrebbero ragion d'essere se Ca' Foscari non
avesse a cuore lo sviluppo sostenibile di Venezia.
Vi
ringrazio per l’attenzione e porgo il più cordiale saluto,
Carlo
Carraro
Filippomaria
PONTANI
Nov 21, 2013
Gentile
Rettore,
mentre
si celebrano (legittimamente) i trionfi delle nostre canoe, l'Ateneo
è scosso e confuso da una vicenda che lo vede alla ribalta delle
cronache (ieri ancora, a livello nazionale, sul "Fatto
quotidiano"), e ancora una volta per notizie quanto meno
controverse. Forse sarebbe il caso di parlarne, e in una sede in cui
ci si possa civilmente confrontare: questa mi pare adatta
all'uopo.
Non
intendo intrattenermi sui tafferugli occorsi in occasione del CdA di
venerdì 15, né ho elementi per giudicare la veridicità dei
resoconti che La vogliono intento ad aggredire uno studente, o a
rispondere con toni assai coloriti alle colorite critiche dei
contestatori (che Lei sia facile ad eccessi verbali anche in contesti
pubblici è cosa purtroppo nota a molti, a cominciare dai Suoi
collaboratori). Al di là dell'episodio, sul quale appunto si
pronunceranno - se interpellate - le autorità competenti, mi
piacerebbe che questa fosse un'occasione per riflettere sul clima di
tensione, di malanimo e di scontro che il Suo atteggiamento ha
provocato in fette non piccole dell'Ateneo, e non tanto come un fatto
personale, ma a livello strutturale, per esempio (è il caso in
oggetto) tramite un progressivo restringimento degli spazi di
rappresentanza e di discussione: il CdA asserragliato a decidere
(unico vero arbitro) del destino degli edifici di Ca' Foscari, è
composto da membri tutti esterni all'Ateneo (e da Lei, più o meno
direttamente, nominati), salvo uno solo, che si trova casualmente ad
essere anche il Suo ex prorettore al Bilancio (eletto, peraltro,
tramite una procedura non pienamente democratica). Altri Atenei,
forse non meno efficienti del nostro, al momento di stendere Statuto
e Regolamenti hanno articolato in diverso modo le procedure elettive
e deliberative, e forse così hanno evitato di esacerbare le tensioni
oltre misura. Chi tra pochi mesi avrà la ventura di succederLe dovrà
lavorare non poco per provare a ricucire le smagliature e le fratture
che Lei ha creato, e che non riguardano purtroppo, temo, soltanto "un
manipolo di esagitati contestatori" o un filologo parruccone e
poco intelligente.
Nello
specifico, la rappresentazione da Lei fornita in data 17.11
dell'operazione edilizia di Ca' Foscari (la permuta di 3 nostri
edifici, Ca' Bembo Ca' Cappello e Palazzo Cosulich, contro la sola
"Ca' Sagredo" o ex-Enel) pare alquanto lacunosa. Parliamone
apertamente: io sono un fautore delle biblioteche centralizzate, e
condivido in linea teorica i Suoi argomenti circa l'opportunità di
riunire sotto un unico tetto i patrimoni librari afferenti all'area
umanistica e linguistica, nonché di garantirne una più lunga e più
ampia fruibilità per i lettori; per la medesima ragione, immagino,
le sparse notizie da Lei fornite circa questo progetto erano state
salutate con favore da molti. Ciò che a me (e temo ad altri, forse
ad eccezione dei prorettori e dei direttori dei dipartimenti) non era
affatto chiaro (né mi pare emerga in alcun modo dal punto 9.3 del
Piano Strategico che Lei cita a conforto, né da altri consimili
interventi), era l'intenzione di vendere tout court immobili storici
come Ca' Bembo e Ca' Cappello, seguendo una procedura affatto
difforme da quella che per es. interessò il trasferimento della
Facoltà di Lettere da San Sebastiano all'ex-Enel, giacché in quel
caso il prezioso complesso di San Sebastiano era rimasto saldamente
in mano all'Ateneo, sia pure con funzioni diverse.
Ora,
prescindendo dalla questione prettamente economica del valore venale
degli immobili (su cui non vanto alcuna competenza), a me pare che i
problemi che la Sua lettera lascia inevasi siano fondamentalmente
due, uno di ordine amministrativo/gestionale e uno di ordine più
squisitamente politico. Per quanto riguarda il primo, sono certo che
Lei avrà facili risposte alle domande che seguono:
-
Si tratta di un'alienazione (come pare risultare agli uffici
ministeriali) o di una permuta? Nel secondo caso, come Lei ben sa,
l'art. 58 del DL 22.1.2004 n.42 prevede che "Il Ministero può
autorizzare la permuta dei beni indicati agli articoli 55 e 56 nonché
di singoli beni appartenenti alle pubbliche raccolte con altri
appartenenti ad enti, istituti e privati, anche stranieri, qualora
dalla permuta stessa derivi un incremento del patrimonio culturale
nazionale ovvero l'arricchimento delle pubbliche raccolte": in
questo caso argomentare l'incremento del patrimonio culturale nello
scambio tra Ca' Cappello Ca' Bembo Palazzo Cosulich da un lato e Ca'
Sagredo dall'altro sarebbe francamente difficile; o no?
-
Lei ha fornito circostanziate spiegazioni circa la liceità formale
della cessione, autorizzata dalla soprintendenza (una soprintendenza,
è bene ricordarlo, che ha consentito in passato ben altri guasti al
patrimonio veneziano; sed transeamus); come acquirente è stato
individuato (in seguito a una gara di pubblica evidenza? a contatti
informali? a un'asta? perdoni ma sono poco pratico di queste cose) un
fondo immobiliare altoatesino (Fondo Risparmio Immobiliare Uno
Energia) che negli ultimi anni, giusta i dati Adusbef del luglio
2013, ha riportato performances di rendimento a dir poco
imbarazzanti, e che in passato è stato coinvolto (in persona della
società Pensplan Centrum che lo controlla, del suo advisor "Ca'
Sagredo Real Estate" e del presidente di quest'ultimo) in un
ancor più imbarazzante episodio nella svendita del patrimonio
immobiliare della CIT, Compagnia Italiana Turismo (i più attenti
ricorderanno in aprile una trasmissione di "Report"
relativa proprio a questa vicenda, che pure non ha avuto poi séguito
sul piano giudiziario). Che garanzie abbiamo che questa finanziaria
sia davvero la destinazione migliore per i nostri prestigiosi
immobili?
-
Anche a occhio, Ca' Sagredo non sembra "praticamente pronta":
nel verbale del CdA del luglio 2013 si parla di 24 mesi (ormai ne
rimangono 18), e di costi di ristrutturazione non indifferenti (ca.
7.5 milioni di euro), che configurano nel prossimo futuro uno
sbilancio negativo di Ca' Foscari in rapporto alle spese che
cesseranno, non dunque esattamente una liberazione di risorse per
borse di studio etc. (quella, forse, arriverà negli anni). È stata
mai esperita o considerata una via alternativa, per es. una
ristrutturazione di concerto con altri enti, una valorizzazione degli
edifici sotto la mano pubblica, o analogo provvedimento atto a
scongiurare la pura e semplice alienazione?
-
La questione delle superfici: anche a prescindere dalla "qualità"
degli spazi, nella missiva del Collettivo per la Difesa dei beni
artistici di Ca' Foscari, reperibile al sito
< http://www.facebook.com/student.sottosf
... tif_t=like >,
e vivamente consigliabile a tutti come lettura, si danno misure assai
precise per l'insieme delle 5 sedi di area linguistica (le tre in
vendita più Ca' Bernardo e Ca' Vendramin): 10.400 metri quadri
contro i 6.632 di Ca' Sagredo. Si tratta di dati errati e
tendenziosi? O si pensa di trasferire solo i colleghi delle 3 sedi in
vendita, vanificando così il proposito di riunificazione complessiva
del polo linguistico? O si pensa che i colleghi dovranno "stringersi"
un po'? Perché non è stato presentato alla pubblica discussione, né
ora né per l'addietro, un coerente progetto di ristrutturazione e
riorganizzazione di Ca' Sagredo?
L'altro
problema è politico, cioè di "vision", come Lei ama dire.
Si pone la questione se l'università debba essere anzitutto un
oculato gestore immobiliare, oppure se abbia anche una qualche forma
di responsabilità morale e civile verso la città in cui si trova,
specie quando la città è così delicata come Venezia. Da tempo
alcuni di noi insistono, in interventi per lo più regolarmente
ignorati, sulla latitanza di Ca' Foscari (come istituzione) dinanzi
al declino morale e materiale di Venezia, che amministrazioni d'ogni
sorta hanno perpetrato con la complicità o il silenzio della classe
intellettuale. Così, perfino sul sito Unive si celebra l'espansione
dell'università sul territorio cittadino (e con piena ragione, visto
che i due atenei sono rimasti ormai tra le uniche attività in
qualche modo "genuine", cioè non direttamente
riconducibili al turismo, in una città altrimenti sempre più simile
a un luna-park), ma poi evidentemente si sceglie di muoversi in
direzione opposta, si sceglie di alienare i beni storici che
possediamo, anche se di notevolissimo valore storico e culturale, e
di investire energie e risorse non solo in una pletora di eventi più
o meno belli ma per definizione effimeri (o destinati a creare
tradizioni censurabili come quella dei cappellini a Piazza San
Marco), ma anche in creativi disegni di frigida musealizzazione del
poco che è rimasto: mi riferisco al progetto di un luna-park
storico-biologico "Veniceland" a Sacca San Biagio (con
tanto di ricostruzione di battaglia di Lepanto tra figuranti in
costume, Carnevale Perpetuo, e posticce refezioni di casoni
lagunari), cui Ca' Foscari fornisce know-how e competenze sul piano
dell'archeologia e della biologia (faccio notare che l'impresa
costruttrice, la Zamperla SPA, è nota proprio per la realizzazione
di parchi di divertimenti).
Sostenere
che così si "combatta la monocultura turistica" può
sembrare a dir poco un controsenso. Ma per tornare ai nostri edifici,
i timori che nascono dall'operazione attuale riguardano il loro
futuro, la loro possibile destinazione non più ad attività "vive"
come quelle dello studio e della ricerca (che peraltro vi albergano
da gran tempo), bensì alla speculazione di varia targa e di vario
colore. Non si tratta di timori infondati: Ca' Garzoni e Moro, già
sede della Facoltà di Lingue, è finita sul mercato immobiliare come
residenza di lusso, attirando per qualche mese perfino le brame della
cantante americana Madonna. Ca' Nani Mocenigo, già sede di
Italianistica, è da tempo avviata sulla stessa linea, e balzò agli
onori delle cronache nel 2010 per aver ospitato Brad Pitt e Angelina
Jolie nel loro soggiorno veneziano. E non si contano in città gli
edifici storici che hanno seguito parabole affini negli ultimi
vent'anni. Non voglio indulgere ad alcun moralismo, e - come Le ho
detto - tengo in gran conto i Suoi argomenti in merito alla
difficoltà di gestire e tutelare adeguatamente la pluralità delle
sedi, specie quando queste ultime sono malagevoli, invecchiate o
bisognose di costosi interventi di restauro. Tuttavia onestamente mi
chiedo se Ca' Foscari debba disinteressarsi a tal punto del futuro di
pezzi importanti della città, che ad essa sono stati affidati e che
forse potrebbero essere gestiti ancora per il bene di tutti. Non si
tratta di una questione secondaria, né di malposte romanticherie
nostalgiche: l'università indica alla polis una via, una scala di
priorità, una maniera di essere e di convivere, e - in questa
vicenda come in altre - mi chiedo se quelle da Lei perseguite, difese
e incarnate nel corso del mandato che sta per finire, siano davvero
le uniche possibili.
Cordialmente
FP
FANTUZZI
TIZIANO
Nov 21, 2013
Senza nulla togliere ai
colleghi "Dragoni", a cui faccio i miei migliori
complimenti, né a tutti coloro che praticano sport a livello
universitario, come ex studente (in una famiglia che ha contato ben
tre Cafoscarini) mi sento tenuto a dire che le osservazioni del prof.
Pontani meritano una pronta e puntuale risposta, quantomeno per
dimostrare che "l'istituzione" Ca'Foscari prende ancora in
considerazione (perlomeno formalmente) le persone che la compongono,
che la fanno vivere, cosa che di questi tempi sembra decisamente
improbabile.
Tiziano Fantuzzi
Ufficio
Comunicazione
Nov 22, 2013
Nota del Consiglio di
Amministrazione dell’Università Ca’ Foscari Venezia
«Il
Consiglio di amministrazione dell'Università Ca' Foscari e tutti i
presenti all'irruzione di venerdì da parte di un gruppo di
manifestanti, esprimono piena solidarietà al Rettore prof. Carlo
Carraro per le vergognose accuse di cui è vittima. Nessuno studente
è stato aggredito, la violenza è stata nei manifestanti: il rettore
e alcuni consiglieri sono stati spintonati ed insultati da alcuni
contestatori che hanno sfondato due porte del rettorato e sono
entrati con la forza nella sala dove si stava tenendo il consiglio di
amministrazione. Si tratta di un modo di fare ancor più deprecabile
considerata la disponibilità mostrata dall'Ateneo a discutere e
spiegare nel merito le decisioni che i suoi organi democratici sono
chiamati a prendere. Troviamo addirittura inquietanti le falsità
espresse da alcuni manifestanti neigiorni successivi che mistificano
la realtà, che è del tutto differente: non e' stato compiuto alcun
gesto violento nei confronti di nessuno studente. Una minoranza
urlante che ha fatto dell'offesa, dell'insulto e della provocazione
una prassi consolidata, non può avere cittadinanza dentro alle
istituzioni universitarie. Scelte e decisioni devono essere prese in
un clima di confronto sereno che questo modo di operare rende
impossibile. Il Consiglio di Amministrazione è disponibile al
dialogo ed ha sempre valutato con grande attenzione le problematiche
della comunità studentesca, legittimamente rappresentata negli
organi accademici, ed è impegnato con crescente attenzione (secondo
le competenze che gli attribuisce lo Statuto) alla valutazione dei
temi che le stanno a cuore, in particolare quelli relativi
all'organizzazione dell'attività didattica e degli appelli
d'esame».
Sottoscrivono i seguenti componenti e partecipanti
del Cda presenti alla seduta del 15 novembre 2013
Achille
Penzo
Giorgio Brunetti
Andrea Valmarana
componenti
esterni
Ugo Sostero
rappresentante dei docenti
Anna
Franca Sibiriu
rappresentante del personale tecnico e
amministrativo e dei collaboratori ed esperti linguistici
Stephan
Salvador
rappresentante eletto dagli studenti, iscritti ai Corsi
di Laurea, Laurea Magistrale e Dottorato di ricerca
dell’Università
Massimliano Staiano
Riccardo
Zennaro
componenti del Collegio dei revisori dei conti
dell'ateneo
Alberto Scuttari
Direttore Generale
Università Ca’ Foscari
Stefano Gasparri
Prorettore
Vicario Università Ca’ Foscari
Carmela
CAMARDI
Nov 22, 2013
Caro Collega Pontani,
non
voglio entrare nel merito delle questioni relative alla nuova sede
dell'area linguistica, delle quali ben comprendo l’importanza, ma
soltanto offrire alla considerazione dei lettori alcune precisazioni
tecniche, che mi vengono sollecitate dalle tue osservazioni e che
ritengo necessarie affinché il proficuo dibattito che si è aperto
sulla politica immobiliare dell’Ateneo si sviluppi sui corretti
binari istituzionali, distinguendo questi ultimi dalle questioni
personali.
La prima precisazione riguarda il ruolo e la
composizione del Consiglio di Amministrazione, descritto come
“asserragliato a decidere (unico vero arbitro) del destino degli
edifici” . Non sto a riportare l’art.16 dello Statuto, che
suppongo noto a tutti, limitandomi ad osservare che procedure di
nomina, composizione e ruolo del nostro CdA altro non sono che la
piena e inevitabile attuazione del nuovo assetto di governance
imposto dalla legge Gelmini. Quest’ultima ha rovesciato il
tradizionale rapporto “democratico” tra SA e CdA, consegnando al
secondo tutte le funzioni di indirizzo strategico, di approvazione
della programmazione finanziaria annuale e triennale e del personale,
e soprattutto di vigilanza sulla sostenibilità finanziaria delle
attività dell’ateneo; e assegnando per lo più al SA il ruolo di
“consulente” che fornisce pareri, spesso obbligatori ma non
sempre vincolanti (art.2, lett. e, h, legge 240/2010).
Altrettanto
dicasi per le procedure di nomina dei componenti, che la lett. i
dell’art.2 della stessa legge affida alla fonte secondaria (gli
Statuti) limitatamente ad alcuni aspetti concernenti la
“designazione” o “scelta” dei componenti diversi dal Rettore
e dalle rappresentanze studentesche. La gran parte degli Statuti che
conosco ha adottato previsioni analoghe alla nostra, introducendo la
procedura dell’avviso pubblico per le candidature e della selezione
ad opera del SA o di un Comitato (costituito da esterni, ma sempre
con l’intervento del SA). Non ci sono Statuti che prevedono
elezioni libere dei membri del CdA, non potendosi qualificare tali
quelle che si svolgono su una rosa ristretta proposta dall’alto.
Molti statuti poi assegnano al CdA la piena ed esclusiva competenza
proprio nella materia immobiliare.
Lo Statuto di Ca’ Foscari
peraltro è stato votato a suo tempo all’unanimità dal Senato
allora in carica. Mentre è stata adottata per le candidature al CdA
la modalità dell’avviso pubblico.
Tutto questo per dire che
ogni –certamente legittima- discussione sulla posizione del CdA va
comunque misurata in rapporto a tale assetto normativo di governance,
il cui spirito accentratore è visibile in moltissime altre
disposizioni, da quella che prevede il bilancio unico di ateneo, a
quelle sulla apparentemente solo linguistica mutazione della figura
del Direttore amministrativo in quella del Direttore generale. Il
legislatore così ha voluto, e le tensioni che possono derivare da un
simile assetto sono per gran parte imputabili a tale scelta
politica.
In merito all’altra questione concernente la
cessione degli immobili, non ho personalmente informazioni diverse da
quelle fin qui rese pubbliche, né intendo acquisirle in altro modo.
Conto però –in una prospettiva che vorrebbe essere di fiducia
nelle istituzioni - che le severe regole previste per questi
procedimenti dal Codice del beni culturali (che tu citi), nonché dai
regolamenti di Ateneo, unitamente alla supervisione della Corte dei
Conti, possano assicurare ciascun componente della nostra comunità
circa la legittimità dell’operazione.
Con i migliori
saluti.
Carmelita Camardi
Andrea
STOCCHETTI
Nov 22, 2013
Caro Pontani,
I
dibattiti, quelli civili, sono all'ordine del giorno in qualunque
struttura. In questi giorni sono circolate lettere che di fatto
cercano il dibattito nell'alveo di una normale dialettica.
Non è
però questo il caso del suo intervento su questo blog. Sebbene esso
sia in alcuni passaggi praticamente identico ad altri scritti di
tutt'altra provenienza, in altre parti esso è inaccettabile.
Sono
rimasto nauseato dallo slalom verbale che ha compiuto per evitare di
condannare il gesto di violenza collettiva accaduto in occasione del
cda.
Al solito, lei usa la sua retorica per diffondere
ambiguità.
Basta guardare come descrive l'elezione del Cda per
capire che non vuole neanche fare lo sforzo di essere preciso in
qualcosa che chiunque può verificare solo leggendo lo statuto. Il
rappresentante dei docenti e quello del pta sono designati dal
senato, fra quelli giudicati idonei dal comitato di selezione. I
rappresentanti degli studenti (due) sono eletti dagli studenti. I
membri esterni sono quattro, designati da un comitato di selezione
formato da un presidente, da tre componenti interni e tre esterni che
e' nominato dal rettore una volta acquisito il parere del senato su
tutti i suoi componenti.
Sottigliezze, dirà lei, perché i
dettagli contano o meno a seconda del fatto che siano o meno
funzionali alle proprie teorie.
Aggiunge anche "non
intendo intrattenermi sui tafferugli..." credo invece che una
condanna esplicita e priva di ambiguità sia un obbligo morale che
dovremmo avvertire tutti. Al di là delle opinioni di merito.
FANTUZZI
TIZIANO
Nov 22, 2013
Cari Colleghi, alumni e
professori
Ritengo che il punto focale della questione non sia
certo l'episodio di "supposta" aggressione, che è soltanto
un episodio che avrebbe potuto verificarsi in mille altri momenti e
per mille altre eventualità. Mi sembra doveroso rispondere invece ai
punti principali della nota del prof. Pontani. Deviare il discorso
verso questioni di principio generale che richiamano retoriche anni
'70 non può certo definirsi una risposta esauriente. Non agli occhi
di un "vecchio" studente, che nell'Università crede ancora
un minimo, nonostante tutto.
TF
Andrea
STOCCHETTI
Nov 22, 2013
Caro Fantuzzi,
nel
complesso la comunità cafoscarina si incontra e discute civilmente,
si scambia domande e risposte con lettere a volte accese, ma nel
complesso non si sognerebbe mai di esercitare atti illegali o
violenti. Si discute nelle sedi appropriate dove vengono date le
risposte che cerchi, ove tali sedi sono a seconda delle occasioni le
assemblee dei dipartimenti piuttosto che gli incontri con il
personale, i rappresentanti degli studenti, il senato o il cda, il
consiglio dei direttori e così via. A volte qualcuno insoddisfatto
sposta il confronto sui giornali, dove è più semplice aver voce
senza dover presentare documenti, ma questo fa parte della cultura di
questo Paese è non è il peggiore dei mali dopotutto.
Ma in tutto
ciò, scusami se mi permetto di dissentire con te quando dici che
quello che è accaduto non è questione focale e poteva accadere
comunque. Certi toni hanno un effetto catalizzatore su profili
inclini a comportamenti incivili, se non facciamo chiarezza su questo
punto non si va da nessuna parte, anche se poi si discute dei
problemi nelle sedi di cui dicevo.
Da cafoscarino a cafoscarino,
grazie per continuare a credere nell'università.
Cordiali
saluti
Andrea
FANTUZZI
TIZIANO
Nov 22, 2013
Caro Andrea
Grazie per
la risposta. Questo è un blog, pertanto ritengo che entri di fatto
tra gli spazi disputati a discutere!E'ovvio che la violenza va
condannata in ogni sua forma, e siamo qui appunto per discutere
civilmente, giusto? ma se ci perdiamo in polemiche concettuali (parlo
in generale, senza riferirmi a una specifica "parte")
perdiamo di vista il punto fondamentale: PERCHE' sta succedendo tutto
questo?
Ritengo che chi ne ha competenza sia tenuto a dare
una risposta. Altrimenti il blog è inutile. Da parte mia, proprio
perchè credo ancora nell'Università (e mi sento sempre più un
"fossile"), mi sento obbligato a esprimere una certa
preoccupazione su come stanno andando le cose.
Cordialmente
Tiziano
Filippomaria
PONTANI
Nov 22, 2013
Gentile prof. Stocchetti,
non
replico ai Suoi ennesimi insulti, organici alla retorica aggressiva
tipica di un potere nervoso (il Suo post delle 15.36 l'ha riscritto
almeno due volte: nella precedente versione - rimossa dal web nel
pomeriggio - mi definiva, se ben ricordo, "subdolo ed elusivo":
spero "incivile" e "nauseante" Le suonino ora
meglio come viatico per una discussione serena).
L'unica
cosa concreta di cui parla mi dà pienamente ragione: nel CdA non c'è
alcun membro eletto democraticamente, tranne i rappresentanti degli
studenti; gli altri sono nominati dal Rettore oppure selezionati da
un comitato nominato dal Rettore; tra questi ultimi, vi è un solo
rappresentante dei docenti, che nella fattispecie è un uomo di
fiducia del Rettore, votato dal Senato Accademico con una risicata
maggioranza (6 a 5, con 5 astenuti) nella burrascosa seduta del
28.11.2012.
Mi dispiace dover obiettare alla collega Camardi, così
cortese nel suo argomentare, che il nostro Statuto è certo fatto
come è fatto, ma non è l'unico possibile, né vale granché
nascondersi dietro l'usbergo della legge Gelmini (che certo coadiuva,
ma non impone). Solo per fare degli esempi, nell'università di Pisa,
nell'università di Palermo, e nell'università di Genova, ben 5
componenti del CdA su 10 (o su 11), oltre ai 2 studenti, sono interni
all'Ateneo, e vengono eletti da professori (4) e personale
amministrativo (1) nel loro complesso, all'interno di una rosa
approvata dal Senato Accademico. Nell'università di Torino si
ricorre invece, come da noi, a un comitato di selezione, ma questo
comitato non è nominato dal Rettore, bensì è eletto dall'insieme
dei professori e personale amministrativo. E potrei andare avanti. Se
si pensa che sia lo stesso avere un CdA (dal ruolo tanto più
"cruciale", come la Camardi giustamente rileva, in forza
delle prerogative assegnategli dalla normativa Gelmini) con 5 membri
interni o con 2, oppure che sia lo stesso avere membri del CdA eletti
(sia pure all'interno di una rosa scremata dal Senato Accademico) o
viceversa nominati direttamente o indirettamente dal Rettore, vuol
dire che si fa di tutto - a mio avviso - per non vedere il
bonapartismo strisciante in questo Ateneo.
E ora, di grazia,
qualcuno potrebbe dare delle risposte sulla "permuta del
secolo"? Grazie sin d'ora
FP
BUSATTO
EMANUELE
Nov 23, 2013
PAROLE AMARE, discussioni
apparentemente sempre aperte mentre intanto a decidere sono sempre i
pochi più o meno legittimati a rappresentare la collettività. Una
nota sempre più familiare mio malgrado. Non so in che modo si
risolverà questa questione ma è interessante constatare che
"cultura per cultura" è sempre più utopia nella
contemporaneità e questi casi ne sono un esempio. Il resoconto dei
bilanci lascia spazio a scelte tanto autoritarie quanto ciniche con
tramonti culturali in questo ateneo. Anni di tribunali con sentenze
favorevoli alla svendita immobiliare di un patrimonio artistico forse
troppo grande per essere considerato nella singolarità. Mi commuove
chi si ostina, giustificando con quozienti economici, questa "scelta"
arbitraria. Studente e testimone di professori in ginocchio per
scongiurare questi avvenimenti attenti sempre più all' immobiliare e
sempre meno al culturale. Una metamorfosi che mette a disagio
sensibilità come quella del prof. Pontani, che con estrema chiarezza
tenta di sollevare incognite a cui bisognerebbe dare risposta anziché
continuare a cercare il cavillo viziato nell'espressione scrittoria.
Chiunque si sia offeso dall' intervento credo si sia in qualche modo
sentito carico di una colpa che non riesce a giustificare ma che in
realtà sussiste. Pezzi di umanità tirati in ballo ma rovinosamente.
Per fortuna ci pensa lo "sport " a giustificare le fatture
e a far quadrare i bilanci.
E.B.
Andrea
STOCCHETTI
Nov 23, 2013
Caro Pontani
cosa mai
non farebbe e direbbe pur di evitare di prendere le distanze
quell'episodio di illegalità e violenza.
Le ho chiesto di
condannare esplicitamente l'irruzione con la forza, gli insulti e
l'aggressione dei contestatori, non lo ha ancora fatto.
A
lei che è così presente su ogni tema le chiedo ancora una volta di
farlo in modo inequivocabile, con un testo privo di orpelli lessicali
e di narrazioni di contorno.
Se non lo farà saranno le
ultime parole che le rivolgerò, in questa e in qualunque altra sede,
perché mi avrà costretto mio malgrado a desumere un'indole morale
che dietro ampi e numerosi veli di parole solo apparentemente cortesi
lei corteggia l'etica dell'aggressione, cosa alla quale mi rifiuterò
di credere fino quando il suo silenzio non mi darà una conferma in
tal senso.
Ufficio
Comunicazione
Nov 23, 2013
Nota ufficiale
dell'Università Ca' Foscari sul campus
linguistico-umanistico
Rispetto agli articoli di stampa
apparsi in questi giorni relativamente al completamento del campus
Umanistico-Linguistico con l'acquisizione di un ulteriore edificio,
denominato Malcanton-Marcorà 2, con pagamento attraverso la cessione
di tre immobili di proprietà dell'ateneo si precisa quanto segue:
-
i tre immobili dell’Ateneo, pur aventi tratti di pregio storico ed
artistico puntualmente identificati nei decreti di vincolo emessi
dagli organi preposti, non sono funzionali ad un adeguato
espletamento dell’attività didattica e di ricerca. Gli attuali
costi di gestione, unitamente a quelli necessari per il loro
adeguamento normativo, non sono sostenibili senza ricorrere
all’aumento delle tasse universitarie o alla riduzione delle spese
per attività di ricerca, per assunzione di nuovo personale docente,
ricercatore e amministrativo o per la progressione di carriera del
personale.
- Ca' Foscari ha quindi deciso di acquistare un nuovo
edificio, contiguo a quello di Malcanton Marcorà 1, in modo che i
due Dipartimenti di lingue possano avere un'unica sede, munita di una
unica biblioteca di area linguistica a scaffale aperto, in sinergia
con l’attuale biblioteca di area umanistica. I costi di gestione e
manutenzione della nuova sede sono inferiori a quelli delle sedi
attuali pur garantendo, con ottimi standard, l’ospitalità di tutto
il personale docente, ricercatore e amministrativo dell’area di
lingue, nonché di docenti a contratto, assegnisti e collaboratori di
ricerca con un ulteriore margine di sviluppo di circa il 20%. Il
piano prevede anche il mantenimento del numero di posti destinati ad
aule per la didattica. La configurazione dell’edificio da acquisire
permette una personalizzazione degli spazi in funzione delle
necessità anche particolari dei dipartimenti coinvolti, una volta
che l’operazione sia stata definita.
- La cessione è stata
autorizzata dagli organi di controllo, cui la legge attribuisce
competenza. L'Università non ha la possibilità, né il compito di
stabilire il destino degli immobili da cedersi, sui quali tuttavia il
Ministero e gli Enti territoriali hanno competenza di pianificazione
e diritto di prelazione, ai sensi della normativa vigente. Per
l'alienazione dei tre palazzi e l'acquisto di Malcanton-Marcora' 2
Ca' Foscari ha ottenuto e rispetta tutte le autorizzazioni fin qui
rilasciate e sta operando nel pieno rispetto delle normative
vigenti.
- La stima dei valori immobiliari di tutti gli edifici in
questione è stata congruita dagli organi a ciò preposti, come
previsto dalla normativa.
- I documenti circolati ed emessi da
canali non conosciuti dall’Ateneo, sulla cui base sono state
costruite congetture e ipotesi sull'operazione immobiliare, non sono
ufficiali e sono superati dalle più recenti deliberazioni degli
Organi di ateneo. Per questo Ca' Foscari diffida ad emetterli e ad
utilizzarli per dichiarazione o affermazioni false o incomplete, che
possono mettere a rischio il buon esito della trattativa,
riservandosi di ricorrere in ogni sede per eventuali danni subiti.
-
L’Ateneo ritiene con questo di aver fornito tutte le informazioni
in suo possesso e di mantenere il doveroso riserbo fino alla
conclusione del procedimento, in modo che i tecnici degli enti e
delle istituzioni coinvolte possano completare tutte le verifiche di
rito.
CINQUE
Guglielmo
Nov 24, 2013
Vorrei
aggiungere alle riflessioni e alle preoccupazioni esposte, come
sempre in maniera ammirevolmente puntuale, dal collega Pontani una
preoccupazione ulteriore. Nel frattempo spero che tutte le questioni
sollevate da lui e dal CDA (Collettivo per la Difesa dei beni
Artistici di Ca’ Foscari) nella circostanziata lettera distribuita
dalla RSU di Ateneo, CGIL e CUB, il 22 novembre, possano trovare una
risposta precisa, corredata di tutti i dati necessari per una
valutazione obiettiva (non semplici comunicati o risposte che
spostano il problema). Il punto è che al di là delle dichiarazioni
di intenti, per salvaguardare trasparenza, democrazia interna, e un
clima sereno, è necessario fornire tutti gli elementi del piano
predisposto e ogni altra informazione rilevante a tutta la
comunità.
Vengo alla preoccupazione specifica (che è già emersa
in parte nella lettera del CDA). Il nostro rettore nella sua lettera
del 17 novembre annovera tra i grandi vantaggi dell’operazione di
dismissione dei tre palazzi storici attualmente occupati dai due
dipartimenti di lingue (oltre a quelli di Ca’ Bernardo e Palazzo
Vendramin), e di acquisizione del (meno storico) secondo blocco
dell’ex-Enel, la creazione di “un’unica biblioteca a scaffale
aperto” (punto ripreso anche nell’ultima nota dell’ufficio
comunicazione). Più sotto, nella stessa lettera, si dice che
“[a]nche per la biblioteca la superficie disponibile sarà
superiore di (a?) quella oggi disponibile”. Ma allora non si
capisce come mai nel resoconto della seduta del CdA del 15 novembre
scorso fatta da uno dei rappresentanti degli studenti di quel
Consiglio (http://www.cafoscarini.it/topic/13607-r
... mbre-2013/)
si riporti che “Per quanto riguarda i libri nella nuova biblioteca,
verrà attuato lo stesso meccanismo in fase di perfezionamento alle
Zattere [che mi dicono non aver avuto né capo né coda]; verranno
portati a Ca' Sagredo [ex-Enel] i libri più usati, mentre quelli
meno consultati saranno depositati nei magazzini di Mestre e resi
disponibili dopo 24 ore dalla richiesta” (come si possa determinare
quali sono quelli più usati e quali quelli meno consultati Dio solo
lo sa, anche visto che i volumi di alcune delle biblioteche di Lingue
sono già consultabili a scaffale aperto). Inoltre, ai membri del
Consiglio del Sistema Bibliotecario di Ateneo (di cui ho fatto parte
fino alle dimissioni mie, e del collega Ravegnani, a settembre di
quest’anno) è stata prospettata come assai probabile la necessità
di collocare tutte le riviste di Lingue a Ca’ Bernardo, per la
presumibile insufficienza degli spazi. L’insufficienza degli spazi
del nuovo contenitore era già adombrata del verbale del CdA del
2/7/2012 che a p.76 recita: “L’edificio proposto in permuta,
descritto sinteticamente in allegato, consentirebbe quindi di
ospitare tutto il personale docente, di ricerca, tecnico e
amministrativo dei due Dipartimenti dell’Area linguistica e,
probabilmente [corsivo mio], anche l’intera Biblioteca di Area
linguistica. In tale ipotesi il palazzo Ca’ Bernardo potrà essere
utilizzato per altre funzioni, o come sede della Biblioteca di Area
linguistica (B.A.LI.)”. Da allora è stato predisposto un piano più
preciso? A fronte della quasi identica quantità di libri (v. le
cifre riportate nella lettera, già citata, del CDA, a p.4) la BALI,
se ospitata (forse solo in parte) all’ex-Enel, potrà disporre di
un solo piano interrato, rispetto ai due della BAUM (per giunta
verosimilmente non accessibile agli studenti e ai docenti, vistane
l’altezza: 2m e 25cm). Quindi, se scaffale aperto sarà, sarà uno
scaffale aperto in parte altrove e in parte al chiuso. Che necessità
ci sarebbe di arretrare rispetto alla più che dignitosa situazione
attuale se “la superficie disponibile sarà superiore di quella
oggi disponibile”?
Incontestabile sembrerebbe, almeno, il
vantaggio derivante dall’unificazione (ossimoricamente su più
sedi) e dall’ampliamento dell’orario di apertura. Ma questo vale
solo a parità di tutto il resto; parità che resta tutta da
stabilire. Attualmente le cinque biblioteche di Lingue dispongono di
stanze di lettura (alcune assai ampie), che hanno permesso ai pur più
numerosi studenti di Lingue di non vivere il sovraffollamento vissuto
dagli studenti e dagli studiosi che frequentano la BAUM. Nonostante
la loro frammentazione e i loro orari di apertura più ridotti, le
biblioteche di Lingue si sono qualificate, nell’ultima rilevazione
fatta, al primo posto (sappiamo quanto il rettore sia sensibile a
dati come questo) tra tutte le biblioteche dell’Ateneo nella
soddisfazione degli studenti. La domanda è: potranno questi standard
di funzionamento esser garantiti nella nuova organizzazione degli
spazi? Temo che nessuno lo sappia.
In un’azienda, quale è agli
occhi di alcuni Ca’ Foscari, la “customer satisfaction”
dovrebbe essere uno degli obiettivi strategici, ma in realtà poco si
è fatto per misurare la soddisfazione e la conseguente
(de)motivazione dei suoi “clienti”, gli studenti, i docenti e il
personale tecnico-amministrativo. Per alcune componenti, almeno,
questa non è mai stata misurata.
Molti di noi sentono il bisogno
non di vaghe, ancorché suggestive, rappresentazioni di ciò che ci
aspetta ma di dati e piani controllabili, almeno se si vuole che le
parole abbiano ancora una corrispondenza con la realtà.
Guglielmo
Cinque
Giorgio
BRIANESE
Nov 24, 2013
Gentile Rettore,
avevo
pensato di esprimere il mio punto di vista a proposito della permuta
(o vendita? confesso che, certo per un mio limite, non ho ben capito)
dei palazzi cafoscarini, poiché mi pare vicenda non priva di ombre
le quali, anche perché quella universitaria è (o dovrebbe essere)
una comunità, andrebbero dissolte.
Mi sono però reso conto
ancora una volta che, anziché essere un luogo di confronto anche
critico, il Suo “blog” tende ad ospitare pacificamente solo il
consenso. Non appena qualcuno – in questo caso, per primo, il
collega Pontani, al quale, per quello che valgono, vanno la mia stima
e la mia solidarietà – pone, argomentando puntualmente,
interrogativi che a me (ma, a quel che sento e leggo, non solo a me)
paiono ineludibili, ecco subito qualche voce (non la Sua, in effetti,
dato che Lei per lo più non risponde) pronta ad aggredire, con buona
pace del fatto che la condanna della violenza (che è anche violenza
del linguaggio) dovrebbe essere per ciascuno un “obbligo morale”
(a proposito: poiché non ho assistito ai fatti recenti evocati da
alcuni interventi, ma ho letto e ascoltato di essi versioni non poco
contrastanti, confesso che, allo stato delle mie conoscenze, non
saprei cosa o chi eventualmente condannare; mi scuso sin d'ora se
questo potrà suscitare nausee ulteriori, ma allo stato attuale delle
mie conoscenze altro non so dire). Mi rendo anche conto che tutto
questo si inserisce perfettamente nello scenario complessivo del
nostro tempo ed è conforme alle “logiche” del potere, accademico
e non, ma ciò, anziché consolarmi, accresce la mia
preoccupazione.
Ho pensato per ciò, in questa sede, di
rinunciare a esprimere opinioni o a porLe domande, che verosimilmente
cadrebbero nel vuoto (e magari mi esporrebbero, in aggiunta, agli
strali della recente “diffida” - che certo contribuirà alla
serenità del dialogo, con buona pace della libertà di espressione -
o a una richiesta di risarcimento danni da parte
dell'Ateneo).
Tuttavia, poiché sono un inguaribile
ottimista, mi illudo che Lei, essendo il Rettore di tutti e non solo
di chi sostiene o condivide le Sue iniziative, presti ascolto anche
al dissenso e promuova un pubblico confronto aperto a tutti i punti
di vista, anziché limitarsi a procedere per comunicati (il fatto
stesso che di questa vicenda si sia costretti a ragionare rubando
spazio alle lodi per gli atleti non è privo di significato);
potrebbe così fornire - a Ca' Foscari, ma anche alla città di
Venezia, non marginalmente interessata alla questione – tutti i
chiarimenti richiesti; mi pare infatti che il collega Guglielmo
Cinque abbia ragione: per una valutazione obiettiva di una vicenda
così complessa non bastano certo “semplici comunicati o risposte
che spostano il problema”.
Un saluto cordiale,
Giorgio
Brianese
TONIOLO
Sandra
Nov 25, 2013
Gentilissimi,
Le
cinque sedi delle biblioteche di area linguistica hanno svolto in
questi tre anni un prezioso lavoro di uniformazione dei servizi , che
sono stati resi omogenei nella modalità di erogazione e
nell’estensione oraria, e progressivamente sviluppati verso
soluzioni digitali analoghe a quelle delle biblioteche maggiori. La
soddisfazione espressa dagli studenti nel questionario sulla
didattica premia il Sistema bibliotecario con il voto più alto sui
servizi, ed evidenzia il loro gradimento per l’insieme delle
biblioteche dimostrando anche che gli studenti di lingue sono già
ora forti frequentatori di BAUM, e di altre sedi bibliotecarie, a
differenza degli studenti di altre aree che si mostrano affezionati a
un’unica sede di elezione.
Le
cinque sedi fisiche delle biblioteche BALI godono del vantaggio di
avere posti a sedere disseminati in varie zone anche esterne alle
biblioteche stesse. E’ una situazione conveniente che cercheremo di
riproporre differenziando le aree studio (sull’esempio dell’Aula
colonne di San Sebastiano) dalle aree destinate alla consultazione
delle collezioni librarie o ai servizi professionali, e che trova un
fattore di ulteriore differenziazione nel passaggio sempre più
esteso alle collezioni elettroniche. E’ inoltre un carattere
distintivo delle biblioteche BALI offrire anche ampie collezioni di
materiali audiovisivi e documenti in formati non librari.
E’
però difficile per gli studenti avvalersi pienamente di un
patrimonio librario non facile da raggiungere, perché lontano o
perché a scaffale chiuso o anche a causa di orari più limitati che
nelle biblioteche maggiori. E’ difficile anche per il Sistema
bibliotecario rinforzare i servizi di tante sedi disperse, e
valorizzare le competenze del personale senza sottrarre energie al
presidio delle sedi stesse. La condivisione di spazi di studio e di
incontro, anche con persone di altri indirizzi di studio, è più
funzionale in una sede unica, come dimostrano le esperienze delle due
biblioteche che accolgono il 60% degli studenti, BAUM e BEC, e come
si realizzerà tra poco per l’area scientifica in via Torino. I
principi basilari del progetto che fin dal 1998 vedevano
nell’unificazione delle biblioteche una migliore opportunità di
accesso all’informazione accademica sono tuttora validi,
addirittura potenziati dalla possibilità di accedere a un patrimonio
librario multidisciplinare, contiguo ai luoghi della didattica e
della ricerca ma ancora più ricco grazie all‘integrazione di
servizi con BAUM.
Cercando
di rispettare le esigenze emergenti, oltre a quelle conosciute, il
disegno dei servizi bibliotecari per BALI si sviluppa su quattro
direttrici:
-
posti di studio (sui propri libri) individuale o di gruppo;
-
posti di consultazione delle collezioni librarie, con particolari
tutele per quelle rare o di pregio;
-
accesso alle risorse online;
-
accesso a documentazione audiovisiva o in formati non librari.
Il
primo fattore (posti di studio) va visto in relazione ai flussi di
utentisu più sedi dell’Ateneo, considerato che gli studenti di
area linguistica frequentano BAUM, CFZ, San Basilio, San Sebastiano.
Completa la visione della nuova BALI ma è esterno ad essa.
Il
secondo fattore (conservazione e movimentazione delle collezioni
librarie) si sviluppa nell’ottica del migliore utilizzo, e cioè
conservazione protettiva a Ca’ Bernardo per le collezioni rare,
antiche o di pregio, integrazione multidisplinare con le collezioni
BAUM per le collezioni moderne fruibili a scaffale aperto,
conservazione gestita nel deposito librario di via Torino per i
volumi doppi o presenti in formato digitale. Deposito gestito
significa che il materiale librario non è inscatolato in pile
irraggiungibili, ma lo si può richiedere e ricevere il giorno dopo
nella sede di consultazione, o si possono ricevere gli articoli
richiesti in scansione digitale sulla propria casella e-mail.
Il
terzo fattore (risorse online) è in continuo ampliamento, e su di
esso il Sistema bibliotecario investe ingenti risorse finanziarie,
tanto da avere una disponibilità di libri online che ha già
numericamente superato la disponibilità dei libri cartacei; le
iniziative di digitalizzazione del patrimonio librario sono una
realtà sia cafoscarina che internazionale in continua crescita, e
rende incerta la previsione di ampliamento delle collezioni librarie
basate sul trend storico.
Il
quarto fattore (materiali audiovideo e documenti non librari)
condurrà BALI a offrire servizi unici nel Sistema bibliotecario
caratterizzati da attrezzature informatiche di alto profilo per
ascoltare/vedere documenti in vari alfabeti, e per interagire creando
annotazioni personali secondo i modelli di servizi in rete di ultima
generazione.
Dunque,
il problema di far evolvere i servizi della biblioteca linguistica è
più complesso e sfidante dell’unificazione fisica di cinque sedi.
Per risolverlo sono necessari più contributi, tra i quali è
fondamentale il supporto di docenti e ricercatori nel definire il
valore dei contenuti, l’attualità delle tendenze didattiche e di
ricerca, la selezione oculata anche in rapporto alle risorse librarie
delle Università vicine, la condivisione delle aspettative. Possiamo
pensare a un salto qualitativo dei servizi, simile a quello avvenuto
con l’uniformazione di regole e standard che fino al 2010
distinguevano le varie biblioteche dell’Ateneo: il Sistema
bibliotecario è vivamente interessato a conoscere le visioni di
quanti già usano le biblioteche e di ogni altra componente
dell’Ateneo, per erogare un servizio ancora più soddisfacente.
Con
i migliori saluti
Sandra
Toniolo
BALDO
Maria Antonietta
Nov 25, 2013
Desidero segnalare
che per un incomprensibile errore da parte della Nuova Venezia di
oggi 25 novembre, a pag 10 nell'articolo intitolato "“Palazzi
in vendita, è polemica”, mi e' stato attribuito un intervento che
non ho mai fatto ne' a voce ne' per iscritto.
Cio' e' successo
perche' leggendo questo blog "sportivo" a cui io avevo
risposto in data 10 novembre come delegata dello sport, mi sono state
attribuite affermazioni relative alla questione degli immobili,
scritte invece successivamente a partire dal 21 novembre da altri
colleghi che si sono inseriti su questo tema estraneo allo sport
cafoscarino.
qui sotto giro il messaggio che ho inviato alla
redazione della Nuova Venezia, chiedendo una precisazione.
e'
evidente che questo spiacevole episodio mi ha creato un notevole
risentimento ed imbarazzo.
grazie per l'attenzione
antonietta
baldo
alla redazione della Nuova Venezia:
"Rispetto
a quanto pubblica oggi a pag. 10 La Nuova Venezia nel pezzo
intitolato “Palazzi in vendita, è polemica”, intendo precisare
che non ho mai espresso in alcun modo un giudizio rispetto a questo
intervento né a voce né per iscritto, come si evince chiaramente
leggendo il blog del rettore, in cui io comparivo solo in un contesto
sportivo legato alle attivita' di voga, essendo delegata del rettore
per le attivita' sportive .
Le frasi e le posizioni a me
attribuite riguardo i "Palazzi in vendita.." non mi
appartengono in alcun modo, trattandosi tra l'altro di una vicenda
rispetto alla quale non ho competenze dirette."
Francamente
ritengo che non sia sufficiente mettere solo una smentita in fondo al
giornale , e chiedo appunto che provvediate nel modo migliore a
rendere ben chiaro ai lettori tale errore.
grazie
maria
antonietta baldo
CINQUE
Guglielmo
Nov 25, 2013
Torno
brevemente sulla questione che avevo sollevato, anche se è solo un
tassello della più ampia questione del modus operandi di questa
Amministrazione. Pur apprezzando il contributo della dirigente del
Sistema Bibliotecario, dott.ssa Toniolo, le mie preoccupazioni
permangono. Il punto non è se convenga avere cinque biblioteche
distinte di Lingue o una biblioteca d’area unificata (magari
integrata con quella di area umanistica). Credo che chiunque abbia
esperienza delle grandi biblioteche universitarie anglosassoni non
avrebbe alcun dubbio. Il punto è se si riesca nello specifico ad
attuare, e come, una vera unificazione, senza arretrare di un
millimetro dai livelli già raggiunti. Da nessuna parte riesco ancora
a trovare una risposta alle domande che in molti abbiamo posto, tra
cui:
- E’ vero che “per la biblioteca la superficie
disponibile sara’ superiore di quella oggi disponibile”?
(http://www.unive.it/nqcontent.cfm?a_id=164695)
(parrebbe di no, se si è considerata l’eventualità di collocare
altrove i periodici di Lingue).
- E’ vero che “la nuova grande
biblioteca di area linguistico-umanistica offrirà un patrimonio
librario e documentale unificato completamente a scaffale aperto”?
(http://www.unive.it/nqcontent.cfm?a_id=164695)
(parrebbe di no, se all’ex-Enel l’unico piano interrato destinato
alla BALI rischia di essere utilizzato solo come magazzino non
accessibile agli utenti, e se si parla di un deposito librario in via
Torino per gestire i volumi “poco consultati”, i doppi, e altri,
ottenibili a richiesta, si dice, nel giro di 24 ore (non festive) -
peccato che questo sistema non stia funzionando per i periodici e i
libri della CFZ già lì trasferiti (collocazione DEP-VT), al momento
dichiarati “irraggiungibili” dallo stesso personale in
servizio).
- Verranno garantiti gli attuali posti di lettura per
gli studenti (442) e le attrezzature informatiche presenti nelle 5
biblioteche?
- Esiste un progetto della futura BALI, cioè uno
studio di previsione sulla compatibilità della nuova sede con gli
attuali spazi e servizi? Se sì, perché non è stato oggetto di
puntuale discussione in seno al Consiglio dello SBA, e non è stato
illustrato ai fruitori di questo patrimonio (studenti, docenti e
ricercatori), che hanno avuto finora solo il ruolo di spettatori di
decisioni prese altrove (quando avrebbero potuto proficuamente
contribuirvi)?
E siamo ancora in attesa di una risposta alle
domande poste dal collega Pontani su questo blog e dal Collettivo per
la Difesa dei beni Artistici di Ca’ Foscari nella lettera diffusa
dalle RSU.
CANINO
MARTA
Nov 27, 2013
Giorno dopo giorno tutto tace, o
meglio, si impone il silenzio.
Nonostante le moltissime richieste
di incontro, confronto e chiarimento l'unico intervento arriva
tramite una striminzita nota ufficiale. Preoccupanti sopratutto gli
ultimi due punti...diffide e silenzio stampa fino all'avvenuta
vendita/permuta. Di fatto questa nota è una risposta alle due
domande più importanti poste fin'ora al Rettore: in primo luogo si
chiedeva al Magnifico di fornire tutta la documentazione relativa
all'operazione così da fare chiarezza e tranquillizzare tutta quella
componente di studenti/docenti/personale preoccupati dai possibili
disagi già sperimentati dai colleghi di Chimica e non solo.
Considerando che nel 2010 (prima del rinnovo di tutti gli organi
d'Ateneo) era stato presentato un generale piano strategico, in nome
del quale tutta la vicenda di Cà Cappello, Cà Bembo, Palazzo
Cosulich e Cà Vendramin viene rivendicata come nota e legittima, non
c'è da stupirsi se a partire da noi rappresentanti degli studenti ai
docenti chiediamo di visionare i documenti. Stupisce molto che a
queste molteplici richieste non venga data risposta. Non si capisce
perchè il processo abbia subito un'accellerazione durante il mese di
luglio, o perchè il CdA abbia dato mandato al Rettore di permutare o
vendere senza consultare il SA, dal 2010 ad oggi. Dal verbale
pubblico ed on-line di luglio inoltre mancano le 12 pagine che
trattano la questione dei palazzi (sappiamo da nota ufficiale che un
notaio avrebbe richiesto quelle pagine per apporre delle
modifiche...forse la dicitura da permuta a vendita?) e ancora oggi
non visualizzabili dopo la seduta del 15 novembre(data in cui è
stato approvato il verbale di luglio).
Abbastanza
comprensibile che tutta questa confusione generi incertezze e
richieste di trasparenza. Ancor meglio, viene fatta richiesta
all'uscente Rettore di fermare per un istante questa operazione e
lasciare che siano i futuri candidati alla carica di Magnifico ad
avviare un costruttivo tavolo di confronto su questo tema.
Come
studentesse e studenti paganti, ci teniamo molto a fare chiarezza su
un punto, senza nemmeno dilungarci troppo...a chi imputa agli
studenti atti violenti e vandalici chiediamo solo questo: ne avete le
prove?
Come rappresentanti degli studenti eravamo presenti
in 9, più i 2 all'interno del CdA (uno dei due ragazzi dopo i fatti
si è dimesso dalla carica di rappresentante ed ha ritirato la firma
dal documento). Gli agenti di polizia presenti in rettorato hanno
subito dichiarato davanti a circa 100 studenti e alla presenza del
Rettore che nessuna porta, immobile o altro aveva subito danni, i
giornalisti presenti hanno potuto constatare di persona la massima
civiltà ed educazione dei manifestanti. Saranno i tribunali a
stabilire di chi è stata la violenza, grazie al referto medico
stilato dal pronto soccorso e alle testimonianze di soggetti
effettivamente presenti all'epoca dei fatti.
Abbiamo tenuto una
conferenza stampa pubblica dove abbiamo ribadito il fatto che non
abbiamo interesse a fare polemica, ma che anzi saremmo stati disposti
a fare un passo verso il Rettore se questi avesse riconosciuto il
proprio errore, distendendo il clima e chiedendo scusa allo studente
ed indicendo infine un momento di confronto pubblico, magari con una
Assemblea d'Ateneo che da troppo tempo non viene convocata.
Spero
che questo commento venga accettato senza aggressioni
verbali.
Cordialmente
MC
Ufficio
Comunicazione
Nov 30, 2013
CONSIGLIO REGIONALE DEL
VENETO
LETTERA DI SOLIDARIETA' AL RETTORE E AL CONSIGLIO DI
AMMINISTRAZIONE
Venerdì 15 scorso è accaduto un fatto grave
e da stigmatizzare duramente: durante una seduta di Consiglio di
Amministrazione un gruppo organizzato ha interrotto i lavori,
irrompendo nella sede dove questa era regolarmente riunita, con
parole e atti violenti.
Il Veneto, in anni non lontani da questo,
ha vissuto episodi di antagonismo violento che non vorremmo mai
vedere ripetersi; l'università su tutte ha sofferto la violenza di
minoranze organizzate che non devono trovare accondiscendenza, né
coperture di alcun genere.
Riteniamo quindi, in qualità di
consiglieri regionali, di esprimere la nostra solidarietà alla
Università di Ca'Foscari ed in particolare al Suo Rettore e al
Consiglio di Amministrazione offesi e colpiti nell'esercizio del
proprio ruolo.
Firmatari:
Graziano Azzalin
Luca
Baggio
Andrea Bassi
Davide Bendinelli
Giuseppe Berlato
Sella
Dario Bond
Franco Bonfante
Mauro Bortoli
Giuseppe
Bortolussi
Diego Bottacin
Santino Bozza
Federico Caner
Bruno
Cappon
Vittorino Cenci
Renato Chisso
Roberto Ciambetti
Luca
Coletto
Giancarlo Conta
Maurizio Conte
Marialuisa
Coppola
Cristiano Corazzari
Piergiorgio Cortelazzo
Elena
Donazzan
Roberto Fasoli
Nicola Ignazio Finco
Marino
Finozzi
Mariangelo Foggiato
Stefano Fracasso
Gustavo
Franchetto
Giovanni Furlanetto
Massimo Giorgetti
Raffaele
Grazia
Nereo Laroni
Arianna Lazzarini
Mauro Mainardi
Franco
Manzato
Giampietro Marchese
Gennaro Marotta
Claudio
Niero
Leonardo Padrin
Stefano Peraro
Bruno Pigozzo
Antonino
Pipitone
Gianpiero Possamai
Sergio Reolon
Clodovaldo
Ruffato
Piero Ruzzante
Remo Sernagiotto
Claudio
Sinigaglia
Daniele Stival
Moreno Teso
Carlo Alberto
Tesserin
Lucio Tiozzo
Costantino Toniolo
Paolo
Tosatto
Matteo Toscani
Stefano Valdegamberi
Luca Zaia
Marino
Zorzato
FANTUZZI
TIZIANO
Dec 1, 2013
Magnifico Rettore
Se
posso arrogarmi il diritto di fare la "vox populi", ed
ammettendo tutta la mia ignoranza in materia, ritengo che sia
doverosa una risposta. Se chi è competente ha deciso in questo modo
immagino ci siano dei motivi: la centralizzazione delle biblioteche
può avere un senso, e sicuramente i costi di gestione, mantenimento
(e messa a norma) dei "vecchi" dipartimenti erano un onere
imponente. Io (come la maggioranza degli studenti) non sono contrario
di principio, ma vorrei sapere:
1) quanti soldi risparmia/guadagna
l'Università con questa operazione?immagino che non ci si perda,
altrimenti dubito che la corte dei conti consentirebbe una
transazione del genere. ERGO:
2) dove verranno reinvestiti questi
soldi? in borse di studio? in ricerca? nel caso sono pienamente
d'accordo, dando per scontato che l'attribuzione di questi fondi sarà
regolare e trasparente come è ovvio per un pubblico ateneo
prestigioso quale mi ostino a credere che sia Ca'Foscari.
Confidando
in una Sua pronta risposta
Tiziano Fantuzzi
MARACCHIONE
FRANK
Dec 1, 2013
Risposta alla lettera della Prof.
Chiara Mio sul "Gazzettino" del 30 Novembre:
Gentile
Prof. Chiara Mio,
dopo aver letto la sua lettera sul
Gazzettino di Sabato 30 Novembre ho ritenuto fosse il caso di
risponderle essendomi sentito chiamato in causa come studente e
rappresentante degli studenti di Lingue del nostro Ateneo.
Entrando
a gamba tesa nel merito della questione lei descrive la decisione del
Rettore come motivata da un “miglioramento della didattica e
ricerca nell'area linguistica grazie anche a una biblioteca a
scaffale aperto”; di grazia in che modo la diminuzione del numero
di aule, come ammesso dal Direttore Generale Scuttari nell'Assemblea
dei due Dipartimenti di Lingue del 27 Novembre, risulterebbe un
miglioramento per la didattica? Anche ammettendo che esisterà
davvero una biblioteca unica (già si parla di mantenerne comunque
una parte a Ca' Bernardo) e per di più a scaffale aperto,
caratteristica giudicata impossibile dalla stessa Presidente di BALI
durante il suo intervento, sempre durante la suddetta assemblea, a
causa della mancanza di spazi nei piani ad essa dedicati, come
potrebbe lo spostamento di una grande parte della collezione libraria
dell'area linguistica in magazzini situati in terra ferma favorire la
ricerca? Concludo che definire servizi di “mediocre qualità” la
didattica erogata nelle sedi in oggetto mi sembra quantomeno poco in
linea con la tradizione di eccellenza che i Dipartimenti di Lingue
offrono al nostro Ateneo; per di più proprio in queste sedi si sono
svolte le ricerche che hanno portato il DSAAM ai migliori risultati
di Valutazione della Qualità della Ricerca a livello nazionale per
la propria area di competenza.
Passando poi all'ipocrisia più
grande, si legge nella sua lettera: “E' sostenibile ignorare il
bisogno dello stakeholder studente attuale e futuro?”. Ora mi
chiarisca un secondo: che vantaggio potrebbero avere gli studenti
dalla svendita di tre sedi storiche la cui trasformazione in hotel o
centri commerciali come lei stessa poco sopra ammette “rattrista
molto emotivamente” e se posso anche culturalmente e nelle quali
sono presenti aule e biblioteche molto frequentate dagli studenti in
cambio di un palazzone dell'enel per il 70% dedicato a studi dei
docenti dei due Dipartimenti e per due soli piani dedicati ad una
biblioteca che non è nemmeno paragonabile a livello di grandezza
alla già troppo frequentata dirimpettaia Biblioteca di Area
Umanistica (BAUM)? Fra l’altro eliminando tutte le aule delle tre
sedi in cambio di fumose promesse di una nuova ala della sede di San
Basilio, ancora incerta, che a quanto pare secondo l'amministrazione
dista 5/7 minuti dalla cosiddetta Ca' Sagredo (forse in taxi). A
fronte per di più dell'imminente demolizione di Santa Marta, che
sarà sì una residenza studentesca, ma a scapito delle aule più
capienti del nostro ateneo. Se questo è il loro modo di pensare a
noi, per favore ci ignorino.
Sento poi molto spesso parlare di
“campus” nella vuota retorica di questa amministrazione. Anche
volendo sostenere che l'unificazione dell'area linguistica sia una
cosa positiva in assoluto, cosa che non tutti condividiamo per
svariati motivi, dove sarebbe esattamente questo campus? Un campus
composto da una moltitudine di sedi, evidentemente, visto che sono
state citate Ca' Sagredo, Ca' Dolfin, Rio Nuovo, San Basilio, Ca'
Bernardo e ho sentito parlare persino di Ca' Bottacin. Perchè allora
parlare di unificazione se siamo già certi che questa non risulta
possibile? Mettendo la questione in questi termini risulta evidente
come già con gli edifici attualmente in uso ai dipartimenti si
potrebbe costituire un "campus", andando magari a fare
un'analisi al fine di creare un circuito più funzionale tra gli
stessi.
Concludo la questione delle sedi commentando la sua
affermazione “penso che siano stati esperiti almeno una decina di
controlli”, “penso che...”? “Una decina...”? Mi aspettavo
che almeno un Delegato del Rettore, per di più alla sostenibilità,
potesse essere sicuro di come la questione si è svolta prima di
prendere parola a favore di un'operazione tanto complessa e
problematica.
Passando poi a questioni più generali, la parte
più contestabile della sua lettera, mi permetto di dissentire
completamente sulle sue idee di istituzione e di democrazia. “Chi
ha delegato ed eletto i componenti negli organi decisori, ha il
diritto/dovere di esprimersi e di far giungere la propria opinione,
rispettandone le scelte.” E poco dopo “Chi non è d'accordo non
può rinnegarne la rappresentatività”. Il Consiglio di
Amministrazione, l'organo che come lei dice (usando correttamente il
singolare a dimostrazione che si ammette la mancata condivisione con
gli altri organi democratici dell'Ateneo finanche con il Senato
Accademico) ha autorizzato l'operazione, è formato da sei membri non
elettivi, bensì selezionati da una commissione presieduta dal
Rettore su candidatura personale e per di più a due di questi viene
anche conferito in maniera del tutto impropria il titolo di
rappresentante di docenti e personale tecnico (si noti come le
elettive rappresentanze sindacali unitarie del PTA hanno chiesto le
dimissioni della loro rappresentante Anna Franca Sibiriu dal CdA) e
da tre membri elettivi, due studenti e il Rettore. Si legge nello
Statuto la possibilità da parte del Senato Accademico e dunque del
corpo elettorale di esprimere un voto di sfiducia nei confronti del
Rettore, che ricordiamoci è rappresentativo dell'Ateneo sinchè
l'Ateneo decide in questo senso. Così come il corpo elettorale ha il
diritto di esprimersi su scelte che non ritiene consone alla gestione
di un Ateneo, ha allo stesso modo diritto a mettere in dubbio la
stessa rappresentatività degli organi che ha eletto.
E'
inutile riempirsi la bocca definendo democratici organi monopensiero
mentre si cerca da anni di tarpare le ali ai malumori anche
attraverso il tanto osannato Codice Etico, che limita con sanzioni
disciplinari gravissime fino al licenziamento o l'espulsione, la
libera parola e la libera espressione di tutto il corpo docente e
studentesco del nostro Ateneo, che proprio con lei ho personalmente
discusso durante l'Assemblea dei Rappresentanti degli Studenti,
parere il nostro completamente ignorato proprio dallo stesso CdA di
cui sopra.
Se la vostra idea di Università e di democrazia è
questa, proprio per il bene verso l'istituzione che gli stessi
Docenti, che nelle scorse settimane hanno solidarizzato con il
Rettore, affermano di difendere chiudendo entrambi gli occhi davanti
al comportamento di questa amministrazione, mi sento di affermare che
è necessario mettere un punto a questa situazione e cambiarla. Ca'
Foscari è l'Università dove studio e dove da anni ho deciso di
rappresentare gli studenti e non lascerò che venga svenduta al primo
acquirente nel nome dell'economia e del far cassa. Se voi avete
deciso di piegarvi fate pure, io non ci sto e non sono certo da solo.
Un Rettore e un'amministrazione che hanno perso il contatto e la
stima dei proprio studenti e di gran parte dei propri docenti non può
certo ritenersi rappresentativa di qualcosa o qualcuno.
“Potendo
sognare vorrei tutto”: qui non si tratta di sogni, si tratta di
decisioni e di vie più facili o meno facili, più giuste o meno
giuste per ottenere le cose. Se per lei sognare significa vendere le
sedi che rappresentano la storia e la tradizione del nostro Ateneo e
della nostra città rimanere in mano alla cultura allora sono e siamo
dei sognatori. Gli studenti, la docenza, i lavoratori, i cittadini
grandi e piccoli di questa meravigliosa città si sono espressi molto
chiaramente rispetto alla questione. Ora decidete se rimanere nella
vostra stanza dei bottoni a mandare comunicati stampa difensivi o se
iniziare a parlare a quelle persone e magari fare tesoro di quello
che lei definisce“assemblearismo”. Purtroppo in democrazia si
amministra e si governa se si ha il consenso, anche se può non
piacere a chi non apprezza il confronto e anzi fa di tutto per
negarlo.
La ringrazio per l'attenzione.
Cordiali
Saluti
Frank Maracchione
Rappresentante degli Studenti del
Dipartimento di Studi sull'Asia e sull'Africa Mediterranea
Anna
CARDINALETTI
Dec 2, 2013
Lettera al Gazzettino in
risposta all'articolo della prof. Chiara
Mio.
----------------
Scrivo in merito all'articolo Ca’
Sagredo, scelta da rispettare, pubblicato il 30 novembre a p. VI, a
firma della collega Chiara Mio, Delegata del Rettore alla
Sostenibilità Ambientale e alla Responsabilità Sociale.
Dispiace
dover constatare che alcuni rappresentanti dell’Ateneo continuino a
informare la cittadinanza in maniera lacunosa. Ringraziando il
Gazzettino per lo spazio di dibattito concessoci su una decisione
tanto importante per l'intera Ca' Foscari e per tutta la città, mi
sento costretta a smentire in questa sede molte delle affermazioni
della collega.
In primo luogo, a differenza delle convinzioni che
motivano il suo intervento (“valore della condivisione delle
informazioni nel rispetto dei ruoli”), ricordo che le decisioni del
Consiglio di Amministrazione dell’Università Ca’ Foscari in
merito alla questione edilizia in oggetto sono state prese senza il
parere dell’unico organo totalmente elettivo, il Senato accademico,
come invece previsto dall’articolo 15, comma 3 dello Statuto di
Ateneo, che al CdA affida la responsabilità di deliberare su: “c)
i programmi edilizi dell’Ateneo, sentito il Senato Accademico;”.
Inoltre, come Direttrice di uno dei due Dipartimenti coinvolti, ho
chiesto più volte in forma scritta e in sedi pubbliche informazioni
che non mi sono mai state fornite prima dell’assemblea dei due
Dipartimenti coinvolti tenutasi il 27 novembre 2013, l’unica
occasione di confronto istituzionale che ci è stata concessa
finora.
In secondo luogo, a differenza di quanto affermato dalla
collega a sostegno dell’operazione immobiliare (“miglioramento di
didattica e ricerca dell’area linguistica grazie anche ad una
biblioteca a scaffale aperto”, “migliorando la qualità della
didattica con i vantaggi conseguenti alla concentrazioni (sic) in un
unico campus”), dispiace dover sottolineare che la sede ex-Enel non
è sufficiente a ospitare contemporaneamente gli studi di tutte le
componenti dei due Dipartimenti di Lingue, la biblioteca di area
linguistica BALI e le aule attualmente presenti nei cinque palazzi
che dovremmo lasciare, e non garantirà una biblioteca totalmente a
scaffale aperto (stando ai dati forniti dall’Amministrazione
stessa). Il progetto è di distribuire la biblioteca e le aule su più
sedi, prospettando una situazione simile se non peggiore a quella
attuale. I docenti e gli studenti di area linguistica continueranno a
muoversi tra una sede e l’altra, in maniera ancora meno funzionale
all’attività didattica e di ricerca rispetto alla situazione
attuale perché ciò che potrebbe venire effettivamente unificato
sono solo gli studi dei docenti (in ciascuno dei cinque palazzi sono
attualmente presenti docenti, biblioteca e aule).
Infine,
rimaniamo in attesa non solo di più informazioni sui vantaggi
economici dell’operazione, tanto magnificati dalla collega, ma
anche di rassicurazioni sulla congruenza economica della permuta
ovvero “acquisto con pagamento mediante permuta” relativamente ai
palazzi che verrebbero alienati, dall’inestimabile valore
storico-artistico.
Anna Cardinaletti
Direttrice del
Dipartimento di Studi linguistici e culturali comparati
Membro del
Senato accademico
MIO
Chiara
Dec 3, 2013
In merito agli interventi di
Frank Maracchione, rappresentante degli studenti del Dipartimento di
Studi sull'Asia e sull'Africa Mediterranea, e della collega prof.ssa
Anna Cardinaletti, direttrice del Dipartimento di Studi linguistici e
culturali comparati e membro del Senato accademico, vorrei richiamare
alcuni fatti.
Correttamente viene invocato da entrambe le
reazioni alle mie dichiarazioni il necessario rispetto degli organi
decisionali. E' fondamentale che si discuta negli organi che
rappresentano tutti e che chi è stato eletto svolga appieno le sue
funzioni. In Senato accademico il 25 giugno 2013 è stato approvato
da tutti i presenti (prof.ssa Cardinaletti inclusa, con l'astensione
della rappresentante degli studenti Gervasoni) il bilancio consuntivo
2012 e relativi allegati. A pagina 31 del bilancio consolidato 2012
approvato in Senato, nella sezione investimenti, si legge: “Va
infine segnalato che nel corso dell’anno, per mezzo di destinazione
di parte del saldo finanziario libero generatosi dalla chiusura del
bilancio consuntivo 2011, è stato creato un fondo destinato ad
edilizia di circa 5 milioni di euro, destinato in parte a finanziare
i lavori sull’immobile Ca’ Sagredo per la realizzazione del polo
linguistico, una volta che si sarà perfezionata l’operazione di
permuta immobiliare con i tre palazzi di proprietà dell’Ateneo,
Ca’ Bembo, Ca’ Cappello e Pl.Cosulich, autorizzata dal Consiglio
di Amministrazione nel mese di dicembre del 2012”. Frase tutt'altro
che oscura, criptica o poco chiara rispetto alle intenzioni e alle
scelte che si stavano assumendo.
Nelle delibere che riguardano
questo intervento poi sono allegate le planimetrie degli edifici
interessati; sono distinte le superfici, le superfici calpestabili e
le superfici utilizzabili a scopi didattici. A titolo solo
esemplificativo, un ampio salone di Ca' Bembo non è destinabile a
sala di lettura perché non potrebbero essere rispettate le norme di
sicurezza. E così in tanti altri casi. Perciò si dovrebbero
comparare superfici utili a fini didattici (aule, sale lettura, studi
docenti, uffici e simili) e non genericamente superfici.
C'è
poi l'aspetto economico, non trascurabile in un momento storico in
cui le risorse sono date e non certo illimitate. Tralasciando i
risparmi in conto esercizio che comporta l'accorpamento in un unico
edificio di servizi oggi polverizzati, andrebbero conteggiati tutti i
costi per mettere a norma i palazzi in vendita, per trovare spazi
alternativi durante i periodi dei lavori: somme che ingesserebbero il
bilancio dei prossimi dieci anni almeno, saturando la capacità di
indebitamento fissata dalle norme.
Il dibattito sulle idee e
la dialettica sono sempre positivi, quindi ciascuno è libero di
ritenere comunque non condivisibile la scelta. E però profondamente
scorretto dare una rappresentazione manipolata o falsa dei fatti per
piegarli alla propria visione. Percezione e opportunità, quando si
parla di comunicazione, sono aspetti da considerare, così come,
senza dubbio, sotto il profilo della comunicazione informale si
poteva fare di più. Ma per dialogare servono ingredienti
irrinunciabili: buona fede, onestà intellettuale e disponibilità
alla condivisione e al rispetto delle regole democratiche.
Chiara
Mio
Professore ordinario Dipartimento di Management – Università
Ca' Foscari
Emanuela
TREVISAN
Dec 3, 2013
Gentile Collega,
prendo
atto con piacere del fatto che, finalmente, si riconosce un punto che
finora era stato sottovalutato, ovvero che « sotto il profilo della
comunicazione informale si poteva fare di più ». Anche se ti
riferisci solo alla comunicazione informale, mentre io ritengo che
non solo si potesse ma si dovesse far molto di più anche sotto il
profilo di quella formale, il tuo è pur sempre un primo
riconoscimento di un modo di procedere molto discutibile e carente,
proprio sul piano della comunicazione. Preferisco sorvolare su altri
aspetti menzionati nella tua comunicazione come quello che riguarda
gli spazi, su cui sarebbe stato giusto poterne parlare proprio nei
dipartimenti interessati, prima di prendere decisioni affrettate, a
partire dalle planimetrie in cui si prospettavano tipologie diverse
di superfici o la questione economica sulla quale si possono anche
ipotizzare scelte diverse, per esempio tagliare fondi sugli eventi di
cui a Venezia non si sente proprio la mancanza o sulla questione
biblioteche sulla quale si sono raccontate tante storie confuse e che
non corrispondono al vero e su cui altri colleghi si sono soffermati.
Per riprendere invece il tema della comunicazione ritengo che quando
lo statuto dice « sentito il parere » del Senato si debba intendere
sentito il parere dei senatori, ovvero mi immagino che ci sia un
punto all’o.d.g che riguardi la questione sulla quale i senatori
dovranno esprimere il proprio parere, in maniera chiara e ben
comunicata, mentre a quanto risulta non esisteva tale punto all’odg.
Vorrei ricordare a questo proposito che non solo la direttrice del
dipartimento di studi linguistici Anna Cardinaletti ma neppure il
senatore del DSAAM, Massimo Raveri, era al corrente di quella
decisione (secondo quanto da lui stesso dichiarato in consiglio di
Dipartimento). Mi pare dunque che una questione che riguardava il
futuro della didattica e della ricerca di due dipartimenti dovesse
essere messa all’odg del senato per acquisire il parere dei
senatori e non relegata nel punto relativo all'approvazione del
bilancio consolidato 2012 in cui si segnalava un fondo finanziario
libero confluito in un "fondo destinato a...". Per quel che
riguarda la comunicazione insufficiente vorrei segnalare un’altra
bizzarria del sistema attuale dimostrata dal fatto che la persona
nominata dal rettore a rappresentare il personale amministrativo Anna
Franca Sibiriu che siede in consiglio di amministrazione e che, nella
fattispecie è anche la segretaria amministrativa del dipartimento
DSAAM non ha mai fatto cenno, neppure informalmente, alle decisioni
prese in CDA che riguardavano proprio il futuro del dipartimento in
cui lei stessa lavora. So bene che non era tenuta a farlo ma quanto a
comunicazione insufficiente direi che anche questo è un bell’esempio
che dovrebbe farci riflettere su organismi istituzionali che paiono
aver perso ogni contatto con chi costituisce l’Università ovvero
docenti, studenti e personale, finendo per assumere sempre più una
modalità d’azione chiusa e autoreferenziale. Si pensi solo ai
rappresentanti degli studenti in CDA impediti di comunicare con gli
altri studenti che essi rappresentano e « accompagnati » ai bagni
perché non avessero modo appunto di comunicare.
Dunque una
comunicazione carente al punto che per dibattere di un tema tanto
importante come la vendita/permuta di 3 palazzi storici veneziani e
del futuro di didattica e ricerca (aule, biblioteche) ha come unici
spazi a disposizione un blog del Rettore (nel cui titolo campeggia la
scritta "Parliamone") che parla di dragoni, un evento
sportivo o la stampa cittadina e nient’altro. Davvero carente il
sistema di comunicazione di questo Ateneo, parliamone! E’ evidente
che mentre sono venuti a mancare quei luoghi istituzionali che
l’Università un tempo aveva a sua disposizione e che permettevano
di favorire libertà d’espressione e circolazione di idee o quanto
meno la circolazione di informazione, ora ci troviamo di fronte a una
deriva di tipo autoritario che sembra conoscere un unico metodo di
comunicazione: la minaccia, la diffida e la denuncia.
Emanuela
Trevisan Semi
Docente DSAAM
Membro dell’ Advisory board di
Ca’ Foscari.
Alberto
SCUTTARI
Dec 3, 2013
Gentilissima prof. Trevisan
Semi,
La dott.sa Sibiriu, componente del Consiglio di
Amministrazione, è stata scelta dal Senato Accademico con delibera
del 28 novembre 2012.
La procedura seguita è quella descritta
dall'Art. 16, comma 2, dello Statuto di Ateneo.
Successivamente,
in esecuzione di tale delibera del Senato Accademico, la nomina è
stata assunta con decreto del Rettore, secondo quanto previsto dallo
Statuto e dal Regolamento Generale di Ateneo,
come avviene per
tutti i componenti degli Organi di Ateneo, delle strutture centrali e
di quelle di diattica e di ricerca.
Cordiali saluti,
Alberto
Scuttari
BUSETTO
Alessandro
Dec 5, 2013
Gentilissimo Direttore
Generale dott. Alberto Scutari,
il nodo centrale della questione
riguardante la collega Anna Franca Sibiriu non è da chi è stata
nominata o scelta, è bensì al contrario da chi NON E' STATA
indicata come tale.
Se deve rappresentare i Lavoratori dovrebbe
essere votata dai lavoratori stessi, altrimenti non chiamatela ”
rappresentante del Personale”.
Aderiamo all’appello lanciato
dalle RSU di Ateneo nel richiedere le dimissioni della collega dott.
Anna Franca Sibiriu, e la richiesta di indizione di nuove elezioni
perché i Lavoratori possano esprimere i loro candidati a
rappresentarli in tale organo.
Cordiali saluti
Per la Cub_Sur
di Cà Foscari
A. Busetto e E. Castellano
Giuliana
GIUSTI
Dec 5, 2013
Non ho visto nelle relazioni il
tanto citato problema che "A titolo solo esemplificativo, un
ampio salone di Ca' Bembo non è destinabile a sala di lettura perché
non potrebbero essere rispettate le norme di sicurezza."
Sicuramente in un ampio salone si devono disporre i tavoli permettere
il passaggio per le vie di fuga, e credo che attualmente questo sia
già rispettato in tutti i saloni di Ca' Bembo. Se i grandi saloni
non potessero avere nessun mobilio, tavolo o sedia, allora dovremmo
chiudere molte biblioteche cittadine come la bellissima Querini dove
generazioni di veneziani e veneziane hanno studiato e tuttora
studiano, che ha tutte sale ampie e passanti; la Biblioteca Marciana
che ha un meraviglioso salone passante tutto pieno di tavoli; la
Fondazione Cini. Sono questi tutti spazi in deroga alla
norma?
Giuliana Giusti
dip. SLCC
MANCINELLI
Manuela
Dec 5, 2013
A proposito della precisazione
del Direttore Generale, Ing. Scuttari, in qualità di rappresentante
del Personale TA e CEL in Senato Accademico, vorrei a mia volta
precisare che la collega Anna Franca Sibiriu è stata scelta dal
Senato accademico del 28 novembre 2012 quale rappresentante PTA in
Consiglio di Amministrazione con 8 voti favorevoli e 8 non
favorevoli, distinti fra: astenuti 5, contrari 3 (fra i quali le due
rappresentanti del PTA presenti alla seduta), come si può evincere
dalla lettura delle pagine 67-70 del verbale, e che quindi la nomina
è stata possibile solo grazie al voto prevalente del Rettore in caso
di parità di voti.
Nella medesima seduta, il Senato
accademico ha anche deliberato di impegnarsi a modificare la
procedura per la designazione delle rappresentanze in C.d.A,
prevedendo nell’avviso pubblico che le domande debbano essere
corredate di almeno 20 firme a sostegno di tutte le candidature
esterne e interne all’Ateneo, raccolte fra il personale di ruolo
interno.
Auspico però che la comunità Cafoscarina possa
iniziare a breve a parlare di una modifica dello Statuto di Ca’
Foscari, in modo che anche per il Consiglio di Amministrazione
possano esservi rappresentanze elette democraticamente e quindi
effettivamente rappresentative.
Cordialmente
Manuela
Mancinelli
Rappresentante PTA-CEL in Senato Accademico
Alessandro
CASELLATO
Dec 5, 2013
Condivido quello che ha
scritto Manuela Mancinelli; auspico che uno degli impegni che il
nuovo rettore vorrà prendere sia quello di modificare lo statuto,
consentendo di eleggere i rappresentanti di docenti e PTA in
Consiglio di amministrazione, come avviene in altri atenei. Ricordo
che questa richiesta era già stata avanzata in Commissione statuto
e, se fosse stata accolta, avrebbe forse evitato le tensioni che
stiamo vivendo.
Una precisazione ulteriore, per ricordare che una
seconda candidatura a rappresentante del PTA, avanzata con il
sostegno di una trentina di firme, era stata eliminata dal Comitato
di selezione delle candidature, presieduto dal rettore: la rosa tra
cui il senato fu chiamato a scegliere fu così ridotta a un solo
petalo.
Tengo a sottolineare, infine, che questa procedura è
stata corretta sul piano formale. Proprio questo rende evidente che
lo statuto va modificato.
Alessandro Casellato
Ricercatore -
Membro del Senato accademico
Guglielmo
Cinque
11 dicembre 2013
Caro Rettore,
pur
apprezzando l’idea di dare spazio ad un dibattito “sul tema della
[cosiddetta] permuta dei palazzi di Ca’ Foscari”, credo che il
forum abbia senso se, come il tuo blog, è aperto a tutti (cioè, non
accessibile solo tramite username e password di Ca’ Foscari),
proprio perché si tratta di un tema che travalica le mura di questo
ateneo. Altrimenti, considerata la disponibilità a spostare
“[e]ventuali nuovi commenti sul blog sul tema del polo
linguistico-umanistico [..] automaticamente nel forum”, le persone
potranno voler continuare ad utilizzare il tuo blog.
Nicoletta
Pesaro
12 Dicembre 2013
Gentile Rettore,
come membri dei
collegi didattici dei corsi di laurea MLC e ITES, condividiamo
l’intervento del prof. Cinque, e lo ringraziamo, cogliendo
l’opportunità di mantenere aperto e pubblico questo spazio di
civile confronto. Nelle ultime settimane molto si è parlato di
questione edilizia e, in senso più lato, delle modalità di gestione
e di comunicazione nel nostro Ateneo. Riteniamo siano questioni
importanti, centrali: le sedi materiali, in cui svolgere la propria
attività di ricerca e insegnamento per i docenti, di crescita e
formazione per gli studenti e di lavoro per il personale, sono anche
il luogo immateriale in cui la comunità universitaria diventa tale
grazie ai rapporti e agli scambi interpersonali che vi avvengono. Non
è solo la vicinanza fisica, ma anche e soprattutto la vicinanza
spirituale a creare il senso della comunità, la possibilità di
scambio e confronto delle opinioni e delle conoscenze.
Ecco
perché, crediamo, tanto clamore e tante tensioni si sono creati in
questi ultimi tempi: a essere colpito è stato uno dei punti
nevralgici della vita universitaria, il senso di appartenenza e di
comunità, appunto, e la scarsa comunicazione su importanti scelte di
fatto non poteva non indurre un senso di disorientamento e di
indignazione in molti.
Al dibattito più ampio e collegiale
che finalmente si è avviato sulle sedi veneziane, come Collegi
didattici dei due corsi di area linguistica con sede a Treviso
vorremmo si aggiungesse l’attenzione al problema più limitato, ma
altrettanto importante per chi ne sarà coinvolto, delle sedi
trevigiane di Ca’ Foscari. Ancora una volta siamo costretti ad
apprendere dai giornali quale potrebbe essere la destinazione dei
corsi di Ca’ Foscari a Treviso, alla quale si è accennato finora
solo frettolosamente e in forma di comunicazione dall'alto o, per lo
più, di voci di corridoio. Ancora una volta potrebbe accadere che
questioni rilevanti su come e dove si svolgerà la didattica (in
questo caso di una piccola minoranza della comunità cafoscarina)
vengano discusse e decise altrove, senza consultare e informare
debitamente chi poi dovrà vivere e subire concretamente gli esiti di
tali scelte. Le sedi cui alludono i giornali, per quanto prestigiose
e vantaggiose per Ca’ Foscari sul piano economico, potrebbero
rivelarsi problematiche sul piano pratico, poiché sono collocate in
aree extraurbane non facilmente raggiungibili da chi non possieda
mezzi propri. Inoltre, sarebbe utile avere maggiori informazioni sul
numero di aule, studi, biblioteche, sale di accoglienza per gli
studenti e uffici amministrativi che verrebbero a essere disponibili,
e soprattutto su quali corsi si intendano collocare nelle possibili
nuove sedi. Senza nessuna chiusura o pregiudizio sulle proposte che
verranno avanzate, ci auspichiamo soltanto che ogni decisione su
questa, come su altre questioni che interessano direttamente la vita
e il lavoro nella nostra Università, siano materia di confronto
aperto e rispettoso di tutte le sue componenti.
I
Collegi didattici del CdL in Mediazione Linguistica e Culturale
e
del CdLM in Interpretazione e Traduzione Editoriale,
Settoriale:
Attilio Andreini
Laura Brugè
Monica
Giachino
Fiorenzo Lafirenza
René Lenarduzzi
Luis Luque
Toro
Federica Passi
Nicoletta Pesaro
Graziano Serragiotto
Daniela
Meneghini
13 Dicembre 2013
Risposta alle tre interviste
rilasciate dal Rettore Carlo Carraro alla stampa locale il 4 dicembre
2013
L'articolo 9 della Costituzione della Repubblica Italiana
così recita:
"La Repubblica promuove lo sviluppo della
cultura e la ricerca scientifica e tecnica.
Tutela il paesaggio e
il patrimonio storico e artistico della Nazione".
Osserviamo
che per 'patrimonio storico e artistico della Nazione' s'intende il
complesso dei beni di proprietà pubblica e privata caratterizzato da
un'unitaria funzione culturale di testimonianza della civiltà
italiana. Commentando quest’articolo della Costituzione, così ebbe
ad esprimersi il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi:
“La doverosa economicità della gestione dei beni culturali, la sua
efficienza, non sono l’obiettivo della promozione della cultura, ma
un mezzo utile per la loro conservazione e diffusione. Lo ha detto
chiaramente la Corte Costituzionale in una sentenza del 1986, quando
ha indicato la ‘primarietà del valore estetico-culturale che non
può essere subordinato ad altri valori, ivi compresi quelli
economici’ e anzi indica che la stessa economia si deve ispirare
alla cultura, come sigillo della sua italianità. La promozione della
conoscenza, la tutela del patrimonio artistico non sono dunque
un’attività ‘fra le altre’ per la Repubblica, ma una delle sue
missioni più proprie, pubblica e inalienabile per dettato
costituzionale e per volontà di una identità millenaria”.
In
sintonia con queste alte parole, avvertiamo l'imperativo anzitutto
etico di salvaguardare e valorizzare il nostro patrimonio storico e
artistico che, in questo luogo di cultura che è l’Università,
abbiamo ricevuto da chi ci ha preceduto e che siamo chiamati a
trasmettere a chi verrà dopo di noi. È bene ricordare che il
concetto di sostenibilità, giustamente divenuto una bandiera
dell'Università Ca' Foscari, implica la possibilità di "soddisfare
i bisogni dell’attuale generazione senza compromettere la capacità
delle generazioni future di rispondere ai loro". Orbene, privare
le generazioni future d'inestimabili risorse quali i nostri beni
storico-artistici determina in tutta evidenza una "perdita di
valore" incolmabile e irrimediabile.
È sullo base di
tali fondamentali principi che ci stiamo occupando, da tempo, anche
delle questioni ‘tecniche’ (spazi inadeguati, incongruità
economiche, opacità amministrative, mancata condivisione di
decisioni vitali per la comunità cafoscarina) relative alla vicenda
della ‘permuta’, da parte di Ca’ Foscari, di tre palazzi
storici dell'Ateneo (Ca’ Bembo, Ca’ Cappello e Palazzo Cosulich)
con una palazzina anni '70 (ex-ENEL). I Consigli dei due dipartimenti
più direttamente coinvolti (quelli di area linguistica) si sono già
espressi in favore della sospensione di tale ‘permuta’ e
dell’apertura di un tavolo di confronto, al fine di trovare una
soluzione alternativa. Della vicenda nel suo complesso si è avuta
recentemente un’eco nella stampa locale con tre interviste concesse
dal Rettore di Ca’ Foscari in data mercoledì 4
dicembre.
Purtroppo, in tali dichiarazioni rilasciate dal Rettore
non abbiamo trovato risposta alle domande che, da circa un mese,
continuiamo a rivolgere tanto a lui quanto al Cda. Anzi, la lettura
di queste interviste alimenta nuovi dubbi e ulteriori perplessità
(non c’è mai stato fino ad oggi un confronto diretto fra la
comunità cafoscarina e il Rettore).
1 - Avevamo inteso che lo
scopo dell'operazione era “razionalizzare le sedi, trasferendo in
un'unica struttura i due dipartimenti […] sarà possibile avere un
unico plesso universitario per l’area umanistico-linguistica,
un’unica biblioteca a scaffale aperto” e questo perché “Non è
una buona università quella con i dipartimenti spaccati in due o tre
pezzi, con colleghi che quindi interagiscono poco e non hanno tutto
il materiale bibliotecario a disposizione” (lettera inviata dal
Rettore il 17/11/2013).
Ci siamo quindi meravigliati non poco
leggendo:
“…Ca' Bernardo sarà comunque utilizzato per
attività che erano negli spazi di Lingue” (La Nuova Venezia)
“…
le riviste spostate a Mestre saranno disponibili in 24 ore”
(Corriere del Veneto)
Ciò significa che la sede non sarà unica?
Se di questo si tratta, la biblioteca non potrà ovviamente avere a
disposizione tutto il materiale "a scaffale aperto". Quali
altre dislocazioni esterne si renderanno necessarie? Potremo mai
essere una “buona università” con la biblioteca dislocata in
sedi differenti, anche in terraferma, e con non meglio precisate
“attività” a Ca' Bernardo? Attendiamo chiarimenti.
2 -
Non ci pare, poi, che sia stata fatta la necessaria chiarezza sulla
mancata trasparenza nonostante dichiarazioni quali le seguenti:
“Non
c’è mai stata così tanta informazione e trasparenza in ateneo”
(Corriere)
“Tutti gli organi sono sempre stati informati ”
(Gazzettino)
Ma sinora in Senato Accademico la questione non è
mai stata discussa ufficialmente con un punto all'ordine del giorno,
come previsto dallo Statuto. Resta poi da chiarire il mistero del
verbale della seduta dell'8 luglio 2013, quello in cui viene
deliberato, in modo definitivo, di dare mandato al Rettore di firmare
il preliminare (entro il 2013) e il rogito (entro i primi tre mesi
del 2014) della “permuta” (la trattativa viene così definita in
quel verbale e negli altri due a disposizione sull’argomento:
luglio e dicembre 2012). Il punto del verbale che riguarda la
‘permuta’ (punto III-2 Edilizia e Patrimonio: Dipartimenti
dell’Area Linguistica – Accorpamento delle sedi – decisioni in
merito, pp. 26-37) è stato approvato nella seduta del Cda dell'11
ottobre: pubblicato sul sito di Ca' Foscari e tolto dopo pochi
giorni, è stato rimesso in approvazione nella seduta del 15 novembre
ma ad oggi non è più ricomparso nonostante le reiterate richieste
di poterlo visionare.
Questo il commento del Rettore nella già
citata lettera del 17/11/2013: “I verbali delle delibere sono
sempre stati messi in rete e sono visibili a tutti. Nell’ultima
settimana abbiamo temporaneamente tolto il verbale del Cda di luglio
2013 solo perché il notaio ci aveva chiesto delle precisazioni
formali e questo richiedeva una piccola modifica del verbale che è
stata approvata nel Cda di venerdì all’unanimità. Non vi è
nessun legame con gli articoli sui giornali o con le richieste di
chiarimento dei colleghi." Dopo venti giorni dalla lettera del
Rettore il verbale continua a essere “temporaneamente” oscurato,
e nulla s'è saputo delle precisazioni formali richieste da non si sa
quale notaio né della piccola modifica approvata. Se la “piccola
modifica del verbale” richiesta doveva porre rimedio a una mera
discrepanza fra il dibattito avvenuto e la relativa verbalizzazione
sarebbe stato facile e assai rapido apportarla. Ma come mai è un
notaio a segnalare tale discrepanza? Sorge un dubbio: ci troviamo
forse di fronte a una nuova decisione che avrebbe richiesto d'esser
messa all’ordine del giorno, con conseguente nuova delibera?
Attendiamo chiarimenti.
3 - “Cda e Senato ne hanno seguite
tutte le fasi da oltre un anno e tutti i direttori di dipartimento ne
erano informati. Ma anche i docenti, come il professor Zipoli, che
ora si lamentano per la vendita, erano perfettamente a conoscenza
dell’operazione” (La Nuova Venezia)
L’informazione
concernente la ‘permuta’ è stata accessibile, nell’area
riservata di Ca’ Foscari, da ottobre 2012 (dall’approvazione dei
verbali del luglio 2012, dove per la prima volta si dà mandato al
Rettore di formalizzare ‘la permuta’), ma la mancata condivisione
dei dettagli di tale trattativa a livello di ateneo ha sicuramente
contribuito a ritardare di vari mesi la piena consapevolezza, nella
comunità cafoscarina, di quanto stava accadendo. Non appena i
termini della ventilata ‘vendita’ di Ca’ Cappello e degli altri
due palazzi sono stati evidenti, è partita la richiesta di
chiarimenti e anche la protesta (una lettura immediata dei verbali
del luglio 2012 avrebbe certo accelerato il tutto). Va poi rimarcato
che alcuni commenti, come quelli riportati qui sotto (Corriere del
Veneto, 9-11-2013), hanno certo contribuito ad aumentare ritardi,
confusione e persino disinformazione:
“Due anni e mezzo fa è
stata ipotizzata la riunificazione in un’unica sede della facoltà
di lingue – spiega l’ateneo – come avverrà è ancora allo
studio, ci sono più ipotesi al vaglio tra cui quella che riguarda i
tre palazzi in questione, si tratta però di ipotesi e non è detto
che prenderà corpo”.
Anche la seguente Nota Ufficiale di Ca’
Foscari (23-11-2013) ha contribuito ad accrescere ulteriormente le
incertezze:
“I documenti circolati ed emessi da canali non
conosciuti dall’Ateneo, sulla cui base sono state costruite
congetture e ipotesi sull'operazione immobiliare, non sono ufficiali
e sono superati dalle più recenti deliberazioni degli Organi di
ateneo”.
“Recenti deliberazioni” che peraltro non sono
ancora apparse.
4 - “Gli altri non hanno tutte le
informazioni necessarie. Non sanno che quando andremo a riempire gli
spazi vuoti li coinvolgeremo tutti nei progetti” (Corriere del
Veneto)
“Tutta la discussione sull’uso dei nuovi spazi avverrà
dopo e sarà fatta coinvolgendo la facoltà che deciderà come
utilizzarli” (La Nuova Venezia)
L'idea che il necessario
coinvolgimento della “facoltà” (sic) debba avvenire dopo
l’eventuale ‘permuta’ è cosa quantomeno curiosa: se dopo la
‘permuta’ i dipartimenti interessati si fossero accorti (come in
effetti sta accadendo ora, fortunatamente prima della chiusura della
trattativa) che gli spazi non sarebbero stati né adatti né
sufficienti per accogliere tutte le componenti coinvolte, che cosa
sarebbe successo? Orbene, un tale guasto sarebbe stato facilmente
evitato grazie a una condivisione preliminare della fattibilità del
progetto con coloro che poi ne sarebbero diventati gli ‘utilizzatori
finali’. Condivisione che però non c’è stata. La ‘condivisione
a posteriori’ è certo un concetto innovativo ma non rispettoso
delle più ovvie regole di convivenza democratica, con possibili
risvolti irrazionali e anche assai dispendiosi. Il coinvolgimento
‘democratico’ ora prospettato appare decisamente singolare, dal
momento che il Rettore sembra avere già preso molte decisioni
fondamentali: la metratura delle stanze (14 metri quadrati per ogni
docente, stando al Gazzettino), i luoghi ove saranno collocati i
periodici e il loro tempo di consegna (stando al Corriere) e
addirittura la cifra precisa (con lavori già previsti e quindi da
non discutersi) da spendersi per la ristrutturazione (4.724.798,47
euro - I.V.A. compresa - secondo il verbale CdA di luglio 2013). E
dunque che cosa rimane da decidere insieme? La tinteggiatura da dare
alle pareti?
5 - “Chi ha lo studio sul Canal Grande non vuol
trasferirsi all’ex-ENEL” (Gazzettino)
Tale affermazione, come
anche quella secondo cui Qualcuno ha posizioni di privilegio che non
vuole perdere, come bellissimi e ampi uffici sul Canal Grande
(Corriere del Veneto), è frutto di un facile e generico ‘populismo’
che mira a raccogliere un consenso immediato e superficiale,
rischiando di creare artificiose divisioni. Si tratta di affermazioni
che lasciano il tempo che trovano (e lo sa bene chi è in contatto
con la comunità che vive in quei luoghi) e che potranno essere
facilmente smentite dai fatti. Nel caso si prospetti una soluzione
adeguata per tutti e rispettosa del nostro senso civico, nessuno avrà
nulla da ridire se si dovranno lasciare biblioteca, studi e uffici.
Ciò che conta è che i palazzi restino all’Università, non che
coloro che attualmente vi risiedono restino in quei palazzi.
6
- Anche sulla tipologia della transazione, non sono giunti
chiarimenti, anzi, la situazione è stata resa persino più
ingarbugliata. La trattativa viene ora descritta in questo modo
sibillino:
“È una vendita che noi paghiamo non con denaro, ma
con tre immobili. Si chiama vendita attraverso permuta”
(Gazzettino)
“Si tratta di una vendita attraverso una permuta.
Che però non ha nulla a che fare con la permuta del Codice dei Beni
culturali citata in questi giorni. La Soprintendenza ha autorizzato
una vendita. Solo che invece di pagare cash paghiamo con immobili”
(Corriere del Veneto).
“È un’operazione d’acquisto con
permuta. Noi compriamo Ca’ Sagredo e vendiamo i nostri tre palazzi,
ma senza esborso di denaro, con un’operazione alla pari” (La
Nuova Venezia).
Orbene, si tratta di vendita o di
permuta?
Supponiamo che si tratti di vendita. Dice in
proposito il Rettore: “non si sceglie il venditore, si sceglie
l’oggetto da comprare” (Corriere del Veneto). A prescindere dal
fatto che è doveroso verificare anche le credenziali del
"venditore", forse si sarebbe almeno potuto pensare a
scegliere, per i tre palazzi, un acquirente più generoso, magari
tramite la consueta procedura dell’asta pubblica che, nel caso
della passata - ed esecrabile - vendita di altri due palazzi storici
di Ca’ Foscari (Ca’ Garzoni Moro e Ca’ Nani Mocenigo) produsse
un aumento di valore rispetto alle cifre iniziali fissate
dall’Agenzia delle Entrate. E perché è stata richiesta solo
un’altra valutazione dei tre palazzi (oltre a quella dell’Agenzia
delle Entrate)? Non sarebbe stato meglio avere più valutazioni, così
da poterle utilmente comparare?
Se invece si trattasse di una
permuta questa non è praticabile, come il Rettore stesso ricorda in
queste interviste. L'impraticabilità della permuta è stata già
autorevolmente ribadita, tramite la stampa, dal direttore regionale
dei beni culturali dott. Ugo Soragni. Si noti che nei verbali del Cda
che trattano la questione (luglio 2012, dicembre 2012, luglio 2013),
si parla solo e sempre di permuta, mentre l’autorizzazione
all’alienazione di questi tre palazzi da parte dei Beni culturali
parrebbe avvenuta sulla base di una richiesta di vendita (art. 56 e
non 58 del Codice dei beni culturali e del paesaggio).
7 -
Sull’ipotizzato risparmio in termini economici che l’operazione
porterebbe all’Ateneo, ci limitiamo a qualche osservazione. Queste
le parole del Rettore:
“Mettere a posto i tre palazzi ci
costerebbe 12 milioni, mettere a posto l’ex-ENEL 4.5” (Corriere
del Veneto)
Questo è invece quanto risulta dal verbale dell’8
luglio 2013 (p.31): “Ne consegue che l’impegno massimo
prevedibile [per i lavori a Ca’ Sagredo, gli oneri fiscali e i
costi per traslochi e arredi] è pari a Euro 7.575.890,87,
nell’ipotesi di esecuzione di tutte le lavorazioni, e di Euro
6.842.575,39 nell’ipotesi di esecuzione delle sole lavorazioni
necessarie”.
Sempre nel verbale dell’8 luglio 2013 si
legge:
(p.31) Vi è una sbilancio negativo tra fonti
disponibili e impieghi prevedibili di Euro 2.001.421,27 nel caso si
eseguano anche gli interventi edilizi non obbligatori e di Euro
1.268.105,79 nel caso questi ultimi non siano eseguiti.
(p.32)
Tale sbilancio riguarda la previsione delle spese necessarie per
avere la completa fruibilità dell’immobile e dovrà essere
recuperato mediante risorse di bilancio eventualmente disponibili in
fase di assestamento e programmazione oppure mediante ricorso a
indebitamento.
Queste ultime affermazioni paiono in palese
contraddizione con quella secondo cui “Il mio successore avrà i
bilanci garantiti fino al 2021”, riportata dal Gazzettino.
Sui
risparmi, sempre nei verbali dell’8 luglio 2013 (p.33), si legge
ancora:
“messa a norma di Ca’ Bembo (Euro 580.000);
eliminazione dell’affitto di Ca’ Vendramin (Euro 326.171 a
decorrere dall’anno 2015) e riduzione dei servizi di portierato (da
quattro postazioni a una postazione) per un risparmio annuo stimabile
in circa 500.000 Euro.”
Non sono invece quantificati gli
interventi di messa a norma di Ca' Cappello (Palazzo Cosulich è
stato restaurato di recente), per cui non siamo in grado di capire
come si possa giungere all’ipotizzata cifra di 12 milioni per
“mettere a posto i tre palazzi”. Attendiamo
chiarimenti.
Un’osservazione finale su un tema che esula in
certa misura dalla questione sedi ma che ci colpisce e preoccupa: una
decina di studenti sono stati recentemente indagati per interruzione
di pubblico servizio in relazione agli episodi accaduti durante il
Cda del 15 novembre. In tale circostanza gli studenti si trovavano a
Ca' Foscari per esprimersi su varie questioni, fra cui anche questa
della 'permuta'. Ecco le precisazioni del Rettore:
“Non ho
denunciato nessuno, ho fatto un esposto alla procura per interruzione
di pubblico servizio” (Corriere del Veneto)
“Non ho fatto
denuncia, ma un esposto in cui ho raccontato i fatti, dicendo che è
stato un episodio grave. Deciderà poi chi di dovere se ci sono
reati” (Gazzettino)
In molti si chiedono se, in mancanza
di tale ‘esposto’ o, comunque, senza la presenza della polizia
chiamata dal Rettore in ateneo (i cui agenti, peraltro, non ritennero
necessario chiedere i documenti identificativi agli studenti), quelle
denunce sarebbero mai scattate. Denunce che, non va sottaciuto,
preoccupano gli studenti coinvolti, suscitano il nostro disagio e
danneggiano l'immagine di Ca' Foscari.
Insomma, i
“chiarimenti” offerti del Rettore in queste tre interviste non
hanno affatto contribuito a risolvere i dubbi e le perplessità già
avanzate, anzi hanno aumentato alcune incertezze (per esempio, non è
dato nemmeno sapere a che punto sia giunta la trattativa).
Restiamo
quindi in attesa di risposte, continuando a chiedere che sia
ufficializzata la sospensione della trattativa così da consentire
una valutazione più approfondita e condivisa, nell'interesse di
tutti.
Lo scopo è quello di trovare un giusto ed equilibrato
compromesso fra la doverosa difesa del nostro patrimonio
storico-artistico e l’imprescindibile opera di razionalizzazione e
ottimizzazione delle risorse a disposizione.
I docenti, il
personale tecnico amministrativo e 123 studenti di Ca’ Cappello