Quando la situazione è difficile è
necessario essere chiari ed evitare l'ipocrisia: la responsabilità
politica e morale delle violenze che ci sono state a Roma sabato 15
ottobre durante la manifestazione degli indignati è, in primo luogo, di questo governo
e secondariamente di questa opposizione balbettante ed equivoca.
Se si trasforma la democrazia, cioè
l'unico modo che abbiamo saputo realizzare per evitare i cambiamenti
violenti, in un mercato indegno dove vince sempre il più ricco, poi
non ci si può stupire se qualcuno decide di rispolverare concetti e
pratiche che sembravano ormai appartenere al passato.
Se una generazione deve assistere alla
propria espulsione dal mercato del lavoro da una crisi che è stata
creata dalle grandi istituzioni finanziarie e da un'economia fuori
controllo che crea una sempre maggiore distanza tra poveri e ricchi,
poi non ci si può stupire se qualcuno decide di trasformare la
propria disperazione in rabbia violenta.
Se dobbiamo assistere troppo spesso al
triste spettacolo di cittadini morti in circostanze poco chiare
mentre erano in custodia presso le forze dell'ordine o che da esse
vengono malmenati in maniera ingiustificata e tutto questo poi non
porta mai alla punizione dei responsabili e, soprattutto, alla fine
di questa barbarie, poi non ci si può stupire se un blindato viene
dato alle fiamme e su di esso venga scritto “ACAB” (All Cops Are
Bastards).
Non si può pensare di esasperare, con
le proprie inadempienze politiche e morali, un intero popolo e poi
pensare che questo non crei conseguenze anche violente: se solo a
Roma la protesta ha avuto gli esiti che si sono visti, mentre nelle
altre nazioni tutto si è svolto in maniera ordinata, è perché solo
in Italia c'è questa democrazia malata che non dà ai propri
cittadini la speranza del cambiamento attraverso le procedure
pacifiche del voto e della rappresentanza parlamentare.
Poi ci sono le responsabilità
individuali, dei manifestanti che hanno usato la violenza e di chi
queste violenze avrebbe dovuto contenerle e, possibilmente, fare in
modo che non ci fossero. Ho seguito per tutto il pomeriggio la
diretta di Sky TG24 e l'inviata per un paio d'ore, e forse più, ha
parlato di una piazza San Giovanni dove i manifestanti, sia quelli
pacifici, sia quelli violenti, non avevano via d'uscita. Che io
sappia, ma non sono un tecnico dell'ordine pubblico, chiudere tutte
le possibilità di fuga ad un massa di manifestanti è il modo
migliore per provocare incidenti, per l'impossibilità di defluire
delle masse coinvolte. Inoltre chi si trova costretto in tale
situazione ha l'ulteriore alibi all'esercizio della violenza dato
dal non avere via di scampo: mi piacerebbe che, oltre ai manifestanti responsabili delle violenze, sul banco degli imputati ci fossero anche i responsabili
dell'ordine pubblico, ma Lorsignori, naturalmente, hanno fatto solo
il loro dovere, cioè hanno provocato quello che avrebbero dovuto
evitare.
Io detesto la violenza e vorrei che
fosse sempre evitata, ma detesto anche l'ipocrisia e la patente
incapacità di una classe dirigente che ha la responsabilità morale
e politica di questa situazione e non fa niente per togliere le cause
che l'hanno provocata, anzi sembra volerne sempre aggiungere altre.
idiota come sempre
RispondiElimina@Anonimo: grazie per l'attenzione
RispondiEliminanon è vero che a piazza san giovanni non c'erano vie d'uscita... io ero lì e non davanti ad un monitor televisivo....
RispondiElimina@anonimo: Questo è quello che dicevano alla diretta Sky TG24 e che ho letto in qualche commento di altri partecipanti. Se le cose erano meglio di quanto ho potuto pensare sulla base delle mie informazioni non posso che rallegrarmene, in ogni caso non mi pare che ci sia stata una gestione efficiente dell'ordine pubblico a meno che non pensiamo che l'unico autorizzato ad emettere giudizi sia il ministro Maroni.
RispondiElimina@anonimo: alcune persone che erano in piazza San Giovanni mi hanno confermato che non è stato possibile spostarsi fino a quando non sono finiti gli scontri. Non so cosa dire, evidentemente ci sono state delle percezioni diverse di quale fosse la situazione reale.
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