venerdì 22 luglio 2011

Spider Truman e la logica

Impazza il gioco su chi sia Spider Truman. Ieri era Francesco Caruso, ex parlamentare di Rifondazione Comunista, che poi ha smentito (http://www.controlacrisi.org/joomla/index.php?option=com_content&view=article&id=16399&catid=39&Itemid=68). Il fatto che fosse lui aveva creato in rete un'ondata di indignazione, come se essere un ex parlamentare cambiasse qualcosa delle cose dette, a prescindere dal fatto di condividerle oppure no.

A me tutto questo ha ricordato un bellissimo libro di Irving Copi, Introduzione alla logica, edito dal Mulino. Nel capitolo sugli errori di ragionamento (Fallacie informali, p. 67, ed. 1987) descrive l'errore chiamato argumentum ad hominem (argomento diretto contro una persona), in cui si incorre “quando, invece di confutare la verità di ciò che è stato asserito, si sollevano dubbi sulla persona che ha fatto l'osservazione” (p. 70).

La cattiva retorica non fa bene a nessuno e, per quanto riguarda la “casta” e i suoi privilegi, ne è sempre stata uno degli strumenti comunicativi più efficaci, basti pensare a cosa sono stati gli ultimi vent'anni.

Fra le altre cose, le vecchie edizioni del libro di Copi (in Italia è stato pubblicato per la prima volta nel 1964), compresa quella dell'87 in mio possesso, contengono un'introduzione di Enzo Melandri, dall'illuminante titolo Logica, introduzione alla democrazia: quando un titolo dice già tutto.

A proposito: è arrivato il secondo video di Spider Truman su parlamentari e banche. Piccolo esercizio di logica: cosa cambierebbe, della verità o falsità di quello che dice, se lui fosse Caruso, o Franceschini, o Fini, o Pinco Pallino? Chiunque fosse sarebbe comunque una notizia da verificare. Punto.

lunedì 4 luglio 2011

NO TAV e violenza

La resistenza, individuale e collettiva agli atti dei pubblici poteri, che violino le libertà fondamentali e i diritti garantiti dalla presente Costituzione, è diritto e dovere di ogni cittadino.
È questo l'abituale principio della resistenza, logico corollario dei due articoli precedenti.
Cfr. Costituzione francese del 19 aprile 1946, articolo 21: «Qualora il Governo violi le libertà e i diritti garantiti dalla Costituzione, la resistenza sotto ogni forma è il più sacro dei diritti e il più imperioso dei doveri».

Quello appena enunciato è l'art. 3, proposto dall'onorevole Giuseppe Dossetti per la Costituzione italiana alla cui stesura stava partecipando come membro dell'Assemblea Costituente (http://legislature.camera.it/_dati/costituente/lavori/relaz_proposte/I_Sottocommissione/10nc.pdf).

Dossetti faceva parte della Prima sottocommissione sui diritti e i doveri dei cittadini. Aldo Moro, nella seduta del 30 luglio 1946, riferendo quanto la sottocommissione aveva fatto il giorno precedente, presentò un “elenco sistematico dei diritti e dei doveri del cittadino” in cui, al punto 21, nella parte relativa alle libertà civili dell'uomo, c'era il “diritto di resistenza all'atto illegale dell'autorità” (http://legislature.camera.it/_dati/Costituente/Lavori/I_Sottocommissione/sed002/sed002nc.pdf).

Anche se questo diritto, alla fine dei lavori dei costituenti, non è stato esplicitamente previsto, esso è implicito nell'idea stessa di Costituzione, come limite fondamentale a qualsiasi esercizio del potere che travalichi la democrazia di cui la Costituzione è garanzia.

Mi è venuto in mente questo a proposito dei commenti sulla “violenza dei NO TAV” e ripensando al 16 marzo del 1977 a Bologna.

(La foto originale, di Enrico Scuro, ed altre relative allo stessa giornata, si trovano qui)





L'11 marzo, durante una manifestazione all'università, era stato ucciso dai carabinieri Francesco Lorusso, uno studente aderente a Lotta Continua. A questo erano seguiti alcuni giorni di scontri piuttosto violenti che erano culminati con l'occupazione militare della zona universitaria.

Il 16 marzo si svolse, in piazza Maggiore, una manifestazione dei partiti dell'arco costituzionale (così si diceva all'epoca), quindi anche della DC, la DC del ministro degli Interni Cossiga, che noi studenti, compagni di Francesco, ritenevamo, a torto o a ragione, responsabile di quella morte.

Il fratello di Francesco, Giovanni, avrebbe voluto leggere un intervento, a quella manifestazione, ma a noi, e quindi anche a lui, fu impedito l'accesso alla piazza perché noi eravamo “i violenti”, e la manifestazione era, appunto, contro la violenza, quindi contro di noi.

Mi ricordo bene la sensazione di esclusione che io, e molti altri, avemmo quel pomeriggio: dentro la piazza c'era la DC e noi eravamo fuori, anzi noi eravamo il nemico, quella manifestazione era contro di noi che eravamo “i” violenti.

Io penso che in quel momento il PCI abbia consumato una rottura netta con quella parte della mia generazione con la quale avrebbe dovuto, invece, trovare una mediazione. Penso che quella scelta, e l'idea complessiva di politica che c'era dietro, cioè la mediazione con il potere “vero”, quello appunto della DC, invece che con il movimento, abbia segnato il percorso poco brillante che la sinistra italiana ha avuto successivamente (per capire: fatte tutte le dovute distinzioni, sarebbe come se adesso il PD e il PDL facessero una manifestazione assieme contro la “violenza dei NO TAV”).

Esattamente un anno dopo, il 16 marzo 1978, Aldo Moro, proprio quell'Aldo Moro della Costituente, fu rapito dalle Brigate Rosse e, poco più di un mese dopo, ucciso: un'altra delle cose che pensai quel 16 marzo del 1977 era che stavano facendo una grande favore a quelli che vedevano nel terrorismo una concreta possibilità di azione. Io, come la maggior parte degli aderenti al movimento, non amavo per niente la violenza, e men che meno il terrorismo, ma capivo che quello che stava facendo il PCI in quel momento, il PCI peraltro fiero e sincero avversario di ogni prospettiva di lotta armata, era spingere verso di essa tutti coloro che si sentivano esclusi dalla rappresentanza e pensavano che la violenza fosse una opzione possibile.

Quelli che nel 1977 avevano la mia età attuale erano ventenni durante la guerra civile e durante gli anni, appunto, della Costituente, ma si sono ben guardati dal ricordarci, e, prima ancora, dal ricordare a se stessi, quel dibattito nella prima sottocommissione della Costituente, cioè dal ricordare che l'unica possibilità per evitare la violenza politica è ampliare lo spazio della democrazia, e non restringerlo, costringendo così chi protesta in un angolo, senza la possibilità che le proprie rivendicazioni trovino un luogo all'interno del quale poter essere espresse.

Non vorrei che adesso la sinistra rifacesse lo stesso errore che fece più di trenta anni fa. In questo momento la sinistra deve essere in grado, se vuole ricominciare ad esistere, di ascoltare le istanze dei movimenti che si stanno sviluppando anche qui in Italia. Gli attuali movimenti non rappresentano l'utopia, al contrario è utopistico pensare che il modello del capitalismo neoliberista, che distrugge gli uomini e l'ambiente, possa continuare ad essere un modello possibile. Se la sinistra vuole esistere deve creare un modello alternativo, che sappia essere più vicino alle istanze dei cittadini, che sappia ricominciare dal basso includendo e non escludendo.

Quindi, per favore, niente anatemi contro i violenti, maggiore attenzione a come il disagio sociale si crea e, più nello specifico, in questo caso, l'Europa e il progresso dovrebbero essere messi in secondo piano rispetto alle rivendicazioni delle comunità locali, perché queste rappresentano un'idea diversa di sviluppo e società e non semplicemente l'egoistico rifiuto di concedere il proprio giardino per il bene comune: forse, in questo caso, il bene comune è la Val di Susa così com'è.


venerdì 1 luglio 2011

Nuova legge sui figli nati "fuori dal matrimonio"

I figli di persone non sposate, finora, in Italia, non avevavno altri parenti al di fuori dei propri genitori. Non aveva nessuna importanza la famiglia di fatto per definire gli altri rapporti parentali: due bambini nati entrambi dagli stessi genitori, che hanno riconosciuti entrambi, sul piano giuridico, non sono neanche fratelli fra di loro e, quindi, tanto meno hanno nonni, zii, cugini. Così è, o, forse, fra un po', era, perché la camera ha approvato un provvedimento che cambia il diritto di famiglia, equiparando i figli nati "fuori dal matrimonio" a quelli nati "dentro al matrimonio".
Se tutto va bene e il provvedimento passerà anche al senato, questa assurda situazione sarà sanata: un piccolo passo verso una maggiore civiltà.