mercoledì 29 giugno 2011

A proposito di spazzatura

A volte, in maniera del tutto casuale, si trovano cose che si collegano direttamente a quello che succede nel presente, anche se risalgono ad un tempo molto diverso.
E' il caso di questo breve film brasiliano, Ilha das flores (L'isola dei fiori), realizzato da Jorge Furtado, un cineasta brasiliano, nel 1989, cioè molti anni prima che Napoli fosse invasa dai rifiuti.
Con un'ironia molto secca e con grande efficacia, in soli 12 minuti, ci fa riflettere su come noi umani, dotati di un "cervello altamente sviluppato e i pollici opponibili", produciamo un'enorme quantità di rifiuti, e, in genere, alimentiamo un assurdo, e crudele, ciclo economico.



I sottotitoli in italiano dovrebbero apparire automaticamente. Nel caso non fosse così cliccare su "CC".
I sottotitoli (www.yound.net) sono di Caparezzola, io ho rivisto solo alcune parole.


sabato 25 giugno 2011

Life In A Day

Il 24 luglio 2011 sarà il primo anniversario del 24 luglio 2010. Il 24 luglio 2010 è stato il giorno scelto da Kevin Macdonald, regista, e Ridley Scott, produttore, per un interessante esperimento cinematografico, cioè un film realizzato montando i video girati dagli utenti di YouTube che documentavano quel preciso giorno.
L'iniziativa ha avuto un successo straordinario, 4500 ore di video inviati da circa 80000 utenti. Il film è stato presentato in anteprima al Sundance Film Festival, dove è stato proiettato il 27 gennaio e contemporanenamente sul sito YouTube del progetto (http://www.youtube.com/user/lifeinaday), dove si è potuto vedere sottotitolato in molte lingue fra cui l'italiano.
In questo video il regista spiega cosa devono fare coloro che vogliono inviare il proprio materiale: filmare la propria vita, rispondere a tre domande sulla cosa che amano di più, quella che fa più paura e quella che li fa ridere, e mostrare il contenuto delle proprie tasche.




Il risultato finale è stato un film (un documentario?) molto emozionante e un modo di utilizzare la rete davvero geniale, fra l'altro il sito YouTube permette la visione di molti spezzoni catalogati sia geograficamente, sia per parole chiave.
Il film è uscito in Germania e in Gran Bretagna in giugno e il 24 luglio sarà nei cinema degli Stati Uniti. Per ora in Italia non sono ancora previste proiezioni, però si può trovare in rete sia il film, sia il file con i sottotitoli in italiano e da settembre sarà diponibile ufficialmente su YouTube.
Che relazione ha tutto questo con la politica in Italia? A me Life In A Day è tornato in mente a proposito del peso che ha avuto la rete nelle ultime elezioni amministrative e ai referendum. Non saprei dire quanto ha contato, però penso che abbia attivato una grande capacità di condivisione di un obiettivo comune, così come è avvenuto per questo film. Inoltre, nella campagna per le amminstrative e per i referendum, non c'era nessun coordinamento paragonabile a quello che è stato messo in atto dalla produzione del film e che ha permesso il successo dell'iniziativa.
Mi vengono in mente due cose:
  1. la rete è uno strumento che, usato bene, fa aumentare il tuo potere (banale, ma andrebbe ricordato);
  2. quando i partiti impareranno ad utilizzarla, e non andranno più a Sucate, il gioco si farà più difficile.
Insomma per come la vedo io, per ora è andata così perché in questo momento l'elettorato giovanile, che utilizza la rete, è orientato a sinistra, ma non sempre sarà così e, soprattutto, anche i Biechi Blu (vedi Yellow Submarine), prima o poi, impareranno ad utilizzarne i vari strumenti e dopo il gioco si farà più duro.
Intanto buone vacanze e andate a vedere Life In A Day, se vi capita.

venerdì 17 giugno 2011

Stefano Rodotà sul quorum ai referendum

Anche Stefano Rodotà, come Scalfari precedentemente, si è espresso a favore di una modifica del quorum che rende validi i referendum abrogativi.
Del suo articolo, Referendum, una vittoria che viene da lontano, pubblicato dalla "Repubblica" il 16 giugno 2011, riporto la parte che più interessa per la questione del quorum:

Guardiamo alle novità, allora, e alle prospettive e ai problemi che abbiamo di fronte. Il voto di domenica e lunedì ha restituito agli italiani un istituto fondamentale della democrazia - il referendum, appunto. Ma ci dice anche che bisogna eliminare due anomalie che continuano a inquinarne il funzionamento. È indispensabile riscrivere la demagogica legge sul voto degli italiani all'estero, fonte di distorsioni, se non di vere e proprie manipolazione. È indispensabile ridurre almeno il quorum per la validità dei referendum. Pensato come strumento per evitare che l'abrogazione delle leggi finisse nelle mani di minoranze non rappresentative, il quorum ha finito con il divenire il mezzo attraverso il quale si cerca di utilizzare l'astensione per negare il diritto dei cittadini di agire come "legislatore negativo". Si svilisce così anche la virtù del referendum come promotore di discussione democratica su grandi questioni di interesse comune.

giovedì 16 giugno 2011

Pinocchio Brunetta e i fatti

Pinocchio Brunetta, ottimo ministro del migliore governo degli ultimi 150 anni, cioè di sempre, visto che prima lo stato italiano non esisteva, non mostra molta attenzione nei confronti di chi dovrebbe amministrare, cioè i precari della, appunto, pubblica amministrazione. Ma, in fondo va capito: quattro straccioni (anzi, in questo caso "straccione") che rovinano le sorti magnifiche e progressive che l'Italia sta realizzando da quando Lui esercita magistralmente la sua altissima funzione: no, no, proprio non si fa.



Poi nascono le polemiche e Pinocchio Brunetta racconta la sua versione che, in fondo, quasi coincide con i fatti: peccato che i tempi debbano essere completamente invertiti e che lui non abbia esattamente lasciato il palco spiegando gentilmente che era una questione un po' troppo complicata da trattare in poco tempo, ma questi, per le persone come lui, sono particolari trascurabili, fuscelli lungo il cammino della grande storia, che non si occupa di quei dettagli che sono le vite delle persone, per giunta appartenenti all' "Italia peggiore", come la chiama lui e, immagino, i suoi amici.
Sono orgoglioso di fare parte di quell'Italia peggiore che preferisce i precari al Ministro Brunetta e ai suoi amici, e sono molto contento che qui a Venezia, per due volte, abbiamo impedito che diventasse Sindaco una persona capace di raccontare, con così grande faccia tosta, simili menzogne.

mercoledì 15 giugno 2011

Mappa del voto ai referendum nelle varie regioni

La mappa seguente rappresenta l'affluenza ai referendum nelle varie regioni d'Italia.
Cliccando si ingrandisce


La successiva, invece, è la mappa che rappresenta, regione per regione, lo scarto tra centrodestra e centrosinistra alle elezioni politiche del 2008.
In alcuni casi appaiono delle correlazioni, come per l'Emilia-Romagna o la Toscana, che hanno un centrosinistra più forte del centrodestra e anche una alta affluenza alle urne, mentre in altri non è così, come, per esempio per il Trentino-Alto Adige, che è in assoluto la regione con la maggior percentuale di votanti ai referendum, anche se il centrodestra, alle passate elezioni politiche superava, seppur non di molto, il centrosinistra. Un confronto interessante è tra l'Umbria e il Veneto, che hanno praticamente la stessa affluenza (c'è una differenza di appena mezzo punto) anche se il rapporto tra i due diversi schieramenti politici è del tutto opposto, seppur non nella stessa misura. D'altra parte c'è il caso della Basilicata che è un po' l'opposto del Trentino: ha la stessa percentuale della Lombardia, ma ha votato alle elezioni del 2008 in maniera opposta.
Il voto ai referendum è andato molto al di là delle appartenenze politiche dei cittadini che l'hanno espresso e, probabilmente, ha avuto delle determinazioni "locali", nel senso che ha contato molto la presenza, il contatto diretto con la miriade di persone che si sono attivate: forse in alcune situazioni apparentemente favorevoli, questo non è avvenuto. O, forse, ha influito la mancanza della Lega, che in Basilicata non c'è: sarebbe un indizio al contrario che il voto che è arrivato dal centrodestra proveniva soprattutto da essa e non dal PdL.
Sarà interessante, a questo proposito, vedere le analisi del voto fatte dagli esperti di flussi elettorali.


Per comodità si allega la tabella con i dati ordinati per affluenza decrescente.
La mancanza del dato sulle elezioni politiche in Val d'Aosta è perché gli schieramenti non erano paragonabili al resto d'Italia.

Regioni Scarto tra cdx e csx
anno 2008
Affluenza referendum
anno 2011
Trentino-Alto Adige 2,56 64,60
Emilia-Romagna -13,59 64,15
Toscana -16,7 63,61
Marche -8,69 61,56
Valle d'Aosta
61,10
Liguria 1,07 59,43
Umbria -11,23 59,37
Piemonte 9,47 59,04
Veneto 23,62 58,92
Lazio 2,78 58,90
Molise -3,75 58,69
Sardegna 2,89 58,64
Friuli-Venezia Giulia 12,1 58,20
Abruzzo 2,69 57,50
Lombardia 23,02 54,41
Basilicata -6,93 54,33
Sicilia 25,48 52,70
Puglia 11,86 52,55
Campania 17,57 52,29
Calabria 7,67 50,38

martedì 14 giugno 2011

Un mappa dell'affluenza ai referendum in Veneto

In questa mappa si può vedere l'andamento della partecipazione al voto ai referendum del 12 e 13 giugno per quanto riguarda il Veneto.
Cliccando sulla mappa si ingrandisce.



Il confronto con le elezioni politiche del 2008 mostra il dato molto interessante della provincia di Padova, che pur non essendo quella in cui lo scarto tra centrodestra e centrosinistra è minimo, è quella in cui c'è stata la massima affluenza al voto ai referendum, con un punto in più rispetto a Venezia che però aveva il centrosinistra più forte della regione. Un'analisi della situazione locale probabilmente farebbe capire il perché. azzardo un'ipotesi: la presenza dell'università più grande della regione, e quindi di molti studenti, avvalora la tendenza che sembra ormai assodata di un maggior protagonismo giovanile in questa campagna referendaria. Quello che questi referendum stanno mostrando è sicuramente una maggior fluidità dell'elettorato che è disposto a sostenere istanze che non sono del proprio schieramento.



La mappa mostra lo scarto tra la percentuale di voti avuti dal Centrodestra (Lega + PdL) e il centrosinistra (PD + IdV) alle elezioni politiche del 2008 alla Camera.
Per comodità aggiungo la tabella dei dati. Sono in ordine crescente di affluenza.


Provincia Scarto Affluenza
Verona 33,16 55,74
Rovigo 12,71 56,82
Belluno 20,01 57,92
Treviso 29,69 58,93
Vicenza 27,65 59,50
Venezia 11,19 60,18
Padova 20,57 61,08

Una mappa dell'affluenza ai Referendum in provincia di Venezia

In questa mappa si può vedere l'andamento della partecipazione al voto ai referendum del 12 e 13 giugno.
Per qualche stranezza di quelle che accompagnano sempre la vita informatica il generatore della mappa non ha accettato alcuni dati, i cui valori sono presenti in nota.
E' interessante notare che la percentuale più alta di votanti non è a Venezia, ma in alcuni comuni della provincia.
Cliccando sulla mappa si ingrandisce.



Mi sembra interessante il confronto con quanto è avvenuto alle politiche del 2008. La mappa rappresenta lo scarto, in punti percentuale, tra il centrodestra e il centrosinistra. Anche se sul piano nazionale si dice che c'è stata una grande affluenza nelle zone a prevalenza leghista, nella provincia di Venezia questo è avvenuto in misura maggiore dove lo scarto tra il centrodestra e il centrosinistra era minore.
Dal mio punto di vista questo significa che in queste zone gli elettori di centrosinistra, quindi maggiormente favorevoli ai temi dei referendum, oltre ad essere andati a votare, sono stati in grado di esercitare una sorta di potere di attrazione sugli elettori di centrodestra. Nelle zone dove lo scarto era maggiore, invece, ci sono state percentuali più basse di affluenza ai referendum.
Mi pare che questo possa anche dire che esistono fasce abbastanze ampie di elettorato che sono meno sensibili ai richiami ideologici e spostano il proprio voto a seconda di quello che ritengono più importante in quel momento.



Per comodità inserisco la tabella con i dati. Sono in ordine crescente secondo l'affluenza.

Comune Scarto tra Cdx e Csx Percentuale votanti ai referendum
Cavallino-Treporti 47,17 43,73
Iesolo 44,81 44,02
Caorle 42,56 46,57
San Michele al Tagliamento 35,79 49,08
Eraclea 38,52 52,00
Cinto Caomaggiore 30,36 53,35
Pramaggiore 36,09 54,28
Annone Veneto 40,55 55,15
Portogruaro 16,85 55,36
Noventa di Piave 22,91 55,38
Torre di Mosto 30,25 56,93
San Donà di Piave 23,32 57,11
Santo Stino di Livenza 21,51 57,24
Cona 25,17 57,60
Gruaro 24,02 57,63
Chioggia 32,80 57,96
Teglio Veneto 14,84 58,24
Musile di Piave 23,79 58,40
Cavarzere 15,55 58,75
Fossalta di Portogruaro 11,99 59,88
Concordia sagittaria -0,62 60,21
Quarto 13,18 60,45
Venezia -3,75 60,80
Ceggia 12,02 61,04
Fossalta di Piave 16,15 62,08
Scorzè 20,04 62,17
Stra 19,44 62,75
Fiesso d′Artico 11,99 62,98
Marcon 10,56 63,02
Meolo 14,04 63,13
Noale 16,71 63,61
Dolo 6,28 64,13
Mirano 1,19 65,03
Santa Maria di Sala 24,14 65,06
Pianiga 20,05 65,40
Salzano 10,09 65,63
Vigonovo 23,53 65,79
Campolongo Maggiore 12,23 65,88
Campagna Lupia 4,15 65,92
Mira -6,88 65,92
Martellago 6,38 65,99
Fossò 19,16 66,25
Spinea -4,77 66,54
Camponogara 4,41 68,39

lunedì 13 giugno 2011

Dopo i referendum

E anche questa è andata: fino a qualche mese fa nessuno avrebbe immaginato quello che è successo tra maggio e giugno nel panorama politico italiano. Tutto sembrava bloccato tra una destra demagogica e apparentemente onnipotente e una sinistra autolesionista e incapace di fare opposizione.
Il risultato ottenuto con il voto ai referendum è straordinario per molte ragioni:
  • perché segna un'inversione di tendenza rispetto all'ideologia, imperante negli ultimi anni, che "privato è meglio";
  • perché blocca la costruzione delle centrali nucleari;
  • perché afferma un principio fondamentale, come l'uguaglianza nei confronti della legge;
  • perché sicuramente mette in crisi l'attuale orrenda compagine di governo.
Ma il motivo che mi sembra più importante sottolineare è che gli ultimi referendum ad aver ottenuto il quorum risalgono al 1995; quelli tenuti in seguito sono tutti falliti (vedi I votanti ai precedenti referendum) e quindi questi del 12 e 13 giugno rappresentano una decisa inversione di tendenza nella partecipazione dei cittadini alla vita politica del paese. Il disinteresse per la politica, alimentato dall'idea che i cittadini poco o nulla potessero fare per cambiare le cose, ha raggiunto, negli ultimi anni, livelli mai visti prima nella storia della Repubblica italiana. La storia dell'astensione alle elezioni e ai referendum è lì a testimoniare questo: si è addirittura parlato di un partito del non-voto.
Adesso sembra esserci un'inversione di tendenza, e, a partire dalla manifestazione promossa dalle donne il 13 febbraio, moltissime persone hanno cominciato a pensare che l'unica possibilità di cambiamento potesse venire solo attraverso l'azione diretta: si può dire che lo strapotere del governo e l'inazione dell'opposizione hanno contribuito a generare, per disperazione, la risposta dei cittadini.
I referendum sono stati il compimento di questo processo: milioni di persone, al di fuori dei partiti, hanno fatto tanti piccoli gesti per dare visibilità ai referendum mentre il governo faceva di tutto per eliminarli o almeno nasconderli. Parallelalmente una parte dell'opposizione si è "convertita" ai referendum solo quando si è resa conto che non farlo sarebbe stato un suicidio politico e soprattutto dopo che le vittorie elettorali alle amministrative avevano segnato in maniera chiarissima verso quale direzione doveva muoversi la sinistra per riconquistare credibilità.
Quello che hanno posto questi referendum, oltre ai contenuti dei quesiti, quindi, è una domanda di democrazia vera, cioè di maggior potere dei cittadini rispetto ai rappresentanti, soprattutto sul piano del rapporto con i partiti. Più potere ai cittadini e una loro maggior partecipazione alla politica, anche attraverso gli strumenti della rete, sono le possibilità che il nostro paese ha per cambiare in meglio.
Se la sinistra lo capirà e muterà se stessa coerentemente, forse siamo veramente alla fine del tunnel.

Eugenio Scalfari sul quorum ai referendum

Questo è parte del solito articolo domenicale di Scalfari sulla "Repubblica": Quattro motivi (più uno) per votare.

Oggi e domani si vota sui quattro quesiti referendari. Si vota "sì" oppure "no" oppure non si vota affatto con l'intenzione di far fallire i referendum.

Bisognerà a tempo debito riformare la legislazione referendaria introducendo il referendum propositivo accanto a quello abrogativo e togliendo il "quorum". Se una legge vigente non piace o se un gruppo consistente di cittadini vuole proporre una legge, il "quorum" non ha senso come non avrebbe senso per le elezioni politiche e amministrative dove infatti non è previsto.

Ma questo riguarda il futuro. Al momento il "quorum" è previsto e chi vuole che vinca il "sì" deve come prima condizione fare quanto può perché sia raggiunto. Chi punta sull'astensione sa che si gioverà dell'astensionismo fisiologico che oscilla da sempre tra il 15 e il 20 per cento. Basterà dunque che l'astensione attiva sia del 35 per cento per vanificare la massa dei "sì". Così avvenne anche per la procreazione assistita.

I "sì" e i "no" che vanno a votare giocano dunque con un braccio legato rischiando di perdere con un 50 contro un 35. Sarà questo il risultato? Noi crediamo e speriamo di no perché crediamo che i quattro quesiti meritino il "sì". Ed anche per gli effetti politici che una vittoria referendaria potrà provocare.

Dopo la sconfitta al primo turno delle amministrative e quella ancor più cocente nei ballottaggi, l'ottenimento del quorum e la vittoria dei sì completerebbe la serie con effetti imprevedibili. Escludo le dimissioni di Berlusconi, ma non escludo l'implosione sia del Pdl sia della Lega. Implosione già in corso in entrambi quei partiti, resa ancor più acuta dalla situazione economica, dalla precarietà dei mercati finanziari, e dalle richieste dell'Europa ai paesi con bassa crescita ed elevato debito pubblico.